Evelina Christellin  si fece invitare dalla baronessa Anna Accusani al centro Pannunzio a presentare la sua fresca tesi di laurea su don Bosco. Fu un flop con pochissime persone e il risentimento astioso contro il Centro che non reclutò truppe cammellate ad applaudire e osannare la neo dottoressa, fu subito realtà. Gia allora pensava agli applausi servili della plebe. Fu una scena incredibile che non merita di essere evocata.  Un astio che dura anche oggi che la signora Evelina  si avvicina ad un età ormai molto  lontana dalla laurea.  Forse l’avevo persino avuta allieva insieme alla sorella – ma sinceramente non la ricordo –  quando giovanissimo fui supplente “al liceo classico principessa Clotilde“ delle suore domenicane dove insegnava anche Edoardo Sanguineti: le suore, pur di pagare pochissimo ed evadere perfino le “marchette“, prendevano  come professori anche i comunisti  o i liberali come chi scrive. La presidenta a vita del museo egizio, giunta fino al punto di indurre a cambiare lo statuto del museo per rimanere  ancora in sella, si è pronunciata anche sulla cerimonia religiosa per il Principe di Savoia Vittorio Emanuele al duomo di Torino, dichiarando la sua contrarietà. Ha detto di essere stata “negativamente colpita“ dalle esequie nel duomo dove  è conservata, ma forse lei non lo sa,  la  Sindone portata a Torino dai Savoia e poi donata al Papa da Umberto II, l’ultimo re.  C’è da domandarsi a che titolo si sia espressa, visto che anche il museo egizio che presiede, fu un’iniziativa dei Savoia, tramite il dimenticato Drovetti diplomatico ed egittologo tra Napoleone e casa Savoia. Forse  la presidenta parla a nome del marito, nobile di origini sabaude, nobilitato con il feudo di Genola e rinobilitato da Gianni Agnelli il quale la volle a tutti i costi ai vertici delle Olimpiadi invernali  torinesi che avrebbero dovuto cambiare il destino di Torino con l’apporto decisivo dell’assessora Elda, poi  improvvisamente dimissionaria… Vogliamo sapere a che titolo la presidenta ha espresso la sua contrarietà non richiesta da nessuno ai funerali del principe che per storia e vita fu tanto superiore ad Evelina  non fosse altro perché patì mezzo secolo di ingiusto esilio dall’età di 9 anni. Di fronte alla morte anche Evelina dovrebbe adottare il rispetto del silenzio. Le mummie con cui convive da gran tempo dovrebbero averglielo insegnato. Ma sembra che non sia così. Dovrebbe suggerirglielo il grande direttore vero e unico protagonista del successo del Museo di Via Accademia delle Scienze dove ebbe sede anche la pinacoteca sabauda e ha sede l’accademia delle scienze, un tempo reale, voluta  da Lagrange e da Papacino e istituita dai Savoia. Un nome che ritorna a Torino come un incubo per tutti i faziosi che negano la storia per affermare esclusivamente il proprio ego, transitorio e mutevole, forse destinato all’oblio.