Che cos’è il Welfare Aziendale?

Per definizione esso è l’insieme delle iniziative che il datore di lavoro mette in pratica per incrementare il benessere del dipendente e della sua famiglia, attraverso una riconsiderata ripartizione della retribuzione, che può prevedere sia benefit in danaro, sia fornitura di servizi o entrambi; puntare sul welfare aziendale significa quindi investire nel capitale umano, il cui ritorno naturale produce qualità della vita, fidelizzazione all’impresa e incremento del suo profitto.

L’assistenza sanitaria privata, che copre le prestazioni non più erogate dal welfare pubblico e riduce i tempi di attesa, la previdenza integrativa, il sostegno economico per l’istruzione e lo sport dei componenti del nucleo familiare sono tra le tante opportunità aggiunte dalle imprese per i propri dipendenti. Una serie di benefit che si traducono per il lavoratore in un portfolio di possibilità aggiuntive, da affiancare alla classica retribuzione e che implicano un’ottimizzazione del vantaggio fiscale. La sua attuazione riduce l’assenteismo e il turn over occupazionale, poiché abbatte consistentemente le ore di lavoro perse, limitando il dispendio in energie formative dei nuovi assunti; risaputa la convenienza per l’azienda che grazie alla Legge di Stabilità 2016 e successive modifiche, vede detassati gli importi erogati ai dipendenti come premi di risultato, sotto forma di beni e servizi. In questo modo si premiano i dipendenti migliorando i loro rendimenti lavorativi e le capacità di reddito, senza incidere su costi aziendali e profitti.

 In questo sistema di integrazione privata anche lo Stato viene sollevato da un carico economico che riguarda la salute pubblica, poiché maggiori sono le coperture accessorie per il benessere dei lavoratori e minore è il costo per la collettività, soprattutto in questo periodo di sostanziali cambiamenti sociali e di difficoltà sul piano economico: crisi finanziaria, frazionamento delle famiglie, sempre più spesso formate da due e persino un componente, invecchiamento della popolazione, con tutte le conseguenze di tipo patologico che questo genera.

D’altro canto le aziende devono avere a cuore il benessere dei propri collaboratori, poiché questo è un fattore determinante per lo sviluppo di un business sano: nelle Imprese 4.0 il welfare in azienda rappresenta uno dei principali strumenti a disposizione dell’Imprenditoria per favorire l’integrazione tra lavoro, vita privata e tempo libero, un modo per ottenere il miglioramento delle relazioni aziendali abbattendo la conflittualità e il benessere psico-fisico, con conseguente diminuzione dell’ assenteismo e del turnover occupazionale.  

Il benessere sul luogo di lavoro è un obiettivo raggiungibile anche attraverso il cibo: il welfare aziendale va utilizzato come strumento per prendersi cura della salute dei lavoratori educandoli ad una sana e consapevole alimentazione, e rientra tra gli atteggiamenti virtuosi di una Azienda al passo con i tempi; questi devono essere applicati promuovendo la cultura del cibo e uno stile di vita salutare anche durante le ore lavorative. Secondo il rapporto “Food at Work Workplace. Solutions for Malnutrition, Obesity and Chronic Diseases”, ‹‹una alimentazione non bilanciata e varia nei luoghi di lavoro nuoce alla salute dei lavoratori e può provocare una perdita di produttività pari al 20%››.

Il benefit più importante è la salute!

Noi siamo ciò che mangiamo. Fai che l’alimento sia la tua medicina e che la tua medicina sia il tuo alimento” (Ippocrate). Le abitudini alimentari possono influire nell’insorgenza di molte malattie come tumori, diabete, malattie circolatorie e neurodegenerative come Alzheimer e SLA, cambiando il modo in cui mangiamo possiamo davvero fare qualcosa per prevenirle. Questo comporta la volontà sia delle persone che delle aziende di promuovere stili di vita coerenti con un futuro in salute. 

La vita aziendale tende ad appiattire e standardizzare le abitudini alimentari dei dipendenti; queste vengono influenzate dalle cattive abitudini individuali trasportate in ufficio, dalla pigrizia e dalla mancanza di tempo, che portano a consumare alimenti preconfezionati, conservati, ipercalorici.

