Invece di accanirsi su Morisi, sarebbe molto più utile e anche interessante fare una riflessione su cosa è stata, e purtroppo ancora è, la comunicazione politica in Italia ormai da oltre un decennio.

Partiti vecchi, o nati vecchi, presi totalmente di sorpresa dall’avvento di Internet, prima, e dei Social poi, che non sono stati in grado né di comprendere questo cambiamento epocale né tanto meno di farlo proprio, di studiarlo, di acquisirlo, di farne uno strumento positivo di comunicazione, trovando un linguaggio e dei contenuti propri in grado di stabilire una relazione vitale con il proprio elettorato e di darsi una collocazione significativa nel pubblico dibattito.

La devastante era grillina che ha segnato una rottura di tutti gli argini, il metodo Casaleggio a colpi di fake news, di odio sociale, di bassi istinti sdoganati, ha avvelenato i pozzi ma soprattutto, cosa ancora più grave, ha stabilito un modello pubblicamente criticato ma privatamente invidiato che ha creato una serie di emuli pronti a pescare nelle stesse acque torbide.

La Bestia di Morisi che è stata a lungo, soprattutto nel periodo di Salvini ministro dell’Interno, spiegata sui giornali e sui media tradizionali come una macchina invincibile, e dunque sottinteso ammirevole, di comunicazione diretta con la pancia del paese.

Su questa scia si è inserita la Meloni, che segue esattamente lo stesso schema e a sua volta viene stimata, nel senso di misurata, inarrestabile.

Gli altri, annaspano. Presi in mezzo fra una endemica incapacità di contrastare questo strapotere elaborando una strategia comunicativa in controtendenza ma efficace, e una inconfessabile attrazione per la via più semplice, ovvero il colpo ad effetto, che viene praticata in ordine sparso da parlamentari che usano i Social a bischero sciolto.

È un circolo vizioso senza uscita: non c’è una comunicazione politica di qualità perché non c’è una politica di qualità. Che a sua volta non c’è perché nessuno ha più il coraggio e la forza di invertire la tendenza vivendo perennemente sotto schiaffo di una comunicazione politica violenta che non è stata contrastata e fermata, a suo tempo, ma anzi è stata copiata e assunta come vincente.

A oggi, è più facile prevedere che finito un Morisi se ne faccia un altro, piuttosto che a qualche politico o a qualche partito venga la voglia di rimboccarsi le maniche, mettersi a studiare, e dare vita almeno a una scintilla di buona politica che possa fare anche buona comunicazione di sé. Bonificare è lavoro molto più duro e impegnativo che intossicare, e certo i risultati non sono immediati. E questo spiega perché non interessa a nessuno farsene carico.