[Kalòs kai agathòs, in greco “Il bello e il buono”, è una rubrica di Simone Tempia che, ogni settimana, propone sul Magazine del centro Pannunzio uno stimolo culturale proveniente dalla rete, gratuito e immediatamente fruibile, selezionato secondo criteri stringenti di qualità artistica e culturale.]
Nella vulgata esistono alcuni elementi di valutazione dell’opera di un artista che raramente vengono presi in considerazione rimanendo mero appannaggio di critici e studiosi. Questi elementi, paradossalmente (o forse nemmeno troppo), sono sia ciò che fa di un creativo un artista (e poi di un artista un grande artista), sia ciò che definisce la rilevanza di un artista all’interno di una scena culturale. Volendo restringere, o per meglio dire focalizzare, la discussione allo specifico settore del fumetto e del graphic novel, solitamente gli elementi di valutazione si concentrano sul tratto, sul segno, sulla portata innovativa di un’opera o di un autore. Si analizza il bagaglio d’influenze, soppesandolo in termini di ricercatezza e di provenienza geografica e la sua capacità di veicolare emozioni o di trattare particolari tematiche. Eppure, operando a volo d’uccello e alzando il punto di vista sul piano verticale, con il riappropriarsi di metri di valutazione meno puntuali, si potrebbe iniziare ad analizzare il fumetto come arte maggiore (nella definizione dell’Alberti) guadagnando una maggiore consapevolezza sulla reale portata di un autore sul lungo periodo e non esclusivamente nell’effimerità del ciclo editoriale. Sotto questo profilo, Andrea Paggiaro (al secolo “Tuono Pettinato”, nom de guerre mutuato da Luis Borges) è stato un artista di immensa caratura, probabilmente uno dei pochi, oggi, di cui urge un’istantanea canonizzazione accademica. Lo è stato per due elementi che, come abbiamo sopra citato, solitamente non vengono presi in considerazione nella valutazione dell’opera a fumetti ma che in Tuono Pettinato rilucevano in purezza assoluta. Il primo è la “grammatica”: Paggiaro era dotato di una grammatica artistica d’acciaio. Qualunque cosa disegnasse, da fumetto a illustrazione, era composta con una consapevolezza di tono e di gusto che non deviava mai nonostante la molteplicità di temi da lui trattati. La seconda era la ricerca: si percepisce chiaramente, in tutta la sua opera, una progressione artistica che va ben oltre la padronanza del mezzo. Non solo nel tratto, o nel colore, ma anche nelle tematiche, nella rappresentazione del reale, nel riempimento dello spazio espressivo. Questi due elementi, così presenti e imponenti nell’intera produzione del fumettista pisano, ne hanno fatto un artista in grado di comunicare a livello transgenerazionale e internazionale e, soprattutto, in grado di dare alla luce opere dall’immensa rilevanza culturale. Buona parte delle opere di Tuono Pettinato (Corpicino, Enigma. La strana vita di Alan Turing, Chatwin. Gatto per forza, randagio per scelta) sono facilmente recuperabili in libreria e ne raccontano la manifestazione artistica più recente, tuttavia meno noti sono i suoi esordi in cui già si manifestavano, chiarissimi, elementi di grammatica e ricerca di natura non comune. È quindi con estremo piacere, proprio per lo sguardo che queste prime opere ci permettono di avere sull’intero corpus tuoniano, che condividiamo questo breve fumetto indipendente (Il corso di fumetti Dozzinali di Tuono Pettinato) “fotocopiato” su un profilo Facebook a cui si può avere accesso gratuitamente. Una testimonianza importante dell’opera di quello che, ieri e oggi, fuori da qualunque retorica funebre, è stato uno tra i migliori fumettisti italiani di sempre. E di certo uno con le doti, la costanza e il furor necessari a definire la storia dell’arte.
II corso di fumetti Dozzinali di Tuono Pettinato può essere trovato a questo indirizzo.
[Il bello e il buono si avvale della consulenza del comitato composto da: Giulia Perona, Vera Gheno, Riccardo Conti, Dario Agazzi]