Si è parlato molto delle offese rivolte all’on. Meloni da parte di un professore dell’Università di Siena. Molti hanno alzato gli scudi contro gli insulti sessisti ricevuti dalla parlamentare. E a buon diritto, visto che perfino il Presidente Mattarella le ha telefonato per esprimerle la propria solidarietà. Tuttavia ho notato che pochi (o forse nessuno) si sono soffermati su due aspetti. In primo luogo, il prof. Gozzini nella sua escalation lessicale ingiuriosa aveva esordito definendo la leader di FI “ortolana” e “pesciaiola”. Il che mi ha ricordato una vignetta che avevo visto in un post su FB tempo fa. Vi erano rappresentate due signore con i rispettivi figli a una fermata del bus, mentre stava passando un camion della nettezza urbana. La prima madre, tappandosi il naso, dice al figlio: “Studia, così da grande non sarai costretto a fare lo spazzino”. La seconda, invece, afferma, rivolta al proprio bambino: “Se andrai a scuola, imparerai ad avere rispetto per ogni persona e per ogni lavoro”. E ho l’impressione che nelle offese del prof. Gozzini fosse sottesa la convinzione che non tutti i mestieri abbiano la stessa dignità. Anzi, qualcuno può essere anche usato come insulto. Ma spero di sbagliarmi. In secondo luogo, mi ha colpito che qualche membro dell’intellighenzia nostrana (per fortuna una ristretta minoranza) abbia dichiarato di non poter essere solidale con la Meloni, perché appartenente a una determinata tradizione politica. Come a dire che sì, in fondo, se l’è cercata. Purtroppo, finché #iononodio sarà usato a senso unico, resterà solo uno slogan vuoto di significato. È utile ricordare che se non si difende anche colui/colei con cui non siamo d’accordo, allora non potremo mai dirci liberali.