La sua Luino , qualche anno fa, ne celebrò il centenario con una originalissima regata velica sul lago al tramonto. Sulla vita e l’opera poetica di Vittorio Sereni si susseguirono iniziative, dibattiti, convegni. Quell’anno (era il 2013) insieme al suo venne celebrato anche un secondo centenario nella capitale della sponda magra del lago Maggiore: quello di Piero Chiara. Sereni, grande poeta e intellettuale di rango, fu tra i fondatori della rivista Corrente nel 1938, espressione dei giovani ermetici milanesi; traduttore e critico acuto, prima capo ufficio stampa alla Pirelli e poi direttore letterario alla Mondadori ( per la quale, e per primo, diresse la collana de I Meridiani), compose solo quattro raccolte di versi distanziate nel tempo. Tra la prima e l’ultima passarono quarant’anni: dall’esordio nel ’41 con Frontiera, a Diario d’Algeria del 1947, a Gli strumenti umani del 1965 fino a Stella variabile del 1981,due anni prima della morte che lo colse all’improvviso qualche mese prima di compiere settant’anni. La poesia di Vittorio Sereni offre un respiro largo, profondo ma, agli inizi, risentì del richiamo del lago a Luino. E’ lì che nacque, il 27 luglio del 1913, da padre campano ( funzionario di dogana come il padre di Piero Chiara che però era di origini siciliane) e da madre luinese. A Luino frequentò la scuola elementare e vi tornò spessissimo da adulto per incontrare i vecchi amici e per trascorrervi le vacanze. La vicinanza della Svizzera, la vita della comunità che s’articolava tra il lago e il tracciato di una delle più antiche strade ferrate del nord-ovest dell’Italia unita com’era la Novara – Pino, prossima in quel punto a varcare il confine tra l’Italia e il paese rossocrociato, hanno influenzato la prima raccolta poetica di Sereni: Frontiera, del 1941. Già nel titolo si coglie la sintesi di avventure e inquietudini, tipiche di una città di confine che è ponte e anello di congiunzione tra genti e lingue, paesi e culture. Basta leggere alcuni versi di Terrazza per rendersene conto: “Improvvisa ci coglie la sera/ Più non sai dove il lago finisca/ un murmure soltanto sfiora la nostra vita/ sotto una pensile terrazza/ Siamo tutti sospesi a un tacito evento questa sera/ entro quel raggio di torpediniera/ che ci scruta poi gira se ne va”. E’ il lago che, verso nord, si stringe, s’inabissa tra pareti di roccia alta e grigia, richiamando alla memoria i sentieri di montagna e i valichi , i viandanti e i contrabbandieri. Quel lago che Vittorio Sereni e Piero Chiara , così simili e così diversi, ci hanno insegnato ad amare. Ai due grandi scrittori Luino ha dedicato il nuovo Palazzo Verbania, lo storico edificio in stile liberty sul lungolago che dopo il restauro è stato adibito a polo culturale. A Palazzo Verbania sono conservati gli archivi di Vittorio Sereni e Piero Chiara e ogni volta che si apre un cassetto, si consultano documenti, libri o si guardano le vecchie foto nelle sale dove entra la luce riflessa del lago, si intuisce l’importanza e la profondità del legame tra questo territorio e i due grandi interpreti della cultura italiana del Novecento.
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