Il cristianesimo si sviluppa in un certo qual modo dall’ebraismo. Dall’ebraismo assume la fede nella unicità di Dio e la Bibbia. Il cristianesimo proclama la Santissima Trinità, un mistero insondabile per il quale Dio è uno e trino allo stesso tempo: Padre, Figlio e Spirito Santo. Una sola natura divina, la stessa Maestà divina ma in tre Persone. Non si tratta di tre dei ma di un unico Dio, misteriosamente in tre Persone divine. Sant’Agostino stava meditando questo mistero sulla riva di un mare, gli apparve un angelo nelle sembianze di un bambino il quale gli rivelò che sarebbe più facile raccogliere in una buca nella sabbia tutta l’acqua del mare piuttosto che capire il mistero della Santissima Trinità. Questo mistero è adombrato già nel Nuovo testamento, quando Gesù dice di battezzare tutti nel nome del padre, del Figlio e dello Spirito Santo, intendendo quindi che siano tre Persone. Il cristianesimo non è la religione del Libro, come può essere l’Islam, nel senso che il cristianesimo non si basa solo sulla Bibbia (formata da Antico e Nuovo Testamento) bensì anche sulla Tradizione apostolica (che fa capo agli apostoli ed è stata tramandata fino ad oggi dai suoi successori) e sul Magistero della Chiesa. Dio quindi non parla unicamente nella Bibbia ma si rivela altresì nella Chiesa, rappresentata dagli apostoli (e dai loro successori) e dal Magistero della chiesa. Nel Credo si dice che la Chiesa è Una, Santa, Cattolica e Apostolica. Essendo basata sulla fede degli apostoli, da duemila anni tramanda lo stesso insegnamento. Ma al riguardo bisogna fare alcune precisazioni. Innanzitutto la chiesa si evolve nel tempo, cambia alcuni aspetti esteriori della liturgia, alcune prassi, e così via. Quello che muta non è la Rivelazione di Dio (unicità di Dio, Santissima Trinità, incarnazione, morte e risurrezione di Cristo, e le altre verità di fede espresse nel Credo) ma la cosiddetta tradizione ecclesiastica, la quale è semplicemente il modo con cui la Chiesa si adatta nel tempo per le esigenze dei fedeli. La prima grande svolta “ecclesiastica” nella Chiesa la abbiamo con Paolo di Tarso, il quale non era un pescatore dei sobborghi della Palestina, come i primi apostoli, ma proveniva dalla città, Tarso, metropoli universitaria ellenistica e patria di molti filosofi stoici. Questa città spiega la padronanza che Paolo aveva del greco, sua lingua madre, e anche il genio della sua predicazione, che si rivolgeva spesso alla classe alta delle città. Basti pensare alla idea paolina della uguaglianza di tutti gli uomini, idea proveniente dalla polis e di impronta stoica. Pensiero paolino della polis è anche quello della libertà, che egli pone a fondamento del suo messaggio evangelico. Come corollario di questa mentalità tipicamente ellenistica troviamo che Paolo si sostentava appoggiandosi alla città (tesseva delle tende), quindi le comunità da lui fondate erano ben lontane dal comunismo di beni che si riscontrava in quelle dei primi apostoli. È forse mutato radicalmente il messaggio evangelico? Niente affatto, è solo cambiato il contesto, la Chiesa ha evoluto linguaggio e prassi adattandosi al cambiamento sociale. In secondo luogo non tutto ciò che dicono gli uomini di Chiesa è verità di fede, quindi inalterabile. Per esempio una volta si diceva che le donne non avessero l’anima. Si tratta di opinioni teologiche, frutto di studi privati, e non di affermazioni sigillate dall’autorità della Chiesa. In questo senso la interpretazione autentica della Bibbia è quella fatta dalla Chiesa: la Bibbia non può essere soggetta a interpretazione privata. I vari esegeti biblici concorrono a che la coscienza della Chiesa si trasformi, si formi e si perfezioni, ma l’ultima parola spetta alla Chiesa nella Tradizione apostolica e nel Magistero. Inoltre, la coscienza della Chiesa è una realtà in evoluzione. È possibile che alcune verità di fede siano presenti in germe all’inizio e solo dopo, grazie alla ispirazione dello Spirito Santo, raggiungano piena maturazione all’interno della comunità. È il caso dei dogmi mariani (Maria Madre di Dio, Immacolata