TORINO – Sulla scorta di un percorso ormai trentennale che parte dal Paradise Lost di Milton e si snoda tra Rilke e Leopardi, Auden e D’Annunzio, la ricerca di Antonello Mendolia sulla parola poetica si concentra sulla preminenza del significante nell’interazione tra voce e spazio di ascolto.

Il conferimento di carattere prioritario che in questa ricerca assume la phoné, la modulazione sonora vocale, l’aspetto formale rispetto al significato veicolato, dischiude una possibilità di apertura a uno spazio non euclideo a cui solo la grande musica e il grande teatro sanno attingere: il superamento della parola stessa, mummificata nel suo significato calcificato per automatismi di attribuzione secolari e meccanicamente riprodotti (parole-cadaveri), in una dimensione di emersione di una molteplicità sincrona di significati latenti e oscurati capaci di produrre uno spazio di ascolto inaudito in cui la voce umana, non più mezzo, strumento, veicolo, si fa materia stessa poetica, soggetto e oggetto del canto.

Il significato, allora, si trasferisce dalla parola alla voce, il significante (la phoné) si fa significato trasfigurato.

All’interno di questa macro area di lavoro emerge un tema concettuale ed esistenziale di rilevanza cruciale che permea l’intera storia della civiltà occidentale: il nulla. A partire dalla nascita del pensiero filosofico presocratico l’istituzione del concetto del niente (ni-ente: non ente, negazione dell’essere) getta le fondamenta su cui i secoli hanno edificato un’architettura intellettuale e materiale straordinariamente complessa dentro la quale ogni umano, da allora, nasce, vive e muore ignaro.

Il nulla permea concettualmente la nostra esistenza; la sua presenza permane e si rafforza nel tempo: la nostra è ormai da millenni una civiltà radicalmente nichilista che paga ogni giorno il suo contributo al nulla con l’angoscia corrosiva che scaturisce dalla coscienza della precarietà della nostra esistenza e dalla minaccia persistente della fine che incombe su ognuno e su tutto. Un baratro su cui le nostre esistenze hanno imparato nel corso del tempo a tessere fili sottili a cui aggrapparsi (la religione, l’arte, l’amore, i valori, il potere, il possesso…) di cui tuttavia ognuno di noi conosce, nel proprio profondo, la fragilità.

È questa fragilità irrimediabile che hanno colto i grandi poeti, questo assedio del nulla, questo abisso che annichilisce, e vi hanno dato voce sublime. I cinque poeti di questa ricerca (John Donne, John Milton, Friedrich Hölderlin, Giacomo Leopardi, Giuseppe Ungaretti), la cui parola ha attraversato i secoli senza cedimenti ed è giunta intatta alla sensibilità contemporanea, sono tutti portatori consapevoli di questa voce, ognuno nella specificità della propria esistenza e del proprio genio.

Leggere “in voce” i versi di questi cantori del nulla è impresa ardua, quasi temeraria. Un’ombra e una luce aleggiano intorno a ogni verso, a ogni parola, un controcanto evocabile solo nel silenzio che scaturisce dalla voce dell’anima. I versi di ognuno di loro sono scritti, quasi una partitura impalpabile, per questa voce interiore. Chi si azzardi a farli risuonare attraverso le corde vocali umane, lo fa a suo rischio e ne paga il prezzo: la perdita fatale dell’ombra-luce: del controcanto, la brutale banalizzazione, il sentimentalismo volgare.

In questa lettura la voce umana si fonde pertanto con una tessitura musicale che si pone come deuteragonista capace di risuscitare l’ombra, restituirle un corpo luminoso percepibile ai sensi. Come richiamare al presente, sia pure nell’attimo fugace in cui il suono attraversa lo spazio, un tempo senza tempo, inattingibile alla voce umana. Un tempo (e una dimensione dell’essere) la cui incolmabile distanza rispetto alla condizione dell’io “gettato nel tempo” e prigioniero del nulla produce quel sentimento di inesplicabile e inconsolabile struggimento che la coscienza contemporanea conosce fin troppo bene.

Antonello Mendolia, voce e regia, con il sound design di Igor Mendolia, a Sala Scicluna sabato 22 febbraio alle 20,45. Contributo all’ingresso: 10 € adulti, 7 € ragazzi a partire dai 12 anni; su prenotazione al numero 347 4002314.