Potrei dire che da sempre mi occupo come storico del tema delle foibe e dell’esodo. E’ stata la poetessa esule da Zara Liana De Luca ad illuminarmi nel 1970 su questi temi del tutto sconosciuti , quando ero ancora all’Università. Liana mi ha squarciato una verità storica che quasi non conoscevo perché a scuola nessuno mi aveva parlato di foibe e di esodo. Mi sono battuto negli anni precedenti al 2004, illuminato e sorretto da Liana, per l’istituzione del Giorno del ricordo del 10 febbraio e sono stato oratore per quella occasione in tante città italiane ,a partire da Torino per il primo giorno del ricordo del 2005 alla presenza di Ottavio Missoni, sindaco di Zara in esilio. Mi volle il presidente Carlo Azeglio Ciampi senza il quale il Giorno del ricordo non ci sarebbe stato. E va ricordato anche il contributo altrettanto importante del presidente Luciano Violante alla approvazione della legge istitutiva del Giorno del Ricordo. Ho scritto e parlato di questi temi spesso, invitato dagli esuli Giuliano – Dalmati dell’associazione Venezia Giulia – Dalmazia degli amici Toth, Aquilante, Vatta. Oggi parlerò agli studenti in Liguria del Giorno del Ricordo, debbo dire che molti Comuni liguri hanno disinvoltamente disatteso alla legge, non facendo nessuna manifestazione per il 10 di febbraio. Per altri versi voglio ricordare che in passato parlai a Genova nell’Aula del Consiglio Regionale ligure il cui presidente era un negazionista di Rifondazione, che prima di darmi la parola , prese le distanze dal Giorno del ricordo, violando la terzietà della carica istituzionale ricoperta. Ieri ho tenuto ad Albenga un discorso super partes in cui ho dato voce anche ai revisionismi in tema di foibe. Unico relatore, mi sono spogliato di parte delle mie convinzioni per tentare una valutazione storica dei drammi del confine orientale d’Italia tra il 43 e il 45 del secolo scorso. Non so se ci sono riuscito, ma ho cercato di fare uno sforzo per riflettere con il distacco necessario , impossibile in un militante o in una vittima. Voglio però anche quest’anno denunciare con fermezza e senza faziosità che è in atto una campagna contro il Giorno del ricordo innescata da un libretto uscito da Laterza (l’editore di Croce che si abbassa a certe strumentalizzazioni partigiane!) scritto da una guida turistica torinese nostalgica di Tito, promossa sul campo come uno storico delle foibe. Questo libretto fomenta un revisionismo minimizzante e giustificazionista, profondamente antistorico. Questo autore che si fece orgogliosamente fotografare con il pugno chiuso e la bandiera jugoslava alle spalle ha dato il via alle delegittimazioni del 10 febbraio, visto falsamente come una giornata voluta dai fascisti per controbilanciare la Giornata della memoria. Una tesi assurda ,storicamente infondata, perché la giornata della memoria riguarda un fatto unico e assoluto come la Shoah che non ha paragoni con altri fatti storici. Giustamente nella giornata della Memoria non ci fu spazio per le foibe, un dramma esclusivamente italiano, ma non per questo motivo da ignorare ,come accadde per decenni. In effetti questo signore (non lo voglio nominare per non fargli pubblicità gratuita) ha persino ignorato che due dei protagonisti in Parlamento della legge istitutiva del Giorno del Ricordo del 2004 furono Luciano Violante e Piero Fassino che venne come Sindaco nel 2015 ad ascoltare una mia lezione su Fiume proprio all’associazione Venezia Giulia – Dalmazia di Torino. Dietro all’intera operazione ci sono i nostalgici di Rifondazione Comunista, ossessionati dal loro antico negazionismo nei confronti delle foibe che cavalcano squallidamente e cinicamente quel tema che gronda sangue, per ritagliarsi oggi, malgrado la condanna della storia, un ruolo politico. Chi specula sui morti rivela già a priori una bassezza che merita disprezzo. Il Pd deve prendere le distanze da questi personaggini in modo netto. Come anche i neo fascisti o paleo- fascisti devono smettere di strumentalizzare le foibe per scopi di partito. Tornare a rimpiangere il despota sanguinario Tito, giungendo persino a mettere in discussione le parole del Presidente Mattarella sulla pulizia etnica, è un atto di pura faziosità che va condannato, come va parimenti condannata ogni strumentalizzazione di destra. Occorre invece una mobilitazione delle coscienze libere contro i falsificatori della storia e i loro utilizzatori per ragione di parte. La storia, come ci insegnava Bloch, è innanzi tutto comprensione disincantata dei fatti. Anche chi sostiene l’insostenibile, assimilando gli esuli del confine orientale con i migranti irregolari di oggi, dovrebbe riflettere. L’omicidio recente alla stazione Termini lo dimostra in modo lampante. Gli esuli dell’esodo scapparono dalle loro case per venire a lavorare seriamente in Italia, spaccandosi la schiena. Vissero in dignitosa povertà e con il lavoro riscattarono il loro destino. Non bivaccarono mai nelle stazioni e non fecero mai nulla di illegale, malgrado la patria li abbia accolti nel peggiore dei modi possibili. Il Centro Pannunzio ricorda con orgoglio la poetessa di Zara Liana De Luca che fu sua dirigente e coraggiosa testimone oltre che vittima della tragedia di Zara, la città più martoriata, la Dresda d’Italia. Noi oggi alla demagogia dei negazionisti opponiamo la luminosa figura di Liana De Luca, docente, poetessa, straordinaria donna, pannunziana fuori ordinanza, che ci fece capire una pagina di storia che la scuola ci aveva negato.
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