Il viaggio di Thermocene inizia a Torino, suscitando un susseguirsi di emozioni difficili da descrivere: il disorientamento iniziale, seguito da un incanto che ci trasporta in un “altrove” senza tempo, dove passato e futuro si intrecciano. Un’esperienza che suscita curiosità, lasciando lo spettatore con il desiderio che la magia non finisca mai, pur cercando di comprenderne il significato. Thermocene è un incontro sensoriale tra immagini, musica, architettura, effetti speciali e poesia, che racconta il contrasto tra un ambiente naturale incontaminato e la tecnologia avanzata. La performance unisce passato e futuro, non come una successione temporale, ma come elementi che coesistono nello stesso spazio. Due uomini si muovono, silenziosi e lenti, attraverso paesaggi simili ma distinti. Un filmato proiettato a parete ci mostra i loro viaggi paralleli, mentre compiono gli stessi gesti, suscitando curiosità su dove li porteranno. Camminano su terreni rocciosi, ghiacciati e impervi, e noi li seguiamo, coinvolti emotivamente in questo percorso. La suggestione è poetica e palpabile, come se fossimo parte di quel cammino silenzioso. Accanto ai camminatori, due muli, simbolo di un tempo remoto, trasportano ceste di vimini che, in un contrasto inaspettato, contengono antenne e cavi. Questo mix tra passato e futuro, tra umiltà e modernità, ci invita a riflettere sull’evoluzione dei mezzi di trasporto e sull’armonia tra uomo e natura. I camminatori raggiungono i loro rifugi: due strutture avveniristiche, essenziali ma funzionali, situate a tremila metri di altezza. In questi spazi isolati, lontani dalla frenesia quotidiana, si preparano a svolgere gesti semplici ma fondamentali: cucinare, nutrire gli animali, proteggersi dal freddo. Ma c’è di più. Nei rifugi, gli uomini maneggiano apparecchi radio, cercando la giusta sintonia, montando antenne e cavi per connettersi al mondo. E finalmente, il suono: voci che provengono da ogni angolo del pianeta. Mentre il filmato prosegue, scritte luminose ci rivelano l’origine di quelle voci, che convergono nei rifugi, diventando un simbolo della connessione globale. Quegli uomini non sono soli. Sono in contatto, sia tra loro che con il resto del mondo, creando una rete di comunicazione che trascende la distanza fisica. Il cammino dei due uomini e dei loro muli rappresenta un percorso metaforico dell’umanità: un viaggio attraverso la scienza, la tecnologia, la civilizzazione e la ricerca di connessione. I rifugi non sono solo punti di sosta, ma avamposti di una “colonizzazione tecnologica” che rispetta la natura. Un processo che avviene quando la scienza è al servizio del progresso, in modo etico e utile per l’umanità. In un’epoca difficile, che potrebbe condurre verso una distopia, Thermocene ci offre una visione utopica, possibile e desiderabile. La mostra itinerante è stata ospitata alle Gallerie d’Italia in Piazza San Carlo fino al 30 marzo e alle Antiche Ghiacciaie di Porta Palazzo al Mercato Centrale fino al 23 marzo. Proseguirà in Italia e all’estero, culminando nel 2026 con un documentario e un libro. Dal 7 giugno al 14 settembre, sarà ospitata alla GAMeC di Bergamo. Thermocene è frutto del lavoro del fotografo e compositore Giorgio Ferrero e di Rodolfo Mongitore, sound artist e compositore, noti come My Bosswass, con la collaborazione dei progettisti Andrea Cossi e Michele Versani di EX. La mostra è curata da Beatrice Zanelli e Camilla Zennaro di Arteco.
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