Premessi l’insofferenza e il disgusto per la martellante, fanatica, scriteriata propaganda interventista a reti unificate somministrata quotidianamente dai media nazionali, con relativo scontato quanto fallace corollario di presunzione di infallibilità, e di unanimità di opinioni, viene immediato osservare come detto schieramento sia frutto di pregiudiziali ideologiche e asservimento a scelte politiche atlantiste in totale spregio di ogni analisi storico-politica et considerazione degli interessi nazionali ed europei. La propaganda in un paese impegnato in un conflitto, ci può stare. Ma in un paese terzo no, in questo caso è solo genuflessione acritica verso quella che si ritiene la parte forte. Il famoso carro del vincitore. Superfluo osservare come in passato l’Italia abbia talora sbagliato clamorosamente questo esercizio di opportunismo, ragione per cui una qualche prudenza si imporrebbe. Pare che decenni di libertà di pensiero e di parola, di articoli 21, di luoghi comuni e di estremismi del politicamente corretto, abbiano prodotto financo l’incapacità di fare ricorso a un po’ di sana real politik. Con chi ci conviene avere buoni rapporti, con i russi o con gli ucraini? (ucraini chi?). Non è cinismo, è solo un minimo di realismo. Nella consapevolezza che nessuno è geneticamente buono o cattivo. Neppure noi. E’ evidente che la domanda non è la scelta tra russi e ucraini, bensì tra russi e americani. Ma come è stato detto autorevolmente dalla dirigenza cinese, la guerra non conviene a nessuno. Forse giova solo ai fabbricanti di armi. E a maggior ragione non conviene se si rischia il conflitto atomico in Europa. Un po’ di prudenza si imporrebbe. Ne tenga conto chi soffia sul fuoco e alimenta il conflitto. A proposito, quali sono i paesi fabbricanti di armi? Le ultime dichiarazioni dell’amministrazione americana non sono solo drastiche, bellicose, provocatorie … sono oltre, sono oscene, estremiste, estranee alle relazioni tra Stati. Sono, tra l’altro, anche un pessimo biglietto da visita per le democrazie. Come buttare benzina sul fuoco e mettere a rischio la pace mondiale. Evidentemente gli Usa si ritengono parte in causa in questo conflitto, come dimostrato del resto dalla fornitura delle armi, e non vogliono che la guerra finisca troppo presto. Quando c’è un conflitto e si vuole la pace, si cerca di dividere i contendenti, non si fa il tifo. A proposito, che ne è dell’ONU e dei suoi valori di pace planetaria? Non pervenuto. Certo accostare il pacifismo agli americani è storicamente blasfemo, una contraddizione in termini. Come la pax romana. Si disse, al tempo dell’atomica su Hiroshima, che era fatto per evitare il protrarsi della guerra, cosa che avrebbe provocato tante altre vittime… c’è da augurarsi (in primo luogo per gli ucraini) che col fornire armi e alimentare la guerra non si provochi il risultato di indurre anche Putin a una scelta di quel tipo! Gli equilibri della Guerra fredda avevano sempre retto. In Europa, occidentale e orientale, non si era mai trovato un paese disposto a sacrificarsi per l’Occidente in un conflitto con la superpotenza sovietica o russa che fosse. Ora si è trovato Zelenski (il più sprovveduto? ambizioso? criminale?), che non ha esitato a portare alla rovina il suo paese. Ma il punto per noi è un altro: è lo schieramento atlantico a favore del protrarsi del conflitto. Facile essere guerrafondai sulla vita degli altri, ma qui la domanda è: si vuole la catastrofe in Europa?
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