La “tagliola”. Così viene definita  la votazione che, di fatto, ha affossato al Senato il DL sulla omotransfobia – dopo essere stato approvato a maggioranza alla Camera – che  porta il nome di chi  l’aveva ispirato, il senatore del PD Alessandro Zan, e che doveva rappresentare un’estensione della cosiddetta legge Mancino del 1993. Chi ha seguito in TV il dibattito, ha  potuto assistere, a scrutinio ultimato, ad uno degli spettacoli più imbarazzanti offerti dal Parlamento della Repubblica, con reazioni sguaiate e ovazioni da stadio da parte della destra  populista, e non solo, che esultava per la bocciatura: largamente prevista e da più parti paventata. Il muro contro muro caldeggiato dal segretario del PD, Enrico Letta, dal M5s e dalla sinistra estrema, ha  ricompattato il centrodestra, alla ricerca di una strategia comune per l’elezione del prossimo presidente della Repubblica. Se ne riparlerà, forse, tra sei mesi. Nel frattempo, assistiamo ad uno scambio di accuse tra i partiti, per giustificare la sconfitta e cercare, nel campo avverso, responsabilità che il voto segreto impedisce di attribuire  in modo certo.  A dire il vero, un rapido calcolo matematico toglie ogni dubbio, dimostrando essere  infondate le accuse verso chi aveva considerato il compromesso l’unica strada  percorribile. Il dilettantismo offerto dalle segreterie di PD e M5s, incapaci di controllare i propri gruppi parlamentari, interrompe il percorso di una  legge sacrosanta, contro ogni violenza e a difesa  del diritto di amare chi si vuole. Purtroppo, giocano ancora un ruolo importante i pregiudizi, la morale, le convinzioni religiose, prevalenti in una discreta  parte del pianeta. Nella nostra classe politica,  c’è chi stenta a riconoscere che l’orientamento sessuale e l’identità di genere, al pari della nazionalità e dell’origine etnica,  fanno parte dei caratteri fondamentali delle persone. Il Paese reale assiste con fastidio ai  giochini dei partiti, al venire meno, in nome dell’ideologia, alla condivisione di principi e valori ormai acquisiti dalla  stragrande  maggioranza dell’opinione  pubblica. Di destra, e di sinistra. E di larga parte del mondo cattolico, che già in occasione del referendum sul divorzio e sull’aborto,  aveva disatteso le indicazioni delle gerarchie vaticane. Sono problematiche che  vanno oltre la professione  della propria fede religiosa o all’appartenenza ad un partito.