di Maria Luisa Alberico e Marco Servetto
E’ ormai tradizione, da molti anni, che una estiva serata “alassina”, in questa edizione mercoledì 7 agosto, sia dedicata, da parte del Centro Pannunzio Nazionale e Ligure, in collaborazione con il Comune di Alassio al conferimento del Premio Pannunzio Alassio 2024, del Premio Ennio Flaiano Alassio 2024 e del Premio Mario Soldati Alassio 2024.
Quest’ anno i premi Mario Pannunzio 2024, Ennio Flaiano 2024 e Mario Soldati 2024, sono attibuiti a personalità di rilievo scientifico, il prof. Massimo Conio, medico gastroenterologo di fama internazionale, del mondo accademico, la prof.ssa e ricercatrice Jaqueline Visconti, docente di Linguistica presso l’Università di Genova, e dell’ambito sportivo, Roberto Bettega, campione e dirigente sportivo.
Mario Pannunzio, Ennio Flaiano e Mario Soldati sono stati tre grandi personaggi, che hanno dato lustro alla cultura, allo studio e all’impegno intellettuale del secolo scorso e sono le tre figure che il Centro Pannunzio ha, anno dopo anno, scelto”, per dimostrare, l’apprezzamento, la stima e la considerazione nei confronti di uomini e donne che si sono distinti, a livello nazionale e sul territorio, nella loro opera professionale, sociale, scientifica, politica, di ricerca, artistica.
I nomi di riferimento dei Premi ci parlano di tre personalità che, ciascuna nel proprio ambito, in un’atmosfera storica tuttavia comune, avendo infatti conosciuto il significato, il gravame, le tensioni, le contraddizioni, le atrocità di un’epoca, il fascismo, e la successiva rinascita nazionale nel dopoguerra, hanno operato in modo da tutelare, valorizzare, esprimere il proprio talento prendendo le distanze da convenienze e sudditanze, coltivando la propria libera espressione. Grandi personalità accomunate inoltre dalla straordinaria complessità dei rispettivi percorsi culturali e intellettuali, ciascuno di essi volto ad esplorare a vasto raggio gli aspetti della società, dei sentimenti umani, della creatività artistica.
Mario Pannunzio nasce a Lucca nel 1910 e muore a Roma nel 1968; è giornalista, critico letterario, raffinato intellettuale. In anni difficili e tribolati, la sua posizione di antifascista collima con quella di antistalinismo, perseguendo una politica e un’impostazione sempre improntata al liberalismo delle idee, al di là delle esacerbate o meno fazioni politiche. Lavora alla rivista “Omnibus”, fondata da Leo Longanesi, scrive articoli per svariati quotidiani, dirige “Risorgimento Liberale”, che diventerà poi organo ufficiale del ricostituito Partito Liberale Italiano.
Ma la sua più grande creatura è senza alcun dubbio la rivista “Il Mondo”, il cui primo numero esce nel 1949: “Il Mondo” diviene in breve tempo un centro di aggregazione e di trasmissione delle istanze intellettuali del periodo. Numero e qualità dei collaboratori e dei temi affrontati lo rendono di fatto un soggetto politico informale, che dall’esterno delle istituzioni si pone come interlocutore privilegiato, fornendo un valido esempio al Paese (almeno in una forma che ne consentisse influenza) di “giornalismo d’opinione”. L’idea è dunque quella di realizzare una “terza forza”, liberale, democratica, laica, allargata a una parte dei socialisti, capace di inserirsi come alternativa tra i due grandi blocchi usciti dalle elezioni del 1948, quello democristiano e quello comunista, quindi una terza forza antifascista, anticomunista, anticlericale.
Pannunzio è tra i fondatori, nel 1955, del Partito Radicale. Nel 1968 viene istituito, su iniziativa di Arrigo Olivetti, di Mario Soldati e di Pier Franco Quaglieni, il Centro Pannunzio che, nelle sue molteplici attività e iniziative, ne ricorda la figura e ne tramanda le idee e gli insegnamenti.