Concezione, Verginità prima, durante e dopo il parto, Assunzione al Cielo in corpo e anima): all’inizio vi era solo un sentore di queste verità di fede, la cui validità venne sentita e sempre più affermata nel corso dei secoli. Lo Spirito santo è il Paraclito che come disse Cristo sarebbe dovuto venire per insegnare la verità tutta intera, ché al tempo i discepoli non erano pronti a riceverla. Bisogna aggiungere che la Chiesa è Santa anche se formata da peccatori. Questo significa che, riguardo alle verità di fede e alla dispensazione dei sacramenti, la Chiesa è guidata dall’azione dello Spirito santo, anche se Dio esercita i suoi effetti mediante persone peccatrici, come ogni essere umano sulla faccia della terra. Essere sacerdote ministeriale o semplicemente battezzato non dispensa dalla tentazione e dalla prova, anzi i diavoli si scatenano ancor di più. I sacramenti non dipendono dallo stato di grazia del sacerdote che li amministra, ma operano solo per il fatto di essere amministrati (ex opere operato – e non ex opere operantis). Bisogna notare che il cristiano che pecca lo fa tradendo la Chiesa, quindi la Chiesa non è senza peccatori ma senza peccato. I Padri commentavano il versetto del Cantico dei Cantici 1, 5 “Nigra sum sed formosa”, riferito alla donna amata, “sono scura ma bella”, e dicevano che è la descrizione della Chiesa: è necessaria una particolare grazia per apprezzare la bellezza di una Chiesa che esteriormente ha molti difetti, che quindi appare esotica. Ai cristiani è fatto obbligo gravissimo di partecipare almeno ogni domenica alla Santa Messa. La Messa è il sacramento più importante, in quanto nella Eucaristia vi è la presenza vera e reale del corpo, del sangue, dell’anima e della divinità di Cristo. Per questo l’Eucaristia è la fonte di ogni grazia e il fulcro della vita cristiana. Andare a Messa significa partecipare al mistero sempre rinnovato della passione, morte e risurrezione di Nostro Signore Gesù Cristo, che continua a donarsi ai suoi mediante le apparenze del pane e del vino, che sono cioè tali solo esteriormente, mentre nella sostanza si trasformano nel corpo e sangue risorti di Cristo. Ogni fedele viene invitato a partecipare spiritualmente nella Messa ai patimenti di Cristo per completare l’opera della Redenzione e quindi essere degno di risorgere alla fine dei tempi assieme al Signore ricevendo anche in eredità il Regno dei Cieli. Per il cristianesimo la sofferenza non è un male assoluto, ma un modo di manifestarsi di Dio. Per questo i santi dicono che nella vita “tutto è grazia”. Pertanto è cosa buona e giusta rendere grazie sempre e in ogni luogo a Dio nostro Padre. La parola “eucaristia” deriva dal greco “ringraziamento”. La Messa è un sacrificio di espiazione e di ringraziamento. Come diceva Agostino, nel mondo al cristiano sono riservate da una parte persecuzioni da parte degli uomini, dall’altra consolazioni da parte di Dio. Occorre offrire ogni patimento sopportato in unione al sacrificio eucaristico. Se Cristo ha assunto la croce, la ha benedetta e trasformata in una realtà positiva. Madre Speranza, una mistica morta in Umbria nel 1983, considerava un grande privilegio ricevere dalla Provvidenza le croci quotidiane, anzi quei pochi giorni nei quali stava bene si metteva dei sassolini nelle scarpe per soffrire e guadagnarsi anche allora il Paradiso. Novalis, protestante pietista, forse l’anima più riuscita del romanticismo tedesco e europeo, aveva queste parole: “Il cuore è la chiave del mondo e dell’esistenza. Si vive in circostanze tanto penose, solo per amare – e essere devoti agli altri. A causa dell’incompletezza si diventa capaci di agire sugli altri – e questo effetto estraneo ne è lo scopo. Nelle malattie, solo gli altri possono e devono soccorrerci. Perciò Cristo, da questo punto di vista, è assolutamente la chiave del mondo”. Per lo spirito più autentico del cristianesimo il martirio è una vera e propria grazia. Nella Chiesa dei primi secoli i cristiani lo ricercavano volontariamente per imitare Gesù e i santi e ottenere la salvezza, quindi il clero