Frequentemente sul lavoro il cibo viene utilizzato come sfogo o come metodo di compensazione delle difficoltà quotidiane legate ai ritmi lavorativi o ai rapporti con i colleghi; questo spinge a ricercare soddisfazione negli alimenti più dolci o più “saporiti”, spesso messi a disposizione da fornitissimi distributori automatici.  Auspicabile da parte dell’Impresa dotare i luoghi di lavoro di distributori di frutta e verdura pronte al consumo, che disincentivino la ricorsa al “junk food”; si sottovaluta costantemente il fatto che le giuste scelte alimentari possano migliorare la qualità della vita e cambiare radicalmente la nostra giornata lavorativa.

I cibi grassi e zuccherini possono esercitare un’azione diretta sulla produzione ormonale, la digestione lenta influenza le ore successive alla colazione e al pranzo: stanchezza, sonnolenza, malumore, sono solo alcune delle sensazioni generate che possono rallentare le reazioni fisiche e mentali, creando una diminuzione della resa lavorativa e un pericoloso abbassamento del livello di attenzione.

Il datore di lavoro illuminato deve favorire la diffusione della cultura della nutrizione equilibrata e salutare in ambito lavorativo e aziendale, essendo consapevole del legame profondo esistente tra alimentazione e performance lavorativa.

Nell’ambito di un progetto di welfare nutrizionale integrato vanno messi a punto programmi di formazione e informazione preparati da figure competenti in campo medico, biologico e alimentare, che non “sposino” alcuna tendenza alimentare specifica o estremizzata, ma che si rifacciano ai precetti della Dieta Mediterranea, cultura alimentare di cui l’Italia è alfiere in tutto il Mondo. Alla base di un sano approccio con il cibo non deve esserci un atteggiamento restrittivo o privativo ma la consapevolezza alimentare, con tutto il suo valore rituale e di soddisfazione sensoriale che genera. Questi consigli nutrizionali devono muoversi all’interno delle linee guida dettate dai principali organismi di vigilanza sulla salute alimentare, sia europei che mondiali,  Organizzazione Mondiale della Sanità, Linee guida europee etc. e devono tenere conto delle abitudini personali, familiari e devono essere rispettose dei dettami religiosi ed etici dei singoli.

Le informazioni passate ai dipendenti devono prevedere incontri informativi sulle corrette abitudini alimentari e sull’importanza del cibo anche per le sue implicazioni sociali e mediche, nelle aziende con un numero importante di dipendenti e in cui ci sono mense e punti ristoro aziendali, occorre divulgare la cultura della corretta gestione nutrizionale.

L’azienda promuoverà incontri di integrazione degli stili alimentari salutari con il piacere del gusto, della cucina e della cultura del cibo, farà si che si possano preparare i regimi alimentari mirati alle tipologie di figure professionali e lavorative presenti in azienda, che il singolo dipendente che necessiti di diete ad hoc possa accedere a consulenze personalizzate. In azienda si prevedrà l’apertura di uno sportello di consulenza nutrizionale rivolto ai dipendenti e alle loro famiglie, in cui anche chi prepara i pasti per il lavoratore sappia come comportarsi e comprenda le motivazioni che fanno preferire il cibo sano.

Fondamentale in azienda creazione di un vade-mecum che educhi ai comportamenti virtuosi in ambito nutrizionale e di benessere psico-fisico anche durante le ore lavorative, spiegando che si può restare in salute anche con il panino o il pasto veloce, se questi rispondano a determinate caratteristiche e siano seguiti da un pasto bilanciato a casa.

Infine occorre dotare l’azienda di un programma di benessere psico-fisico atto a prevenire lo stress, maggior causa di usura dell’organismo e di perdita di capacità lavorativa. Quanti individui si ammalano di ansia e depressione se l’ambiente aziendale genera ostilità e incomprensioni? Si arriva in alcuni casi al licenziamento e al cambio di attività, tale è il disagio che la mancanza di serenità si porta dietro.

Insomma, nell’azienda 4.0 risulta imprescindibile la presenza di una figura di riferimento che migliori la vita lavorativa e personale dei dipendenti anche per quel che concerne il cibo e che il tempo della pausa possa diventare momento di scambio, conoscenza ed educazione alimentare.