Ennio Flaiano nasce, come Mario Pannunzio, nel 1910 a Pescara e muore a Roma nel 1972; è giornalista (scrive anch’egli per “Omnibus” e per “Il Mondo”), sceneggiatore per il cinema (collabora con grandissimi registi quali Fellini, Blasetti, Zampa, Lattuada, Monicelli, Risi, Antonioni, Germi, Petri, Rossellini, De Filippo ed altri ancora) e per il teatro, è fine intellettuale, scrittore, aforista di fama mondiale.
Fondamentale per lui è l’esperienza letteraria; Flaiano è un fine e ironico osservatore degli aspetti della vita, ma è anche acre e tragico al tempo stesso, produce opere narrative e varie prose tutte percorse da un’originale vena satirica e un vivo senso del grottesco, attraverso cui vengono stigmatizzati gli aspetti paradossali della realtà contemporanea. Nei suoi scritti e nei suoi sorprendenti aforismi scopriamo il racconto dell’Italia e degli Italiani nelle loro molteplici sfaccettature: un popolo ingegnoso e disincantato, forse troppo, tanto da scambiare ancora o troppo spesso la furbizia per intelligenza. La sua scrittura ha sviscerato, sferzato e irriso i nostri vizi e le nostre virtù e lo ha fatto in nome di una fede profonda e assolutamente personale nella parola.
” Io credo soltanto nella parola . La parola ferisce, la parola convince, la parola placa. Questo, per me, è il senso dello scrivere“.
Una personalità complessa, inclassificabile, uno scrittore che si definisce, provocatoriamente, non-poeta e autore di non-romanzi, che vince nel 1947 il Premio Strega con Tempo di uccidere.
Ci manca Flaiano, manca una voce come la sua “in questi tempi incerti e confusi, in questo “autunno” del mondo tra crisi globali e perdite d’identità, tra opportunismi e nuove barbarie.”come scrive Ivano Mugnaini.
Mario Soldati nasce a Torino nel 1906 e muore a Tellaro nel 1999. Come si è detto, è strettamente legato al Centro Pannunzio, essendone uno dei fondatori e ne è presidente dal 1980 al 1997 e poi presidente onorario fino alla morte. E’ giornalista (scrive anche sul “Mondo”), scrittore, saggista, regista, sceneggiatore, autore televisivo, grande esperto di enogastronomia.
Altrettanto articolata quindi la vicenda intellettuale ed artistica di Mario Soldati, un torinese che amava profondamente Torino e che la raccontò nei suoi romanzi, così come evocò a vivide tinte, in tutte le sue opere, i Gesuiti, Gobetti, l’America, il cinema, la letteratura, le donne, l’Italia di provincia, Roma, Milano, Tellaro, l’ultimo suo rifugio nella Liguria di levante, forse la più autentica. Ha saputo, da giornalista di razza, utilizzare il mezzo televisivo per raccontare al più vasto pubblico i libri, i vini, i cibi genuini, la critica d’arte, il calcio, la sua passione per la Juventus e tanto altro ancora.
Una vita, la sua, che Pier Franco Quaglieni ha fatto emergere tratteggiandone i vari risvolti nel suo “Mario Soldati. L’invenzione della gioia”. Si perché accanto al rigore intellettuale, alla solidità di un comportamento che non accetta compromessi, la vita di Mario Soldati è stata davvero un inno alla gioia di vivere. Vivere per esaltare tutti gli aspetti dell’esistenza: la creatività letteraria e cinematografica, il gusto dell’amicizia e le gioie dell’amore, il piacere di comunicare e far conoscere gli aspetti più coinvolgenti della nostre tradizioni enogastronomiche, il tutto sempre con quel sorriso, che è di chi comprende e assolve le umane debolezze.
Il Centro Pannunzio nel tempo mantiene viva questa eredità fatta di libera espressione, confronto delle idee in vista di una maggiore comprensione della realtà, nel convincimento che per coloro che condividono idealità e finalità del Centro valga la frase di Gustav Mahler: “La tradizione non è culto delle ceneri, ma custodia del fuoco”.