imponeva di non esporsi in questa maniera al martirio. Durante le persecuzioni c’è era chi si esponeva ai romani in sacrificio di soave odore. In quei tempi terribili i cristiani si riconoscevano con un segno: incrociare le dita indice e medio della mano, gesto che ha dato origine alla nostra espressione “incrociare le dita” per augurare la buona fortuna (in tedesco una espressione idiomatica quasi equivalente è Jemandem die Daumen drücken, letteralmente “premere i pollici”, si fa risalire al fatto che durante gli spettacoli gladiatori romani il popolo poteva esprimere la volontà di salvare il gladiatore stringendo il pollice all’interno delle altre dita della mano, come a rimettere la spada dentro il fodero – invece la morte era invocata indirizzando il pollice della mano verso il basso). Gesù consigliava di pregare incessantemente per unirsi spiritualmente a Dio e avere la forza per resistere agli assalti del Nemico. La Santa Messa è la preghiera più importante e più sublime in quanto incontriamo nientemeno che Dio. L’unico vero sacerdote è Cristo, l’Uomo Dio, il quale si offre in sacrificio al Padre per il perdono dei nostri peccati mediante il sacerdote che, nella persona di Cristo, invoca lo Spirito Santo (epiclesi) sulle offerte del pane e del vino per trasformarle nel corpo e nel sangue di Cristo. L’Eucaristia eleva nella fede, dà la forza del martiro e della perseveranza finale. Don Guanella diceva che la Eucaristia è il Paradiso in terra. Madre Speranza diceva che chi ama il Signore, ha nel cuore il desiderio di incontrarlo e di vederlo, cosa che avviene nell’Eucaristia, quindi nella Santa Messa il cristiano trova la vera felicità. Ma bisogna andare a Messa anche quando non si sente nulla (aridità spirituale) e persino controvoglia, in quanto nella Eucaristia si attua il mistero della nostra Redenzione, pertanto possiamo beneficiare degli effetti solo andando alla Messa. Anzi c’è un merito maggiore nel partecipare alla Messa in queste condizioni di povertà spirituale. Spesso è Dio stesso che crea queste strane disposizioni interiori di aridità per saggiare la nostra fede e la nostra buona volontà. La Santa Messa è una forma di esorcismo: “Liberaci, o Signore, da tutti i mali, concedi la pace ai nostri giorni, e con l’aiuto della tua misericordia vivremo sempre liberi dal peccato e sicuri da ogni turbamento, nell’attesa che si compia la beata speranza e venga il nostro salvatore Gesù Cristo”. Questa breve orazione è detta embolismo e si recita nella Messa dopo il Padre nostro, il quale contiene la petizione “liberaci dal male”. Pure la Confessione è quasi una forma di esorcismo, i sacerdoti consigliano quindi la confessione frequente, almeno una volta al mese, anche in assenza di peccati mortali. Ancora stiamo nel mondo terreno, non possiamo vedere Dio faccia a faccia, ma dobbiamo avere fede. Tuttavia è possibile sentire la sua presenza mediante la nostra anima. L’Eucaristia ricolma di gioia celestiale il nostro cuore durante il pellegrinaggio terreno. In Ebrei 11, 7 Noè preparò un’arca per la salvezza della sua famiglia “riguardo le cose che non si vedono ancora”, perì tōn mēdepō blepomenōn. Tale deve essere la nostra fede, animata dalla speranza certissima della presenza di Dio nella storia e nella nostra vita, come se noi vedessimo l’invisibile, ma con gli occhi dell’anima. Romani 5, 5: “La speranza non delude perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito santo che ci è stato donato”. Avere fede in Dio e speranza nella sua azione preparano a ricevere le grazie. I santi affermano che l’amore di Dio può tutto. Madre Teresa di Calcutta si definiva semplicemente una suora che prega. Ci sono santi particolarmente efficaci, come Rita da Cascia, la santa dell’impossibile. Essa ottenne grazie impossibili per i suoi cari semplicemente avendo speranza in Dio, non solo, ma vicino alla morte, nonostante fosse inverno, fece trovare di fuori una rosa e due fichi. Ancora oggi i suoi devoti, per chiedere le grazie a Santa Rita, portano un petalo di rosa benedetta in mano, spesso lo lasciano sulla tomba di