Jano  Gangi era di origini siciliane, orgogliosamente siciliane, come ha ricordato Salvatore Vullo, suo amico e conterraneo di Marianopoli, ma arrivato ad Alassio come tanti siciliani che scelsero preferibilmente Albenga, per vivere una nuova vita di speranza, si era innamorato della Baia del Sole. Prima fu barbiere che si affermò con una straordinaria clientela di  vip che lo portò a lavorare anche al Festival di Sanremo da coprotagonista di un’epoca irripetibile, di cui Jano è stato uno degli ultimi testimoni. Poi la creazione del ristorante “Galeon”, un luogo magico di Alassio, sempre accogliente con tutti. Qui d’estate con i concerti in piazza Beniscelli faceva rivivere la “dolce vita” alassina, i mitici anni ‘60. Era bello cenare all’aperto ascoltando cantanti e canzoni che facevano rivivere la spensieratezza di un mondo che non c’è più. Jano era l’anima del suo locale come lo fu un altro alassino immigrato dal Sud che  gestiva il ristorante da Joseph. Chi ha trascorso almeno una parte delle sue estati ad Alassio non potrà dimenticare questo gentiluomo siciliano che nelle sue idee è stato sempre  coraggiosamente controcorrente perché insofferente di una sinistra manichea. Lo ricordo dopo le mareggiate che sapeva con prontezza ripristinare il suo locale prima di tutti e lo ricordo nei due anni di pandemia durante i quali seppe tener aperto il “Galeon” che navigava nel mare tempestoso del Covid avendo al timone un capitano esperto ed appassionato. Lo  ricordo nei suoi interventi su  Facebook in cui presentava alcune sue specialità, scrivendo ironicamente: io vi prendo per la gola. E’ stato un grande lavoratore e un grande alassino che ha contribuito, molto meglio di altri  ingiustamente più famosi, a tenere alto il nome di una “Alassio da mangiare e da bere“ davvero indimenticabile. Stefano Pezzini è riuscito a parlarne in modo magistrale con commozione e anche con ironia. Il Centro “Pannunzio“ gli conferì il Premio di Alta Gastronomia “Mario Soldati” di cui Jano andava fiero. Noi siamo certi che il “Galeon “ possa continuare a navigare in acque tranquille perché Jano ha lasciato un’ impronta destinata a rimanere come un “marchio di fabbrica” indelebile. Come  Roberto Baldassarre  fu grande protagonista della vita culturale, Jano è destinato a restare il simbolo di una Alassio che sa essere coerente con il suo passato. Non si tratta di un turismo mordi e fuggi, quello che Jano ha accolto, ma di un turismo buono che tornava da lui con la fiducia meritata sul campo per lo stile di un’accoglienza sempre cordiale.  Altri sono stati celebrati esageratamente nel campo della ristorazione, mentre Jano ha sempre saputo offrire una cucina d’eccellenza senza fronzoli fatti di chiacchiere inutili. Il suo ricordo è destinato a restare e tanti sono rimasti impietriti nel dolore alla notizia della sua morte crudele.