Willy Beck è stato un “pannunziano “davvero fuori ordinanza, avrebbe detto Mario Soldati che lo stimava fino a chiedergli a volte la sua collaborazione. Sono passati dieci anni dalla sua morte improvvisa, ad appena 59 anni, del professore di storia dell’arte Willy Beck , uomo di rara e vivida intelligenza che collaborò per tanto tempo con me al vertice del settore artistico
del Centro Pannunzio insieme a Maria Grazia Imarisio e Paolo Fiora di Cento Croci. Ci accompagnò in tanti viaggi, tenne decine di conferenze, partecipò a tanti nostri convegni (fu relatore su mia designazione all’importante convegno in ricordo di Gianni Agnelli e la moglie Marella volle il testo scritto della relazione). Immagino come Willy sarebbe oggi infuriato con i fratelli Elkann che vennero a sentirlo accompagnati da Umberto Agnelli, per come hanno ridotto Torino che lui amava profondamene. Fu apprezzato in tanti ambienti e sento il privilegio di aver contribuito a farlo conoscere fuori dal mondo della scuola per merito di Claudia Cassio che me lo presentò. Claudia mi disse, dopo averlo esaminato al concorso dove vinse l’unica cattedra disponibile, che era un genio: rigore teutonico, coniugato a creatività napoletana da parte di madre.
In questi dieci anni il suo nome è stato dimenticato e non certo per colpa nostra che lo abbiamo sempre ricordato. I suoi pregevoli articoli e saggi non sono stati raccolti come meritavano. Restano quelli pubblicati dagli Annali del Centro Pannunzio che sono on line per darne la massima fruibilità. Commemorandolo solennemente dieci anni fa nella sede del Centro Pannunzio io dissi che Willy nella sua generosità era stato anche un po’ un po’ un dissipatore della sua intelligenza. Ciò, insieme alla morte improvvisa e in un’ età di pieno vigore intellettuale, gli ha impedito di scrivere opere più importanti. Era anche bello andare a cena con lui e parlare degli argomenti più vari. Perché Willy era preparatissimo professore di storia dell’arte , ma aveva anche una cultura enciclopedica e la battuta sempre pronta Ricordo una cena con Francesco Tabusso ad Almese che meriterebbe di essere raccontata. Era stato convinto militante del Pci e attivista della CGIL, ma poi , pur rimanendo sempre in modo deciso a sinistra in senso libertario, aveva rinunciato alla militanza politica di cui aveva visto i limiti e persino l’incompatibilità con la sua autonomia di studioso. A tal proposito mi citava spesso una frase di Thomas Mann sulla distinzione tra politica e cultura .E da parte mia gli ricordavo Croce e Bobbio. Una volta venne con me a Palazzo Filomarino di Napoli e lo presentai alla presidente del Centro Pannunzio Alda Croce che rimase colpita dalla sua vivacità intellettuale. Alda era severissima e sospettosa verso chi non apparteneva al “nostro giro“, se così posso esprimermi, e in quell’occasione fu generosa di elogi. Confrontarsi con lui era un piacere perche’si vedeva l’onestà e l’intelligenza prevalere su tutto .Ricordo una sua splendida lezione sul Futurismo presso la sezione di Tortona diretta da Maria Luisa Ricotti . Beck resta irripetibile e penso a come i tanti allievi che lo hanno avuto professore, rimpiangeranno il Maestro scomparso. La scuola italiana (si accontentò di un istituto professionale divenuto poi liceo artistico) rinunciando al liceo classico d’Azeglio che il preside Giovanni Ramella voleva offrirgli) ha perduto un docente che entusiasmava gli allievi . A Beck sarebbe toccata sicuramente una cattedra universitaria, se le vicende della vita (fu orfano molto presto di padre e dovette impiegarsi in banca per contribuire alla vita famigliare) non gli avessero imposto di laurearsi quando faceva il bancario e di incominciare ad insegnare attorno ai quarant’anni. Ma i suoi circa vent’anni di insegnamento appassionato equivalgono a più di una vita intera . Chi lo ha conosciuto , non potrà mai dimenticarlo. Tra le fotografie dei grandi “pannunziani“ nella sede del Centro c’è anche la sua , insieme a Soldati, Chiusano, Dal Piaz, Luraghi, Fusi, Ramella e pochi altri. Un onore che gli decretammo subito perché tutti sentimmo il vuoto lasciato da Willy davvero incolmabile.
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