un genitore che ha trasmesso loro la devozione per la monaca di Cascia. La vita spesso ci presenta dure prove, ma sono tutte permesse dalla Provvidenza di Dio per insegnarci le virtù. È necessaria molta fede per superarle confidando nel Signore. Una volta la Badessa, per saggiare l’umiltà di Santa Rita, le fece piantare e innaffiare ripetutamente un arido legno. La Santa obbedisce e Dio la premia facendolo fiorire e diventare rigoglioso. I tre voti delle monache e dei monaci sono di esempio anche per i laici. La povertà significa essere lieti nel poco, accontentarsi, con fede e speranza, di ogni cosa che ci proviene dalla mano misericordiosa di Dio, ben sapendo che la felicità nasce dalla mancanza. La castità è l’amore che non trattiene per sé: i consacrati non smettono di amare ma amano di più, sublimando le spinte egoistiche in un amore rivolto verso tutti fino al dono totale di sé nel servizio, a esempio di Cristo, che diede anche il suo corpo in riscatto dei peccatori, come insegna la nostra fede. L’obbedienza è sapienza del lasciare, mano a mano che la vita prosegue: bisogna imparare a lasciare cose, affetti e progetti in una fede assoluta in Dio che guida la nostra vita. Pascal diceva che due adulti sono in cammino nella vita tenendo per mano una bambina: gli adulti sono fede e carità, mentre la bambina è la speranza, la quale che corre sempre avanti, tirando i due adulti. Papa Francesco dice: “Non facciamoci rubare la speranza”. I santi dicono che il cristiano è sempre ottimista. Il futuro appartiene a Dio, come insegna la Regina della Pace, quindi bisogna lasciare le preoccupazioni per le cose effimere e iniziare a pensare seriamente a quelle del Cielo. Siamo spesso immersi in tante preoccupazioni materiali, ma questo tempo è di breve durata, è un soffio, l’unica cosa veramente necessaria è amare e lodare Dio. È fondamentale la fede anche per confidare nella Bibbia. La Bibbia, quindi anche i vangeli, non sono opere di storia, contengono incongruenze, diciamo che sono racconti “romanzati”, ma pur sempre basati su fatti realmente avvenuti, poi interpretati per darne un senso religioso. Quindi la fede non è una certezza assoluta (altrimenti non sarebbe fede) né una semplice fantasia (quindi non è fideismo). Per Paolo (Romani 12, 1) il nostro servizio divino è logikē latreia, in latino rationabile obsequium, cioè “culto razionale”. Gli studiosi hanno analizzato minuziosamente i vangeli dal punto di vista storico, trovandovi spiccati elementi di attendibilità storica. La cristologia è lo studio storico di Cristo e oggi si trovano molti motivi di credibilità della vicenda di Cristo raccontata dai vangeli. Facciamo qualche esempio. Ai tempi di Cristo la Palestina era sotto il dominio romano, mal visto dagli ebrei più osservanti. Il dominio romano era rappresentato dal procuratore Ponzio Pilato, il quale condannò Cristo alla flagellazione e alla morte di croce, ma i vangeli non dicono che il procuratore diede ordine di vestirlo di un mantello di porpora, di porgergli nella mano un bastone a mo’ di scettro, di coprirgli il capo con una corona di spine e di schernirlo. Probabilmente fu opera dei soldati. Al tempo l’esercito regolare era quello romano, il quale si serviva per compiti di poca importanza di truppe ausiliarie scelte tra i nemici degli ebrei, cioè samaritani e siriani, i quali spesso si divertivano a tiranneggiare la folla per odio dei sottomessi. Il mantello aveva il colore degli abiti regali del tempo, cioè porpora. Le spine si potevano trovare facilmente a Gerusalemme, ancora oggi si vedono spesso cespugli di spine lunghe e affilatissime. Come testimonia Giovanni, a Gesù sulla croce venne data una spugna inzuppata con aceto, in greco oxos, in realtà un vinello rosso acidulo, noto in latino come posca e dato in dotazione ai soldati romani. Dopo la Messa la preghiera più importante è il Rosario alla Santissima Vergine Maria, che Padre Pio chiamava l’Arma contro le opere del demonio. In una apparizione la Madonna fece queste promesse:
- Chi recita con grande fede il Rosario riceverà grazie speciali.
