La docente Donatella Di Cesare, collaboratrice dell’”Espresso,  “del ”Manifesto“ e della “Lettura“,
è stata assolta dall’accusa di aver diffamato il filosofo Costanzo Preve in quanto lo aveva collocato tra i negazionisti della Shoah in un suo articolo. Preve, mancato nel 2013, non avrebbe potuto neppure difendersi  dall’accusa, se i suoi famigliari non avessero presentato una querela per diffamazione nei confronti della De Cesare.  Non è mai un fatto positivo che le questioni storiche vengano portate in tribunale e non rimangano  circoscritte ai libri o ai convegni , ma nel caso specifico non c’erano alternative praticabili. Preve è stato uno studioso complesso, ricco di interessi politici e storici nonché filosofici. Se non fosse stato per le sue posizioni lucidamente non conformiste, sarebbe stato sicuramente  riconosciuto come un grande studioso, cosa che regolarmente non è avvenuta. E’ già molto che la Di Cesare lo abbia citato, sua pure attribuendogli un pensiero che non era il suo, magari senza intenti diffamatori, ma  forse solo per scarsa conoscenza dell’opera di Preve che non ha mai sgomitato per entrare in una cerchia di studiosi che lui , a torto o ragione, non stimava. Forse  solo con Norberto Bobbio ci fu un vero rapporto, anche se  non ebbe considerazione per i “bobbiani” di cui spesso mi evidenziò la scarsissima levatura. Preve lo scrisse chiaramente: non aderisco al negazionismo. Le sue posizioni di marxista critico sarebbero state  incompatibili con simili affermazioni, ma soprattutto la sua onestà intellettuale gli avrebbe impedito di assumere una posizione priva di fondamenti storici,  anche se abbiamo negazionisti che non negano, ma tengono  subdolamente a sminuire, ridimensionare, relativizzare, contestualizzare i fatti,  come fanno i negazionisti delle foibe in Italia . Preve è un pensatore raffinato e tende sempre a distinguere. In questo è quasi un crociano sia pure molto eretico. Una cosa Preve  non la accetta: che il negazionismo diventi un reato, impedendo il dibattito delle idee nelle sedi opportune, cioè quelle degli studi. Afferma testualmente che la sola “menzogna  storica  del negazionismo è diventata un oggetto giuridico e tutte le altre no”, tema sul quale ci è capitato di discutere frequentemente e una volta  anche con Nolte accusato pesantemente  di negazionismo in modo infondato. Detto diversamente, la menzogna storica non è mai reato penale, come volevano e continuano a volere certi piccoli demagoghi italiani e non solo.  Preve è sempre stato oltre che di una onestà intellettuale assoluta, di una chiarezza che non lascia adito a dubbi . Non entro nella questione del processo e della sua conclusione, ma trovo personalmente sbagliato  avallare una tesi che, volente o nolente, ha messo in dubbio l’integrità morale di uno studioso del suo calibro. Non sarebbe neppure necessario precisare che il suo ex allievo al liceo “Volta“ di Torino  Diego Fusaro  non può essere confrontato con il vecchio professore da cui si è via via  allontanato e chi lo fa non dimostra di aver colto la profondità degli studi di Preve che non potrebbero essere oggetto di una animata e superficiale comparsata televisiva. Il vero scandalo Preve consiste nel fatto che gli sia stata negata una cattedra universitaria a Torino o in un’altra città. Ma qui il discorso ci porterebbe lontano. Ad Oscar Navarro venne addirittura negata la libera docenza o il pensiero forte di Abbagnano e quello debole di Vattimo a Torino hanno esercitato un’egemonia che oggi riconosce persino un collaboratore non di secondo piano del venerato maestro  oggi tornato catto-comunista.