Gli italiani “viaggiano” da sempre stabilendo, talvolta per motivi di lavoro, una “sede” diversa da quella di nascita, la “patria” come da Dante a Foscolo, s’è inteso il luogo in cui s’è vista la luce, ma anche quello scelto per porre nuove radici e che è “patria” di elezione. Anche per questo, a onta di quanto si continua tuttavia a leggere da qualche parte, è veramente difficile stabilire se davvero questo o quel cognome sono “tipici” di questa o di quell’altra area geografica.

Si chiamava Andrea Perandello e il 6 aprile 1800 si trovava a Palermo dove era giunto da Genova, essendo nativo di Pra. Piccolo armatore, era riuscito a entrare nelle grazie di Orazio Nelson che ne raccomandò, per lettera, il figlio Pietro al Luogotenente generale,  Sir Fox,

il messaggio è tanto breve da valere la pena di riportarlo per intero, per come si legge nel quarto volume de The Dispatches and Letters of Vice Admiral Lord Viscount Nelson, pubblicato per Henry Colburn a Londra nel 1845 :

To His Excellency the. Hon. Lieutenant – General Fox

                                                                                                     Palermo, 6th April 1800

Sir,

Andrea Perandello of this place, who has, on many occasions, been very useful to such of hour Ships as resorted here, having acquainted me that his son, Pietro Perandello, is going to Mahon for the purpose of purchasing a Vessel, and is desiderous of obtaing a Minorcan Pass to prevent his being seized by Algerinse, I beg leave to recommend him as a person deserving the protection of the English Governement.

I have the honour to be,&c.

                                                                                             Bronte Nelson of the Nile

La prima cosa da osservare è che Orazio Nelson, all’epoca già da tempo duca di Bronte, come mostra la firma in calce al messaggio, scrive al Luogotente Generale Fox unicamente e solo per raccomandare tale Pietro Perandello, figlio di Andrea che vuole recarsi a Mahon col proposito di acquistare (o prelevare?) una nave a lui destinata e desidera perciò un “passi” per l’isola di Minorca, la più settentrionale delle Baleari il cui capoluogo è appunto Mahon.

Evidentemente Nelson tiene a soddisfare le richieste di Andrea Perandello, il quale, oltre a Pietro, ha diversi figli tra cui un Luigi, nonno del più celebre Luigi Pirandello.

Delle origini genovesi della propria famiglia c’è traccia che lo scrittore siciliano ha lasciato in una sua novella, La Madonnina, dove si racconta di un carabiniere di origine genovese che, non riuscendo a prender sonno per via della campana d’una chiesa che suona impenedogli di dormire, prende la carabina e spara disinvoltamente al campanile della chiesa. 

Il carabiniere è il padre dello scrittore, Stefano Pirandello, arruolatosi nel Sessanta in un reparto di carabinieri genovesi al seguito di Garibaldi, sceso in Sicilia per guidare la famosa Spedizione dei Mille. Gente decisa i Pirandello, come doveva esserlo l’antenato armatore che da Genova s’era portato in Sicila.

Da quanto è stato possibile ricostruire almeno un ramo della discretamente numerosa discendenza di Andrea si stabilì fin da subito in Sicilia, quello dei figlio Luigi (nonno dello scrittore) mantenne rapporti con Genova. Lo rivela proprio la rivendicazione di uno status di carabiniere genovese da parte di Stefano (che risulta essere comunque nato a Palermo, nonché padre del più famoso Luigi), il quale si aggregò alle truppe di Garibaldi. 

Quale fosse il credito che Andrea s’era procurato presso Nelson si deduce dal messaggio più sopra riportato da cui si apprende che in molte occasioni l’intraprendente armatore si era reso molto utile a diverse navi inglesi entrate, o più esattamente “ricoverate”, nel porto di Palermo. In che cosa esattamente consistesse questo aiuto non è esplicitamente detto. È certo però che il destinatario del messaggio fosse in condizione di sapere a che cosa Nelson si riferisse. Si trattava credibilmente di navi militari da rimettere in sesto, provenienti da Malta, dove per circa due anni Nelson, prima di rientrare a Palermo, aveva avuto l’incarico di porre sotto assedio l’Isola di Malta per torglierla ai francesi, operazione brillantemente condotta a termine. Andrea Perandello individua in Nelson il referente utile ai suoi traffici.                                                                                                            

Dalla data del messaggio inviato da Nelson si capisce che si è appena alla vigilia di quel periodo della storia siciliana noto come l’epoca del protettorato inglese sull’isola, protettorato i cui effetti sull’economia siciliana si vedranno già pochi anni dopo.                                                                                                                             

A darne un’idea c’è un libro a sei mani, pubblicato da Rubbettino nel 2018 dedicato a questo tema e intitolato Il “decennio inglese” 1806 – 1815 in Sicilia. Nella prefazione firmata dai tre autori, Michela D’Angelo, Rosario Lentini e Marcello Saija, si sostiene con convinzione che “ripensare il Decennio inglese  non come una parentesi conclusa, ma come una fase aperta che estende le sue proiezioni ben al di là dei limiti cronologici, è quanto mai essenziale per rileggere la storia della Sicilia tra ’700 e ’900”.

Mi pare che la vicenda dei Pirandello , armatori, imprenditori, garibaldini, intellettuali di spicco, sia conferma di un giudizio storico che a me non  pare in alcun modo azzardato.