- Prometto la mia protezione e le grazie più grandi a chi reciterà il Rosario.
- Il Rosario è un’arma potente contro l’inferno, distruggerà i vizi, libererà dal peccato e ci difenderà dalle eresie.
- Farà fiorire le virtù e le buone opere e otterrà alle anime le più abbondanti misericordie divine; sostituirà nei cuori l’amore di Dio all’amore del mondo, elevandoli al desiderio dei beni celesti ed eterni. Quante anime si santificheranno con questo mezzo!
- Colui che si affida a me con il Rosario non perirà.
- Colui che reciterà devotamente il mio Rosario, meditando i suoi misteri, non sarà oppresso dalla disgrazia. Peccatore, si convertirà; giusto, crescerà in grazia e diverrà degno della vita eterna.
- I veri devoti del mio Rosario non moriranno senza i Sacramenti della Chiesa.
- Coloro che recitano il mio Rosario troveranno durante la loro vita e alla loro morte la luce di Dio, la pienezza delle sue grazie e parteciperanno dei meriti dei beati.
- Libererò molto prontamente dal purgatorio le anime devote del mio Rosario.
- I veri figli del mio Rosario godranno di una grande gloria in cielo.
- Quello che chiederete con il mio Rosario, lo otterrete.
- Coloro che diffonderanno il mio Rosario saranno soccorsi da me in tutte le loro necessità.
- Io ho ottenuto da mio Figlio che tutti i membri della Confraternita del Rosario abbiano per fratelli durante la vita e nell’ora della morte i santi del cielo.
- Coloro che recitano fedelmente il mio Rosario sono tutti miei figli amatissimi, fratelli e sorelle di Gesù Cristo.
- La devozione al mio Rosario è un grande segno di predestinazione.
Il Magistero della Chiesa e i vangeli affermano che l’inferno esiste realmente. Dio è il Padre misericordioso che ci ama e ha dato suo Figlio in riscatto per i peccatori, ma l’uomo deve collaborare con le buone opere per la salvezza personale e con la preghiera per la salvezza propria e degli altri. Chi non lo fa si autoesclude dal Paradiso, che costa lacrime e sangue. Il progetto di Dio potrebbe non piacere a certe persone e Dio, che ci ha creati liberi, prende assolutamente sul serio la nostra libertà fino alla definitiva esclusione dal Regno di Dio, che si completa dopo la morte corporale. All’inferno ci va solo chi ci vuole andare. Dio non è solo misericordia ma anche giustizia. Santa Faustina Kowalska si fece promotrice della Coroncina alla Divina Misericordia. Questa preghiera si recita con la corona del Rosario – sui grani grandi si dice (una volta) “Eterno Padre, Ti offro il Corpo e il Sangue, l’anima e la Divinità del Tuo dilettissimo Figlio e Signore nostro Gesù Cristo, in espiazione dei nostri peccati e di quelli del mondo intero”; sui grani piccoli si dice (dieci volte) “Per la Sua dolorosa Passione, abbi misericordia di noi e del mondo intero”. Il Signore Gesù insegnò alla Santa questa preghiera per intercedere per i peccatori e per la salvezza del mondo intero. Egli le diceva che la misericordia di Dio è talmente grande che nessuna mente né umana né angelica riuscirà a sviscerarla nemmeno impegnandosi per l’eternità. Gesù le ordinò di far istituire anche una festa alla Misericordia, la prima domenica dopo Pasqua, e di dire al mondo intero che in quel giorno sono aperti tutti i canali attraverso i quali scorrono le grazie divine, quindi che i peccatori non devono avere paura di implorare la misericordia di Dio, che anche i grandi peccatori potrebbero raggiungere una grande santità solo se si fidassero di Lui, in quel giorno riceveranno grandi grazie coloro che si confesseranno e riceveranno la Santa Eucaristia. Ma Suor Faustina venne portata da Dio ancora viva a vedere l’inferno, abitato spesso da anime che non credevano nella esistenza di questo luogo di dannazione. Rendere lode a Dio, implorare la sua misericordia e chiedere le grazie è un atto di giustizia, in quanto Egli è il creatore di tutto, quindi si aspetta che le sue creature si rivolgano a lui come bambini al papà.