Oggi 24 marzo sono state ricordate a Roma, come ogni anno, le vittime dell’eccidio delle Fosse Ardeatine, la rappresaglia più bestiale dei tedeschi a Roma nel 1944. E’ doveroso ricordare ad imperitura memoria quel drammatico periodo storico che segnò la barbara occupazione di Roma da parte dei nazi – fascisti.
Ma non è possibile dimenticare l’episodio di terrorismo comunista di via Rasella, che scatenò la rappresaglia. I due responsabili non si presentarono dopo l’ultimatum tedesco e furono la causa diretta dell’eccidio di oltre 300 italiani. Questi due terroristi – perché così vanno chiamati – furono successivamente premiati con alte decorazioni al valor militare e furono anche eletti al Parlamento per il PCI. Personaggi squallidi ed infami che vennero protetti da Giorgio Amendola, allora a capo della Resistenza romana per conto del PCI. Questo drammatico episodio viene costantemente dimenticato o da alcuni storici di parte comunista viene esaltato. Anche quest’anno la commemorazione delle Fosse Ardeatine ha avuto come protagonista la Comunità ebraica che pagò più di tutti quell’eccidio. Ma non si può continuare a far restare nell’oblio o nella marginalità il colonnello Giuseppe Lanza Cordero di Montezemolo, capo del Fronte Militare clandestino che diede vita alla resistenza armata contro i tedeschi già dopo l’8 settembre 1943. Montezemolo conobbe le inaudite torture di via Tasso, tradito da un suo collaboratore, Enzo Selvaggi, futuro deputato monarchico, anche se non è del tutto smentito il tradimento da parte di partigiani comunisti proprio perché Montezemolo si disse contrario agli atti terroristici dei Gap. Comunisti che portarono all’episodio di via Rasella. Montezemolo sotto tortura non parlò e non tradì i suoi compagni nella Resistenza. Giuseppe Montezemolo è un eroe che venne insignito di Medaglia d’oro al V. M. alla Memoria. Uno dei suoi figli divenne Cardinale e chi scrive ebbe stretti contatti con lui nel ricordo di suo padre. Ma andrebbero anche ricordati i tanti Reali Carabinieri uccisi alle Fosse, incarcerati in attesa di essere deportati in Germania. Anche Mario Pannunzio sarebbe dovuto essere una delle vittime predestinate, ma per un errore venne scarcerato una quindicina di giorni prima da Regina Coeli come era stato rinchiuso nel 1943 come capo della Resistenza liberale. Questa è la storia. Occultarne delle parti non è più possibile perché significa calpestare delle verità inoppugnabili.”
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