Un palazzo di piazza Cavour, in cui la “solidità si stempera in una grazia armoniosa”; un appartamento buio e affascinante affacciato sul cortile; una festa di inaugurazione, nel corso della quale avviene la rivelazione: “Fred Buscaglione è nato qui”. Proprio da questo fatto reale ha avvio il romanzo Sotto le stelle di Fred- T’ho veduto, t’ho seguito. Incontri da sogno con Fred Buscaglione, ed. Buendia Books, nota di Paolo Conte e prefazione di Vittorio Sgarbi, in cui la giornalista torinese Marina Rota, sulla base di una rigorosa documentazione biografica, prende il volo verso un viaggio onirico a ritroso nel tempo, che la condurrà per tre volte- fine degli anni Trenta, immediato dopoguerra, ultimo quinquennio degli anni Cinquanta- a rapportarsi con il grande musicista e chansonnier, dai tempi in cui il giovane Buscaglione era Nando ‘d piassa Cavour fino al travolgente successo che, dopo vent’anni di gavetta, lo accompagno’ nell’ultimo periodo della sua esistenza, stroncata a 38 anni dal terribile scontro della sua Thunderbird rosa contro un camion, ai Parioli di Roma. Affacciata alla sua finestra sul cortile, la protagonista, giornalista anche nella finzione, scrive i suoi articoli – di epoca in epoca, per Diorama, per La Letteratura di Bonsanti e per Il Mondo di Mario Pannunzio- ispirata dalla musica proveniente dalla portineria dei Buscaglione: le melodie classiche eseguite dalla madre di Fred, Ernesta, portinaia diplomata in pianoforte, e i nuovi ritmi americani che prendono vita dal violino di Fred, o da qualche gracchiante stazione radio straniera sulla quale il giovane musicista riesce a sintonizzarsi. Affascinata dalla figura di Fred, la protagonista cerca di avvicinarlo e intervistarlo per scriverne la biografia, rubando confidenze a sua madre, inseguendolo e pedinandolo per carpire i segreti della sua personalità e per assistere alla creazione delle sue canzoni, composte con il geniale Leo Chiosso, che cucì su di lui il personaggio, divenuto popolarissimo, di “duro facile alle cotte”, di gangster beffardo, sulla scia dei suoi amati romanzi hard-boiled. La giornalista curiosa è accompagnata, nei suoi viaggi nel tempo, da un insolito Virgilio: il rimpianto americanista Claudio Gorlier, interprete delle novità musicali e letterarie provenienti dagli Stati Uniti, confidente dei moti del suo cuore, complice delle tante “situazioni di contrabbando”- per dirla alla Paolo Conte- in cui la protagonista lo coinvolgerà. Già evocatrice delle figure di Guido Gozzano e delle atmosfere di inizio Novecento in Amalia, se Voi foste uomo…, Marina Rota fa rivivere in modo vibrante la figura di Fred Buscaglione, a cento anni dalla nascita, con un’operazione letteraria singolare, in cui si fondono mirabilmente biografia, gusto per la narrazione e uno schietto amore verso il giornalismo, evidenziato dalle tre interviste finali rilasciate da Fred Chiosso, Dario Arrigotti, figlio del pianista degli Asternovas, e da Letizia Buscaglione, figlia del fratello minore di Fred, Umberto, bassista della stessa mitica formazione. Sopra tutto e intorno a tutto, aleggia e respira un’affascinante Torino percorsa dai nuovi ritmi americani, ribollente di fermenti creativi, popolata da grandi figure letterarie e artistiche, molte delle quali conosciute dall’autrice nei loro ultimi anni di vita- da Guido Ceronetti a Carlo Fruttero, da Elémire Zolla a Enrico Colombotto Rosso-, e da altri protagonisti della vita della città, come il ragionier Barbero, patron del mitico emporio Emerson. Una Torino d’antan notturna e suggestiva, descritta da Marina Rota con la nostalgia della ‘sindrome dell’età dell’oro’, ma anche con una grazia ironica che percorre tutto il testo, fino al sorprendente finale, e ben viva anche negli struggenti monologhi in corsivo- i “pensieri sul cortile”- dedicati a Fred; quasi un corrispettivo letterario delle ghost notes, quelle note magiche non scritte sul pentagramma, eppure percettibili, che costituiscono l’anima del jazz e dello swing. Marina Rota che ha al suo attivo molti libri di successo, riesce ancora a sorprenderci. Sarebbe riduttivo parlare di lei come di una giornalista, perché’ la Rota è una scrittrice di talento con una fantasia creativa inesauribile. E’ molto amica di Vittorio Sgarbi, un uomo sempre più vulcanico ed incontenibile  ,che anche questa volta ha introdotto il libro della Rota la quale, pur nell’apparente  esilità, sa tenere testa ad un personaggio che tende sempre di più ad oltrepassare ogni limite. E’ una donna con una forte personalità non solo letteraria che con questo libro sicuramente riuscirà ad ottenere un grande consenso di pubblico, pur essendosi affidata ad una giovane casa editrice, una scelta che le fa molto onore. Alle persone della mia generazione pensare a Fred Buscaglione non dice molto perché quando ebbe il successo e morì, eravamo troppo giovani. Ma sicuramente abbiamo ben presente il mito che si è creato attorno alla sua figura. Gli anni Cinquanta sono stati visti come grigi e banali, commettendo un grave errore storico  perché sono gli anni  in cui si costruì il miracolo economico  italiano attraverso il lavoro serio è concorde  di tutti . Ma sono anche gli anni in cui un ”trasgressivo” Fred  ebbe successo. L’atmosfera di quel periodo rivive intatta nelle pagine della scrittrice che ha saputo ricrearla quasi magicamente.