È stata intitolata la biblioteca del liceo classico statale “Gioberti“ , enclave della estrema sinistra torinese, Lidia de Federicis docente di quel liceo e soprattutto coautrice del “Materiale e l’immaginario“ una rivoluzionaria antologia concepita con Ceserani che avrebbe dovuto cambiare il modo di studiare la letteratura in una dimensione interdisciplinare. Tanti sono ancora oggi gli ammiratori della professoressa dal carattere impossibile e dal modo di scrivere spesso per pochi addetti. La de Federicis proveniva dal PSI lombardiano, il suo punto di arrivo non fu certo il partito socialista. Era una professoressa molto politicizzata e divisiva. Su altri versanti disciplinari simile a lei fu Carlo Ottino del liceo “Alfieri“, uomo astioso e polemico all’eccesso, un dottrinario laicista che non voleva la laicità della scuola ma l’ateismo di Stato. Ebbi l’ingenuità di essere stato fra i fondatori del comitato per la laicità della scuola, per me una laicità come apertura ad un metodo critico valido anche a smascherare le credenze ideologiche che Bobbio cercò di smascherare. Dopo poco tempo dovetti andar mene dal comitato perché esso era firmato da fanatici che vedevano nelle religioni tutto il male possibile dell’umanità e volevano discriminare i credenti quasi la scuola pubblica e laica non dovesse accoglierli. Ovviamente il Comitato in questione andò a braccetto con il Cogidas, l’associazione ormai estinta dei genitori antifascisti di cui Ottino era il leader maximo. In quell’ambiente conobbi la de Federicis che apparve molto faziosa, assai distante da Frida Malan laica e valdese, resistente, ma non irrigidita su dogmatismi ideologici. Quando presi in esame il capolavoro della de Federicis, compresi da docente che esso era uno strumento non adatto per la maggioranza degli studenti : era un vero e proprio labirinto in cui mancava il filo di Arianna per orientersi. Non voglio tuttavia sottovalutare la professoressa a cui è stata dedicata la biblioteca. Voglio invece denunciare come quel liceo abbia ignorato Luciano Perelli, preside di quel liceo e docente universitario di chiara fama , autore di saggi scientifici e testi scolastici tra i più adottati. Perelli non aveva lo stesso orientamento della de Federicis e quei professori forse non sanno neppure chi sia stato. Perelli era stato anche perseguitato dal fascismo a livello personale e anche famigliare. Ma forse neppure questo titolo e oggi riconosciuto dagli antifascisti a costo zero, quelli che Flaiano gia nel 1945 considerava una sottospecie dei fascisti. Poteva essere onorata la De Federicis ma non doveva essere ignorata la figura più importante di quel liceo. Il Centro Pannunzio che lo ebbe socio ed amico, denuncia questo oblio ingiustificato nei confronti di un maestro di vita morale e intellettuale, un umanista di raro valore.
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