Ci risiamo. Da parte della politica riparte la tentazione di “tirare la giacchetta” alla Banca Centrale Europea. Non appena si ravvisa soltanto il sentore che le decisioni di politica monetaria prese dalla BCE possano avere ripercussioni anche difficili per il nostro Paese riparte il “teatrino”. Non è una novità. In realtà, ogni Paese dell’Unione persegue, legittimamente anche, i propri interessi. Nei singoli Paesi che compongono l’Unione si trovano differenti governi, opinioni pubbliche, forze politiche. Occorrerebbe ricordare che l’Unione Europea attuale, quella cioè dove le decisioni vengono prese a livello intergovernativo, non è una Unione Federale. Nell’ambito dell’unione monetaria (e non politica) la BCE ha soltanto un obiettivo da perseguire secondo il mandato che le è stato conferito e cioè quello di contenere l’inflazione. Diverso è il discorso della Banca Centrale americana, la FED, il cui mandato contempla anche quello di perseguire la piena occupazione oltre a quello di tenere sotto controllo l’inflazione. E andrebbe anche rimarcato che le Banche Centrali come la FED e la BCE presentano caratteristiche di indipendenza rispetto ai Governi nell’ambito delle decisioni da adottare. In sostanza, emergono due aspetti: il primo è che alla BCE è stato conferito un mandato “monco” rispetto a quello della FED; il secondo è che l’Unione Europea non è una unione politica di tipo federale. Oltretutto una unione federale consentirebbe leve più efficaci ed armoniche da poter utilizzare da parte del Governo per sostenere la crescita economica, per fare un esempio. E’ l’alternativa, perlopiù taciuta, di Ernesto Rossi, Altiero Spinelli, Eugenio Colorni, Marco Pannella, Luigi Einaudi. Per citare alcuni nomi. Quella della patria europea, quella dell’Europa federale che consentirebbe di realizzare quell’unione economica e politica che renderebbe poi eventualmente successivamente coerente la revisione e l’ampiamento del mandato conferito alla BCE. Per non parlare dei benefici che ne deriverebbero in altri ambiti come quello della difesa e della politica estera piuttosto che delle politiche energetiche. E’ un tema di efficienza e di risparmi ma soprattutto è un tema di deficit democratico che andrebbe colmato. La BCE può fare sicuramente molto ma non miracoli. Ai cittadini sarebbe sufficiente l’einaudiano “conoscere per deliberare”.
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