Perché la memoria del male non riesce a cambiare le società? La storia, con le sue guerre economiche e militari, le stragi, la negazione dei diritti è soltanto un racconto di progetti falliti e speranze deluse? La Shoah è un aspetto terrificante della Seconda Guerra Mondiale, un profondo e tragico vuoto di umanità che la razionalità fa fatica a concepire fino quasi a negarlo. Ogni studio, ogni narrazione che prova a raccontarlo è un impegno ad arginarlo e non è mai uno sforzo superfluo o definitivo. Nico Pirozzi, storico e giornalista, descrive in “Salonicco 1943. Agonia e morte della Gerusalemme dei Balcani” – Edizioni L’Ippogrifo – una delle pagine più tragiche del dramma dell’Olocausto. Il volume ripercorre la sistematica deportazione della comunità ebrea di Salonicco e ne ricostruisce il clima e le caratteristiche. Un saggio sul filo del giornalismo d’inchiesta che ha come teatro la città greca dove, a seguito dell’espulsione dalla Spagna con il decreto di Alhambra nel 1492, si stanziò fino alla seconda guerra mondiale, un’importante comunità ebraica di origine sefardita che per secoli ha costituito la maggioranza della popolazione, condizionando le attività economiche, culturali, amministrative tanto da fare di Salonicco una vera e propria capitale giudaica. Dopo la Prima Guerra Mondiale, nonostante il favore delle autorità greche, diverse circostanze avverse, tra cui un diffuso sentimento antisemita, ridussero notevolmente la percentuale di presenze che, tuttavia, rimase almeno del 40%. Con l’occupazione della Grecia da parte di Mussolini, il nord del paese e Salonicco furono occupate dai tedeschi. Durante il primo anno non venne presa alcuna misura antisemita e questo diede agli ebrei un illusorio senso di sicurezza. La persecuzione vera e propria iniziò l’8 luglio 1942, quando il comandante locale della Wehrmacht ordinò a tutti i maschi tra i 18 e i 45 anni di registrarsi, in vista del loro utilizzo nella costruzione di strade e piste di atterraggio. La registrazione avvenne l’11 luglio: le 9000 persone radunate, però, furono oggetto di angherie e insulti. Le deportazioni cominciarono il 15 marzo 1943 e proseguirono fino al 7 agosto. Quasi cinquantamila persone finirono nei campi di concentramento di Birkenau, Treblinka, Auschwitz. L’indagine di Nico Pirozzi ripercorre quei tragici momenti e tenta di delinearne il contesto mettendo a confronto testimonianze, documenti e il comportamento di alcuni protagonisti. Da una parte la figura del rabbino capo di Salonicco Zevi Koretz accusato di aver tradito la propria comunità o di aver accettato con troppa docilità le direttive naziste, minimizzando i pericoli di quei trasferimenti definiti semplici delocalizzazioni e avallati da falsi certificati di proprietà di case e terre nei paesi di destinazione. Dall’altra l’intenso programma di salvataggio di ebrei, italiani e non, realizzato dai due consoli del regime fascista che si alternarono alla guida della sede diplomatica italiana, Guelfo Zambroni e Giuseppe Castruccio. In mezzo, un’ampia zona grigia fatta di connivenze, inganni, silenzi, indifferenza, eroica solidarietà, quella che non ha razza o religione e consente di “credere nell’intima bontà dell’uomo”. Il libro di Nico Pirozzi, dunque, non è solo una ricostruzione storica, ma soprattutto un resoconto morale in cui le linee della Storia s’intersecano dentro imprevisti scambi di campo, le sfumature della coscienza si rattrappiscono in pieghe e insospettabili andamenti. Primo Levi, ex deportato dei campi di sterminio, fu il primo a individuare e descrivere l’altra faccia del nazismo, quella più subdola e perniciosa, “ quella di coloro che in vario modo e a vario titolo e responsabilità collaborano al funzionamento della macchina di potere, una struttura interna incredibilmente complicata” in cui è difficile valutare il concorso di colpa perché ognuno contribuisce per la sua parte all’esercizio del sopruso, della violenza. Non una giustificazione, ma la consapevolezza che le connivenze umane sono un fenomeno reale e angosciante, “esse sono assenti solo nelle utopie”. – Le azioni erano mostruose, ma chi le fece era pressoché normale, né demoniaco né mostruoso – ha testimoniato Hannah Arendt. “Il sospetto – ha affermato Zygmunt Bauman – è che l’Olocausto non sia stato un’antitesi della civiltà moderna e di tutto ciò che (secondo quanto ci piace pensare) essa rappresenta. Noi sospettiamo (anche se ci rifiutiamo di ammetterlo) che l’Olocausto possa semplicemente aver rivelato un diverso volto di quella stessa società moderna della quale ammiriamo altre e più familiari sembianze; e che queste due facce aderiscano in perfetta armonia al medesimo corpo.”. Non è difficile, dunque, rintracciare nell’analisi di Nico Pirozzi le forme insidiose della diffidenza, del disprezzo, del disinteresse proprie dei nostri tempi. Il recupero attento della memoria non è solo un riannodare paziente dei fili della verità, ma rappresenta un incessante interrogativo rivolto alle coscienze dei singoli, affinché capiscano e comprendano e vigilino per non lasciarsi sedurre ancora dall’oscurità.
Articoli recenti
Categorie
Archivio
- Aprile 2025
- Marzo 2025
- Febbraio 2025
- Gennaio 2025
- Dicembre 2024
- Novembre 2024
- Ottobre 2024
- Settembre 2024
- Agosto 2024
- Luglio 2024
- Giugno 2024
- Maggio 2024
- Aprile 2024
- Marzo 2024
- Febbraio 2024
- Gennaio 2024
- Dicembre 2023
- Novembre 2023
- Ottobre 2023
- Settembre 2023
- Agosto 2023
- Luglio 2023
- Giugno 2023
- Maggio 2023
- Aprile 2023
- Marzo 2023
- Febbraio 2023
- Gennaio 2023
- Dicembre 2022
- Novembre 2022
- Ottobre 2022
- Settembre 2022
- Agosto 2022
- Luglio 2022
- Giugno 2022
- Maggio 2022
- Aprile 2022
- Marzo 2022
- Febbraio 2022
- Gennaio 2022
- Dicembre 2021
- Novembre 2021
- Ottobre 2021
- Settembre 2021
- Agosto 2021
- Luglio 2021
- Giugno 2021
- Maggio 2021
- Aprile 2021
- Marzo 2021
- Febbraio 2021
- Gennaio 2021
- Dicembre 2020
- Novembre 2020
- Ottobre 2020
- Settembre 2020
- Agosto 2020
- Luglio 2020
- Giugno 2020
- Maggio 2020
- Aprile 2020
- Marzo 2020
- Febbraio 2020
- Gennaio 2020
Contatti
Centro Pannunzio
Associazione culturale libera fondata a Torino nel 1968
Via Maria Vittoria, 35 H
10123 Torino (TO)
Tel 011 8123023
redazione@pannunziomagazine.it
www.centropannunzio.it