L’esigenza di una sistematizzazione del sapere di fronte alla complessità del reale induce Aristotele ad approfondire argomenti diversificati quali la metafisica, la logica, la fisica, la morale e la politica. La sua filosofia è caratterizzata da una conoscenza disinteressata della realtà mentre la teorizzazione di Platone, suo maestro nell’Accademia, presenta, in alcune opere, una importante valenza politica. Il concetto dell’essere, che è l’obiettivo della ricerca della verità, è l’elemento centrale dell’opera. Il filosofo classifica, nell’ambito delle Scienze teoretiche, la Metafisica o filosofia prima, la scienza che studia l’essere in quanto essere e la realtà in quanto tale, la Matematica che è orientata allo studio dell’essere inteso come quantità e la Fisica che si interessa di movimento. La Metafisica è una scienza del necessario ossia di quello che non può essere diversamente da quello che è, a differenza delle altre due scienze che si orientano verso il possibile ossia verso quello che può essere diversamente da quello che è. Varie sono le modalità di presentazione dell’essere: l’essere come categorie, l’essere come atto e potenza, l’essere come accidente, l’essere come vero e l’essere come dio ossia la sostanza immobile che si identifica con la sfera del divino. L’essere inteso come categorie comprende la sostanza, la qualità, la quantità, la relazione, l’agire, il subire, il dove, il quando, lo stato, l’essere in una situazione. Le categorie si configurano come generi supremi dell’essere e hanno un valore ontologico. La sostanza, che è la più valorizzata fra le categorie, presenta un carattere di assolutezza e autonomia mentre le altre nove categorie assumono il significato di suoi predicati. La sostanza coincide con l’essenza. Ogni realtà, per il modo in cui si presenta, rientra almeno in una delle dieci categorie dell’essere. La sostanza, pur essendo unica, riceve una molteplicità di predicati. Affiora un conflitto tra il concetto di unità e quello di molteplicità: per Parmenide “l’essere è e non può non essere” e possiede le caratteristiche di essere uno, eterno, immobile; per Platone l’essere è molteplice in quanto c’è la molteplicità delle idee interpretate come entità trascendenti e universali; per Aristotele l’essere in quanto essere supera il conflitto tra l’unità e la molteplicità perché sia l’uno che il molteplice sono essere. Grazie al concetto di sostanza lo Stagirita risolve il problema dell’unità dell’essere di fronte alla molteplicità dei significati dell’essere. All’interrogativo sulla motivazione per cui una sostanza esiste di per sé stessa ossia perché essa rappresenta una essenza, Aristotele risponde che le sostanze animali, piante e corpi celesti e i prodotti derivanti dal lavoro dell’uomo, formano un composto indissolubile di materia e di forma, detto sinolo; è la forma a conferire determinatezza alla materia. La coincidenza tra essenza e forma si basa sui principi di non-contraddizione, di identità e del terzo escluso. L’individuo nella sua concretezza è costituito da questa essenza che è diversa dall’ aspetto esterno di una cosa. Nel caso dell’uomo la forma o essenza consiste nel logos, espressione caratteristica dell’uomo inteso come animale dotato di ragione e di linguaggio e consiste nel vivere nella polis, ambito in cui il linguaggio presuppone lo scambio di parole in forma di argomentazione fra animali razionali che vivono all’interno di una certa organizzazione in grado di garantirne la sopravvivenza e la vita buona: questo costituisce l’umanità che è ciò che distingue l’uomo dalle piante e dagli animali. L’esperienza ci attesta che le cose sono sottoposte al divenire; la ragione ci attesta che le cose che divengono sono sintesi di materia e di forma. Aristotele si sofferma sul concetto di divenire che è il passaggio di una forma dalla potenza all’atto: un seme può divenire un germoglio e il germoglio può svilupparsi in pianta; nel momento in cui la pianta si è pienamente realizzata essa ha raggiunto il suo fine (télos). Su questa base Aristotele elabora la sua teoria delle cause (causa materiale, causa formale, causa efficiente e causa finale) utile a spiegare di che cosa sia fatto un ente, quale sia la sua essenza, grazie a che cosa sia diventato quello che è, quale sia il suo fine. Nulla passa dalla potenza all’atto se non grazie a qualche cosa che sia già in atto. Nonostante il processo di decadenza che aveva coinvolto il modello della polis greca sotto il profilo politico, grazie allo sviluppo della potenza macedone, in ambito filosofico, attraverso gli studi di Aristotele, si realizza una risposta culturale di alto profilo che dimostra la vitalità e la superiorità del pensiero greco apprezzata anche successivamente dalla Roma tardo-repubblicana e imperiale.