Nel 1974, durante la battaglia referendaria contro l’abrogazione del divorzio, ho conosciuto suor Marisa Galli, che si era unita ai cattolici del No dei miei amici Ettore Passerin d’Entreves e Francesco Traniello, di Adriana Zarri e di Dom Giovanni Franzoni ,abate di San Paolo fuori le mura a Roma. Con la suora e con l’ex abate ebbi più occasioni di incontro, perché mi battei per il divorzio voluto dalla Legge Fortuna – Baslini fin dal 1967 nella Lid. Le varie Emma Bonino e Adelaide Aglietta erano di là da venire. Suor Marisa sosteneva la tesi liberale della separazione dei poteri tra Stato e Chiesa e quindi il superamento di una legge statale che imponeva l’indissolubilità del matrimonio previsto dalla Chiesa cattolica anche per i matrimoni civili. Le dichiarazioni di suor Marisa fecero clamore e la portarono naturaliter in conflitto con l’autorità religiosa e all’abbandono del convento. Nel 1976 si candidò nel partito radicale di Pannella e con lui nacque anche una relazione personale non destinata a durare. Eletta deputata nella legislatura del 1979, prese via via posizioni che erano del tutto incompatibili per una credente: il sostegno all’aborto (fu tra i firmatari del referendum volto a legalizzarlo), alla droga leggera e pesante libera, al Fuori di Pezzana. Divenne via via un po’ una talebana. Le uniche battaglie che potevano essere compatibili con il suo passato furono quelle per i carcerati (per cui chiese migliori condizioni di vita) e per la fame nel mondo, tema prettamente cristiano. Se vogliamo, anche l’impegno contro il militarismo poteva avere una legittimità cristiana, se pensiamo a don Lorenzo Milani.
Poi ci fu la improvvisa rottura con Pannella accusato di essere “un capo violento e autoritario, dittatore“. Da quanto mi risulta non ci fu solo una componente politica in questo traumatico distacco, stando a quanto mi dissero Angiolo Bandinelli e Mauro Mellini, la figura più lucida, coerente e autenticamente liberale del radicalismo pannelliano. L’ex suora passò alla Sinistra indipendente dei filocomunisti e si ricandidò, non eletta, in Democrazia Proletaria. Marisa Galli da come la ricordo, salvo la battaglia laica per il divorzio, fu refrattaria al liberalismo. La sua cultura pedagogica era quella di una maestra elementare laureata. Norberto Bobbio era molto incuriosito di questa ex suora e avrebbe voluto parlare con lei. Tentai di combinare un incontro, ma capii che i dubbi morali di Bobbio sull’aborto non avrebbero interessato la ex suora. Dopo l’insuccesso politico e dopo un periodo di riflessione, decise di tornare in un convento di clausura nell’isola di San Giorgio ad Orta dove visse per trent’anni in totale silenzio e dove morì novantenne. Nella pace del convento avrà sicuramente ritrovato le ragioni della fede cristiana. Bandinelli mi disse anche che suor Marisa aveva imparato da Pannella a fumare come una turca al pari della Bonino, quasi il fumo costituisse un segno della parità uomo-donna. Forse l’avversione durissima verso Marco l’avrà poi aiutata a smettere. Nei miei incontri con lei la ricordo molto decisa e intollerante, assai poco politica come l’ex madamina torinese Aglietta, quasi del tutto digiuna di cultura e di politica che divenne deputata già nel 1976, anche lei destinata a prendere le distanze dal leader a cui doveva tutto.