Se la cerimonia non ha uno stretto e formale valore statale (ad esempio, nella cerimonia del 2 giugno) i principi regnanti e i cardinali precedono gli appartenenti alla prima categoria delle cariche pubbliche (presidenti delle due camere, presidente del consiglio, ecc.) e seguono immediatamente il Capo dello Stato. Il vertice della gerarchia cattolica è rappresentato dal Sommo pontefice. Seguono, il collegio cardinalizio, i nunzi apostolici, i patriarcati, gli arcivescovi maggiori, le arcidiocesi e le diocesi, ecc. In una cerimonia pubblica dello Stato, provvederà il cerimoniale del Governo a disporre il piazzamento più idoneo per i Cardinali. Il vescovo della diocesi rientra nella quarta categoria delle cariche pubbliche. Segue, nell’ordine delle precedenze, in sede: il prefetto, il sindaco, il presidente della provincia e il presidente della Corte d’appello. Alle cerimonie religiose, alle quali partecipano in forma ufficiale, le cariche pubbliche non si genuflettono e non baciano l’anello del vescovo in segno di devozione: essendo i rappresentanti di tutta la cittadinanza, astenersi è una forma di rispetto verso chi professa idee politiche e religiose differenti dal primo cittadino o dal presidente della provincia. I quali, al momento del saluto, piegheranno brevemente il capo stringendo la mano dell’autorità religiosa. Alle lettere formali di rappresentanza poco si addicono gli strumenti moderni di comunicazione: posta elettronica via fax o computer. Per ragioni di stile e di privacy, gli scambi di messaggi si apriranno con l’appellativo corretto al destinatario. L’individuazione non è sempre facile, si rischia di fare confusione e dimostrare di non conoscere il Cerimoniale e il Protocollo. Nel caso si scriva ad un Cardinale, l’appellativo è Signor Cardinale; ad un Vescovo, Signor Vescovo. Nel testo, rispettivamente: Vostra Eminenza reverendissima e Vostra Eccellenza reverendissima. Eminenza ed Eccellenza reverendissima possono usarsi nel vocativo solo nelle lettere non ufficiali. Per il Papa, l’appellativo è: Santità, Santissimo o Beatissimo Padre. Vostra Santità nel testo. I saluti possono essere cari, cordiali, distinti, deferenti. Nel caso siano rivolti a religiosi, sono devoti. Le lettere formali impongono la conclusione del testo con una formula di cortesia. In linea di massima, alle personalità ecclesiastiche si indirizzano espressioni dei miei sentimenti devoti.
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