Spaventa il darwinismo di Londra: lasciar contagiare tutti. Ma applicare il Modello Codogno a un intero paese è altrettanto pericoloso
L’atmosfera che si respira a Londra è quella del 1940: 80 anni fa la gente viveva in un clima di attesa. Era certo un imminente attacco di Hitler al paese: tutti si aspettavano che il paese venisse bombardato dalla temibile Luftwaffe. Oggi la città attende come allora un altro bombardamento: l’epidemia del Corona. Al Governo c’era Winston Churchill, che la Storia ha consacrato come il più grande primo ministro di sempre del paese; oggi c’è Boris Johnson, che per ora ha nel suo Palmarès solo il plebiscito delle elezioni pro-Brexit di dicembre, ma che coincidenza, ha scritto un famosa e di successo biografia propri su Churchill. Boris ha parlato al paese con un approccio opposto a quello del premier Conte o del Presidente Mattarella: duro, diretto, realista fino all’odiosità. “Prepariamoci a veder morire i nostri cari”. Punto. Un realismo che sfiora l’insensibilità quello dimostrato da Johnson, ma che ricorda molto il pragmatismo di Churchill. In fondo anche questa è una guerra. E oggi come allora senza ansia, ma con una dose di cinismo. Il sistema sanitario ha censito 591 casi ufficiali, ma poichè il tampone non è stato fatto in maniera sistematica, si stimano che i contagi effettivi siano 10mila.
Incoscienza o lucidità?
Dal’Italia sono piovute un mare di critiche e insulti: d’altronde Boris, come Trump, è ormai un “Idolo Polemico”. Ogni cosa che i due “biondoni” (uno col riporto e l’altro spettinato) è sbagliato a prescindere per l’opinione pubblica del Belpaese, specie nella sanità di cui gli italiani vanno orgogliosissimi. Su Twitter il trend topic in UK era #BorisOut. I politici divisivi, e non allineati, attirano sempre gli strali dei social.
In realtà il nodo di fondo non è politico; e ancor meno sanitario. Sulla pandemia dell’epoca di internet, che però riporta indietro l’Europa di 7 secoli ai tempi della Morte Nera, la peste del 1300, si stanno scontrano due modelli, due visioni del mondo e due organizzazioni socio-economiche-statali: quello calvinista-anglosassone e quella latina-cattolica.
Le due visioni del mondo
Il primo è realista fino al darwinismo (sopravviva il migliore); pragmatico fino al cinismo. L’altro, su cui pesa molto l’influenza del Vaticano, è solidale fino assistenzialismo; statalista fino all’eliminazione delle libertà personali.
L’Italia punta a isolare il virus e ad arrivare al contagio Zero: il Modello Codogno applicato a tutto il paese. Inghilterra fa l’esatto opposto e punta sulla cosiddetta immunità di gregge: inutile fermare un virus con altissima contagiosità. Al 60% di contagi, la comunità diverrà auto-immune. Patrick Valance, il consulente sanitario del Governo, stima che più di 1 inglesi su 2 prenderà il virus. Impossibile contenere il contagio, si punta a ritardarlo a rallentare la diffusione: comprare tempo servirà a non dover mandare in stallo il paese e a sperare in un indebolimento del virus.
Sono entrambi degli azzardi; ognuno scommette su un rischio diverso: quello capitalista-anglosassone “baratta” la tenuta sociale ed economica usando i cittadini come “anticorpi”; quello italiano salvaguardia la tenuta sanitaria fa stramazzare l’economia (e a cascata le persone).
Quattro settimane indietro
In attesa che scoppi la pandemia, il Regno Unito è 4 settimane indietro rispetto all’Italia, la gente sta già cambiando abitudini. Se sia per maggiore intelligenza di chi li governa, lo spiccato senso civico degli inglesi che non hanno bisogno di misure estreme come gli italiani per seguire le direttive, impossibile dirlo al momento.
C’è però un dato che colpisce nell’approccio del Governo inglese: i 5 e i 10 mila”. Ed è ancora considerato un valore basso per agire con misure di blocco del contagio. Applicando lo stesso metodo all’Italia, dove sono oltre 10.000 i casi ufficiali, il numero di contagi dovrebbe attestarsi tra i 150 e i 300 mila.
La differenza di approccio culturale è enorme (nessun governante andrebbe in tv a dire che ci saranno morti). Ma non è sicuro che si sarebbe tradotta necessariamente in differenza di misure se l’Italia avessimo avuto il tempo di vedere arrivare il caso da lontano come sta accadendo qui. Avere scoperto improvvisamente l’esistenza del focolaio ha forse indotto i nostri ad adottare subito misure di blocco saltando i passaggi intermedi che invece si vedono in Inghilterra.
A oggi è impossibile dire chi abbia ragione.
Il Regno Unito gioca sulla pelle dei cittadini e della loro salute. Italia sacrifica un’intera economia per sconfiggere il morbo Covid-19. Ma se verrà fuori che alla fine i decessi saranno quelli di un comune virus influenzale di ogni inverno (5mila o 8mila secondo varie stime), allora l’Italia avrà fatto harikiri per niente: la cura avrà ammazzato il paziente. In ogni caso, ci vorranno anni prima che il paese si riprenda. Ammesso che si tornerà mai a prima del terribile 2020.