Premesso che in quanto maschi, quand’anche impotenti o vegliardi, siamo tutti esposti a denunce per violenze sessuali e stupri.

Basta sbirciare da lontano un seno prosperoso, che siamo già sulla soglia della galera.

Se in una metropolitana affollata sfioriamo involontariamente un sedere, allora l’ergastolo al 41 bis è sicuro.

Premesso che rammento con simpatia e stima il comportamento di Ignazio La Russa, il quale, pur avendo un impegno urgente e pressante, rimase a lungo ad ascoltarmi, mentre raccontavo la paradossale, per non dire surreale, vicenda del comunista lombardo Ugo Citterio, condannato al Gulag, dove morì.

A Mosca, infatti, dovette rispondere del reato di “antifascismo”.

Dopo aver visto, basito e con orrore, sulla piazza rossa lo sventolio della bandiera sovietica insieme a quella nazista, espresse in pubblico un commento negativo a proposito del patto Molotov-Ribbentrop.

Era troppo antifascista – si distinse in Spagna nell’uccidere i franchisti – per approvare il nazicomunismo.

L’orecchio vigilante del PCd’I trascrisse il verbo dell’eretico – anche Togliatti dal 1939 al 1941 fu manifestamente filonazista – , delegando all’NKVD il compito di sanzionare il nemico del popolo… nazista.

Dopo tali premesse, però, non posso fare a meno di registrare per l’ennesima volta quanto il familismo possa annebbiare il cervello.

Caro Ignazio, tu sei presidente del Senato, seconda carica dello Stato. In caso di gravi problemi di salute di Sergio Mattarella, ti toccherebbero l’onore e l’onere del Quirinale pro tempore.

Se una fanciulla denuncia tuo figlio Leonardo per stupro, il minimo che puoi fare è stare zitto, glissare,  magari pregare,  affidando il pargoletto ad un valente avvocato.

Certo, essendo figlio tuo, il rischio di un massacro da parte del circo mediatico-giudiziario è prevedibile, ma tu, saggiamente, dovresti restare assorto e muto.

Invece no, il virus del familismo, non dico amorale, ma invero impolitico e stolto, ti sospinge sul baratro delle dichiarazioni ammatula e suicide.

Con la morfologia e la sintassi a minchia familista, a bocca spalancata – giusta misura per la canna delle mitragliette di Conte, Schlein, Soumahoro, De Benedetti, Repubblica, Procure – , hai messo in dubbio la versione della presunta vittima, precisando la sua cocainomania.

Poi,  excusatio non petita, accusatio manifesta, hai messo le mani avanti, aggiungendo che tuo figlio Leonardo in vita sua non ha mai sniffato.

Tutto codesto harakiri sulla base delle parole del ragazzo.

Magari il figliuolo ti ha confidato la verità, magari è incolpevole, magari non ha mai fumato neanche una MS.

Tuttavia, dovresti sapere che spesso i figli nascondono ai genitori vizi, stravizi e dipendenze.

Il familismo che acceca non ti ha illuminato nemmeno un secondo sul danno che le tue esternazioni a caldo hanno arrecato all’Esecutivo Meloni e alla stabilità del centrodestra.

A questo punto, dovrai scegliere se continuare a presiedere il Senato o fare il padre premuroso e protettivo a tempo pieno.

La seconda carica dello Stato ha ben altro a cui pensare che rimboccare le coperte al pargoletto.

Giancarlo Lehner