Sta ripartendo in piena estate la campagna elettorale del referendum sul taglio dei parlamentari rinviato al 20 settembre. La tornata elettorale e il referendum oscureranno totalmente la data del Centocinquantesimo della Breccia di Porta Pia e di Roma capitale d’Italia, ma non si può pretendere che una classe politica d’incolti velleitari rispetti le date della storia d’Italia che non conosce. Ci troveremo magari a ferragosto a fare qualche assembramento in spiaggia per parlare del taglio dei parlamentare, ma credo che questa ipotesi non sia praticamente possibile perché ormai l’opinione pubblica non esiste quasi più e il grillismo ha asfaltato, in nome della demagogia, la democrazia rappresentativa.
Ridurre il numero dei parlamentari in modo drastico riduce la rappresentatività del Parlamento e degli stessi schieramenti politici, soprattutto se minoritari.
E’ un impoverimento della democrazia parlamentare quella imposta dai grillini a Lega e a Pd che riduce i costi del Parlamento,incidendo sui costi per la democrazia sui quali non si dovrebbe mai usare la lesina che risulta essere uno strumento pericoloso proprio per la tutela delle libertà dei cittadini .
Ragionando così ,si potrebbe ridurre tutto agli Orazi e ai Curiazi o ad un CDA di poche persone.
Le istituzioni parlamentari sono il presidio più alto delle nostre libertà, ma questo vale solo in teoria perché,ad esempio il Parlamento che votò nel 1922 ed anni successivi la fiducia a Mussolini ,non fu in grado di adempiere al suo compito, malgrado fossero oltre 500 i parlamentari eletti nel 1919 con la proporzionale.
Ed è proprio qui il problema che ci troviamo di fronte: la qualità dei parlamentari. Essa si è via via abbassata a livelli intollerabili dal Porcellum in poi con le liste bloccate in cui il cittadino non può più esprimere le preferenze che non erano solo motivo di possibile,eventuale corruttela ,ma anche soprattutto di democrazia. Un Parlamento di nominati e non di eletti è indice di una democrazia dimezzata,plebiscitaria ,che non consente la selezione della classe politica ai cittadini elettori,ma permette ai vertici politici di continuare a perpetuarsi fino a che i partiti finiscono di estinguersi per mancanza di rinnovamento interno .Io anni fa rifiutai una candidatura considerata sicura perché provai il disagio di essere un cooptato dalla casta e non un eletto dal popolo.
L’ esempio più evidente è quello di Forza Italia che non è mai riuscita ad avere una classe dirigente degna di questo nome ed è vissuta di personaggini impressionanti che via via hanno pugnalato il capo a cui tutto dovevano.
Dicevamo che il problema è la qualità dei parlamentari.
Se ci sono persone senza arte né parte ,abbarbicate al seggio per mantenere privilegi e prebende, le istituzioni parlamentari non potranno mai funzionare bene.
Non a caso, di fronte alla pandemia ai parlamentari non è venuta neppure nell’anticamera del cervello di tagliarsi lo stipendio ,neppure simbolicamente per qualche mese. Questo è un fatto eclatante passato nell’ indifferenza generale che andrebbe urlato nelle piazze e nelle spiagge italiane.
Gli stessi parlamentari hanno Invece votato il taglio del numero degli eletti in una gara demagogica che ha disonorato il valore del Parlamento ,decretandone la parziale inutilità quasi un’autocastrazione.
Un Parlamento tagliato o un Parlamento integro come previsto dalla Costituzione per i nostri eletti è cosa indifferente, anzi è migliore quello tagliato. Non colgono i problemi della rappresentanza perché questi signori non rappresentano nulla e nessuno, se non i loro padrini politici. Non sanno nulla di Tocqueville e di Montesquieu,orecchiano al massimo Rousseau e i giacobini.
Vogliono atteggiarsi a nuovi giacobini che usano la ghigliottina sul numero dei parlamentari per occultare la loro pochezza. Infatti l’attuale Parlamento si è fatto imbalsamare dal Governo che lo ha reso marginale rispetto alle scelte di questi mesi. Quasi un preannuncio dell’aula sorda e grigia di Mussolini In cui l’erede Meloni, cent’anni dopo, rappresenta il nocciolo duro dell’opposizione ,una sorta di piccola Giovanna d’Arco con toni duceschi al femminile.
Cose da fantapolitica che fanno pensare all’ultimo libro di Giampaolo Pansa.
Se la situazione è questa ,val la pena di scaldarsi per sostenere un Parlamento che si autodissolve,ubbidendo a chi voleva farne una scatola di sardine da aprire?
Verrebbe da dire che questi signori non meritano nulla e che la loro riduzione numerica è di per sè cosa benefica.
Ma in effetti non è così perché si rafforzeranno le oligarchie del potere e si svuoteranno di rappresentanza le aule parlamentari .
Bisogna turarsi il naso un’altra volta e andare a votare contro il taglio dei parlamentari, anche se verrebbe voglia di prenderli a calci.
Una situazione che porta a credere ad una pandemia anche della vita democratica italiana. Diceva il mio amico Nicola Matteucci, sommo filosofo della politica, che c’era chi confondeva Max Weber con una marca di carburatori. Eravamo negli anni Novanta del secolo scorso. Oggi siamo regrediti all’età della pietra.
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