Mi tocca constatare, ancora una volta, il ricorrente atteggiamento di una certa parte dello schieramento politico e dell’intellighenzia ad essa ispirata, incline al linciaggio mediatico del malcapitato di turno. Nella fattispecie mi riferisco al Prof. Alessandro Orsini, che per chi non lo sapesse, è il fondatore e direttore dell’Osservatorio sulla Sicurezza Internazionale della LUISS e del quotidiano Sicurezza Internazionale. Il sorridente e ammiccante docente, il 3 di marzo è stato ospite in trasmissione sulla La7, per dire la sua sul più grave conflitto europeo dopo la Seconda guerra mondiale e da lì sono cominciate le ipocrite e indignate prese di distanza. Purtroppo il professore non è solo in questo linciaggio, perché preceduto da un altro capro espiatorio, il bravo e competente inviato RAI Marc Innaro, di cui parlerò più avanti. Nella ormai consolidata sceneggiatura delle patrie drammaturgie, il sorridente, pacato e senza-peli-sulla-lingua accademico, deciso e tagliente nonostante l’aspetto ciuffuto da teen ager, ha suscitato cori di scandalizzati dissensi tra i suddetti personaggi, che hanno gridato: cacciate l’accolito putiniano! Da quel momento si è scatenata la bagarre mediatica, che come sempre ha diviso l’opinione pubblica tra chi ne condivide le convinzioni (che in verità mi sono sembrate più analisi da studioso super partes…) e chi lo considera un filo aggressore e ne vuole il pubblico misconoscimento. Da lì in poi, dopo le interrogazioni politiche e le indignate richieste di alcuni partiti, tra cui PD, DEM e Renziani (che lo hanno accusato di fare propaganda a Putin con i soldi del servizio pubblico), i direttori di testate con cui collaborava –vedi Il messaggero- hanno rescisso il contratto e la RAI ha disdetto l’accordo di Orsini con Cartabianca (mentre l’ateneo per cui insegna lo ha “solo” censurato). Insomma Orsini è stato messo sotto accusa a causa delle sue opinioni non allineate, che riguardano le effettive responsabilità di questa guerra, cosa che uno studioso può permettersi di affrontare con spirito critico e da un’altra prospettiva e non secondo indicazioni main stream (ricordo che purtroppo l’Italia è al 41° posto nell’ultima classifica stilata sulla libertà di stampa). Fortunatamente molti hanno apprezzato il suo tentativo di dare una lettura diversa dei fatti e non condividono le estremistiche prese di posizione di alcuni Media, nel tentativo di aprire un dibattito onesto. La colpa sostanziale di Orsini è aver detto che la Nato, gli USA e l’Unione Europea hanno molte responsabilità politiche nel conflitto e che la stampa allineata evita di evidenziarle, e che se Putin ha sbagliato ad invadere l’Ucraina, l’Alleanza Atlantica ha alle spalle anni di “manovre militari” inopportune. In tutta onestà intellettuale alcune sue affermazioni hanno prestato il fianco ad una errata interpretazione, facendolo passare per colui che giustifica le azioni russe, ma si sa, non è facile in un talk show argomentare questioni così complesse, con i giusti termini. Stessa sorte, dicevo poc’anzi, è toccata al giornalista RAI Mark Innaro, inviato a Mosca, colpevole per la solita schiera partitica di aver messo l’accento sulle responsabilità della Nato –ha mostrato le immagini dei suoi confini dopo la caduta del muro di Berlino e quella di oggi-. Inoltre il giornalista ha dato informazioni, a detta dei suoi accusatori, esclusivamente riportate dalla TASS e quindi di regime. Innaro è stato oscurato e poi tutti i corrispondenti dalla Russia fatti rientrare, azione che ha fatto infuriare il sindacato USIGRAI che ha parlato di scelte volte ad impedire che trapelino notizie non gradite all’establishment politico (l’Italia è l’unico paerse a non avere inviati nella patria degli Zar..). Lascio al lettore ogni giudizio su quanto esposto ma devo chiudere con rammarico pensando che in un paese democratico e libero, il diritto all’informazione è sacrosanto, come pure la libertà di espressione, cosa che invece non pare essere vera, perché chi è fuori dalla vulgata ufficiale, viene di fatto censurato.