Il 9 gennaio è ricorso il ventennale della morte di Norberto Bobbio. Una data significativa di un grande intellettuale e studioso, che è stata celebrata con tante iniziative, ricordi e ritratti, da parte del mondo dell’informazione e dei social. Tra le più attive, il quotidiano “La Stampa” che, a Bobbio, torinese per antonomasia, gli ha dedicato, per più giorni, diverse pagine scritte da storici, politici, intellettuali. Su questa valanga di scritti ho apprezzato l’articolo  su questo giornale, del professor Pier Franco Quaglieni, e la sua intervista del 9 gennaio sulla pagina Facebook del Centro Pannunzio, in cui ha centrato da storico la figura di Bobbio e stigmatizzato molti di quegli articoli, come vulgate, messe cantate, siparietti e simili. Con questo mio articolo volevo invece esprimere, su tale sequela di scritti e ricordi di Bobbio, una mia modesta delusione, nel senso che li ho trovati  in gran parte general generici, parziali e peggio ancora, omissivi. Sì, perché in questa sequela di ricostruzione storica e biografica, mancano quasi trent’anni, ovvero quelli che vanno dagli anni ’60 alla fine degli anni ’80. Guarda caso gli anni del suo impegno di intellettuale nel partito socialista, perché Bobbio fu un simbolo del socialismo liberale e un intellettuale libero, di quelli che praticano il dubbio e il dissenso. E con queste caratteristiche, come tanti altri intellettuali di area socialista, fu uno dei componenti, nel 1966, per la costituente dell’unificazione del PSI e dello PSDI (lo ha ricordato anche Quaglieni nella sua intervista). Sono gli anni in cui Bobbio, da intellettuale di area socialista, partecipa a tante iniziative della federazione torinese del PSI; e tra queste di grande rilievo è, nel 1970, la fondazione del Club Turati di Torino, sull’esempio di quello appena costituito a Milano. E al Club Turati di Torino, fondato da  Benedetto (Detto)  Dalmastro (mitico eroe della Resistenza che era stato fondatore e comandante, assieme a Duccio Galimberti della brigata partigiana “Italia libera”); al Turati, assieme a Bobbio, collaborano intellettuali e docenti universitari come  Guido Neppi Modona, Francesco Forte, Alessandro Passarin d’Entrèves Luigi Firpo, Giorgio Gullini, Pino Maspoli, Luciano Gallino, Emilio Papa, Ezio Marra, Tilde Giani Gallino; il primo presidente fu Carlo Mussa Ivaldi e primo segretario Giuseppe La Ganga cui seguì, per lunghi anni, Giuseppe Garesio. Nei suoi 25 anni di attività il Club Turati fu una fucina di studi, ricerche, proposte, incontri, su una varietà di temi affrontati in modo laico, libertario, anticonformista, una grande novità in quella Torino paludata, tetragona, fossilizzata nelle ideologie comuniste e con il terrorismo. Tra le tante, ricordo la creazione del “Forum dell’innovazione”, e il convegno internazionale sulla “Filosofia della Scienza” con la partecipazione di Karl Popper. Con la fine del PSI, nei primi anni ’90, cessò le attività il Club Turati, tutto l’archivio, pubblicazioni, documenti sono conservati presso l’Istituto di studi storici “Gaetano Salvemini” di Torino, presso il Polo del ‘900.

In quegli anni, Bobbio scriveva spesso articoli su L’Avanti! E negli anni ’70 è nel gruppo di intellettuali e studiosi, come Antonio Giolitti, Francesco Forte, Luciano Pellicani, Luciano Cafagna, Massimo L. Salvadori, Ernesto Galli Della Loggia a sostegno del nuovo corso politico che iniziò nel 1976, con l’evento del Midas che porta all’elezione di Bettino Craxi, segretario del partito: una vera e propria rivoluzione culturale per la deideologizzazione del PSI, il recupero della sua autonomia e la fine della subalternità al PCI, e avviando una profonda evoluzione della sua politica verso un socialismo democratico, riformista, europeo, liberale, e avversando, sul piano internazionale, oltre alle dittature e regimi di destra, anche i regimi comunisti e a sostegno del dissenso nell’URSS e nei regimi comunisti dell’Est Europa.

Altro fatto significativo sul rapporto Bobbio- Partito Socialista avvenne nel 1984, quando il socialista Sandro Pertini, Presidente della Repubblica, nominò Norberto Bobbio Senatore a Vita; da quel momento Bobbio, pur da indipendente, fece parte del gruppo parlamentare del PSI; con l’annientamento del PSI, passò prima al gruppo misto e poi nel PDS.

E qui comincia un’altra storia, quella che scrivono e  raccontano coloro che potremmo chiamare i “vincitori”, o forse meglio, i “sopravvissuti”, i “salvati”, oppure gli “impuniti” o i loro intellettuali in Servizio permanente Effettivo.  Quella “novella  storia”, ben codificata da Walter Veltroni, già alto dirigente del PCI-PDS e primo segretario del PD, quando comincia a ricostruire il nuovo “Pantheon” della sinistra post comunista, inglobando personaggi e intellettuali che nulla avevano a che fare coi comunisti; operazione, che a quel tempo il grande Marco Pannella (uno dei pochi che non suonava il “Piffero della rivoluzione”), così aveva definito: “I Comunisti, quelli che non sono riusciti a prendersi da vivi, se li vogliono prendere da morti”.