La Giunta Regionale del Piemonte ha predisposto un nuovo regolamento per le borse di studio universitarie, prevedendo la revoca del beneficio a chi trasgredisce ai regolamenti, commette reati o viene arrestato in una manifestazione.
Forse può sembrare una norma troppo rigida almeno per chi venga arrestato perché nella confusione di una manifestazione senza distanziamento sociale, le responsabilità individuali vanno accertate in altra sede. Ma il
principio è giustissimo perché chi ha comportamenti non conformi non deve fruire di borse di studio. Sarebbe un non senso che ne possa fruire. Le recenti devastazioni di locali
universitari e gli scontri violenti scoppiati prima della pandemia al Campus Einaudi sono solo l’ultimo episodi che ricordano il ‘68.
All’ Università si va soprattutto per studiare, magari anche per socializzare, ma si deve andare non per trasgredire alla legge.
E il nuovo regolamento, voluto dall’assessore Chiorino che dimostra anche in questa occasione coraggio, non fa che riflettere questo principio che non dovrebbe essere messo in discussione, perché è un principio di elementare buon senso.
Chi ricorre alla violenza va sanzionato anche nei benefici oltre che dal rigore della legge. Appare davvero strano che il
Rettore del Politecnico Saracco dissenta sulla norma anti-violenti, sostenendo che l’istruzione è un pilastro del recupero di chi sbaglia. Con questo ragionamento, che pure è giusto in linea di principio, si rischia di premiare con borse di studio non i “capaci e meritevoli“ come stabilisce la Costituzione, ma chi
si lascia andare alla violenza fisica e alla devastazione di beni pubblici come i locali dell’ Università.
Con il permissivismo non si crea nulla di buono. Le regole della convivenza civile dovrebbero caratterizzare naturaliter gli studenti dei nostri atenei. Il ‘68 dovrebbe essere davvero tramontato in un Paese che sta uscendo faticosamente dalla pandemia. E’ un esempio nazionale che dovrebbe ripreso a tutela degli studenti impegnati nello studio e contro lo sperpero di denaro pubblico a favore di giovani che non meritano con i loro comportamenti violenti nessun sussidio.
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