Una studentessa o uno studente marinano sistematicamente la scuola? Quando si concedono all’aula scolastica, ignorando che in quei luoghi si dovrebbe studiare per apprendere il minimo sindacale di un bipede appena disceso dal ramo, collezionano gravi insufficienze nelle discipline più importanti? Ebbene, si tratterebbe di bocciature strameritate. Tuttavia, eventi meta-umani intervengono in soccorso dei somari militanti.
Magari, c’è un genitore randellatore, uno scolaro accoltellatore, oppure compagnucci che fucilano a pallini l’insegnante, di modo che i professori irretiti e spaventati siano indotti a dar retta a decenni di ministri della pubblica distruzione, annunciatori della buona novella: bocciare mai, altrimenti il pupo si affligge, mentre mamma e papà potrebbero drammaticamente interrogarsi sullo zero assoluto della propria genitorialità.
Se il consiglio di classe, poi, un tantino incerottato e molto buonista/cattocomunista, regala addirittura il 9 in condotta ai fannulloni fucilatori, allora siamo alla festa degli alberi, ovvero alla gioventù avviata pedagogicamente a risalire sui rami.
D’altro canto, avrebbero potuto arrivare sino al 10 o al 20, visto che un numero vale l’altro e nessuno significa qualcosa in codeste pagelle ignoranti.
Viene alla mente la sentenza (anno 2021) della casta faraonica in toga, che ha reso anche il 7 in condotta ottimo viatico per la promozione.
Pure col 6 nulla osta. Bisogna far saltare in aria un edificio scolastico per provare a farsi respingere.
Nei casi rarissimi di discenti respinti, c’è sempre la risorsa provvidenziale del TAR, che, secondo la legge bronzea del CSM e dell’ANM (supplire, sostituire, invadere, esondare sempre e comunque) soccorre gli insufficienti cronici.
Infatti, non sono rari i casi di toghe che, disarcionando dalla cattedra gli insegnanti, esercitano un’improvvisata libera docenza buonista, annullando le bocciature.
Del resto, se vuoi far diventare isterico un magistrato, basta citargli ad alta voce Montesquieu (Les Juges sont la bouche de la loi).
Applicare la legge? Ma quando mai!
Perché, dunque, stupirsi se nei confronti di un Esecutivo deciso a riformare la giustizia e magari a rendere onore a Montesquieu, la casta dei glossatori creativi interpreta, invade, esonda, sostituendosi a Giuseppi, alla Schlein, a Landini, a Soumahoro?
La Costituzione di fatto, del resto, detta: l’Italia è una Repubblica oligarchica, fondata sulle glosse delle Procure. La sovranità appartiene alla magistratura, che la esercita come le pare e piace.