Baricco ha parlato in un suo articolo dell’importanza di essere oggi AUDACI. Ed io mi affianco a lui perché questa riscoperta della nostra umanità dovrà divenire sempre più valore, forza lavoro del nostro domani, un punto di riferimento fondamentale su cui noi costruiremo castelli, erigeremo comunità di speranza. Quella umanità che ci aiuta a vedere nell’altro un nostro simile; un uomo dalle semplici doti  anche quando riveste cariche sociali  importanti perché rappresenta il testimone etico.

La giornata di ieri, 27 marzo 2020, è data emblematica in tal senso, abbiamo incontrato esempi di valore etico in passaggi successivi che hanno saputo conquistare i nostri cuori.  Alle 18 sul primo canale RAI abbiamo misurato il rigore e la presenza autorevole del nostro Padre Francesco che non si piega davanti a simile dura prova e la postura del corpo lo comunicava molto bene; Padre spirituale che ha usato parole franche verso il Suo popolo invitandolo a guardare oltre la coltre dell’apparenza, dell’egoismo e della supponenza individuale per non continuare ad erigere muri che tanto hanno creato divisioni in questi ultimi nostri anni e danni alla Comunità di Destino. Il santo Padre ha spinto, attraverso la parola,  il suo popolo ad un “ segno audace” per imparare ad essere  portavoce di ideali legati all’amore fraterno e a quello spirituale che va riconquistato per divenire, noi, emolumenti , per farsi  più fecondi e capaci di creare monumenti di solidarietà e non steccati di frantumazione ponendoci gli uni contro gli altri.  

E ancora, ieri, il Presidente Mattarella che nel suo gesto umile ma unitario ci ha ridestato alla appartenenza umana attraverso un suo gesto così semplice ma esemplare nella sua traduzione, ha portato la mano al ciuffo ribelle che gli scomponeva la forma usuale della capigliatura per sottolineare l’impotenza di tutti noi ad esercitare anche normali forme di cura di sé che in questo periodo, per restrizioni funzionali, non possono essere esplicitate; invitando, poco dopo nel Suo discorso, ad un atto di coraggio individuale e collettivo per proseguire su questa strada della cooperazione per atto di civiltà, in una coesione di fermezza costante che ci veda impegnati tutti in prima linea per un lavoro sanante di cui erediteremo una forza rigenerante e propulsiva. 

Audacia che va riscoperta anche in piccoli gesti di coraggio attraverso una nostra resilienza evocativa che deve divenire “ urlo aggregante” , corale in un popolo che desidera fortemente uscire da questo periodo con statuarie capacità future, nuove  e solenni nelle loro modalità di appartenenza

Una giornata dove la parola “ Audacia” si percepisce come Onda trasformativa e capacitante . Nella costruzione del nostro domani il mondo non potrà essere più quello di prima e ognuno di noi avrà cura di se stesso e degli altri solo se prenderà posizione etica, se imparerà a dire con discrezione e educazione, ad usare anche il linguaggio emotivo che è fatto di parola e di espressione: ci siamo negati a noi stessi per troppo tempo alterando così anche le nostre relazioni con scarsi benefici come abbiamo tutti sotto gli occhi. Un linguaggio sentimentale ( la tanto consacrata educazione sentimentale citata da Galimberti) dove ognuno di noi dovrà imparare a dare parola al nostro dolore , alla sofferenza di questi giorni per elaborare questa grande fatica emotiva che dovrà essere vista, riconosciuta, accolta e trasformata in valore di appartenenza e in memoria evolutiva . Solo così il dolore può frantumarsi e indurci nel tempo ad essere più liberi e consapevoli. Solo imparando a dare parola alle fatiche e alle fragilità di questi nostri giorni potremo guardare al nostro futuro con occhi benevoli e lungimiranti. Questo scatto di audacia nell’essere presenti quotidianamente a se stessi ha bisogno di un suo alleato: il coraggio. Dovremo superare quella soglia di viltà e di indifferenza che ci ha sempre accompagnati in questi ultimi anni di contrasti eclatanti per essere uomini cambiati, arsi dentro dal sacro fuoco che ci scorpora come entità a se stanti ma presenti a noi stessi  prendendo posizioni etiche funzionali e gratificanti a beneficio di tutta la collettività; imparando gli uni dagli altri il linguaggio emotivo che è sempre legato a personalità sane e forti per costruzione interiore. La

profondità dell’anima, la sensibilità del singolo è sempre valore aggiunto e da riscoprire nella sua sacralità,   forma propulsiva e dignitaria e non più procrastinabile. Quel valore aggiunto che ci rende meritevoli e pregevoli, o all’opposto, miseri e deplorevoli. Oggi dobbiamo  andare alla ricerca del nostro senso virtuoso. La storia e la natura ce lo impone.   

Scritto da Sonia Scarpante Presidente Associazione “ La cura di sé” www.lacuradise.it