Il 2024 rappresenta l’anno del bicentenario del Museo Egizio, che per l’occasione ha messo in atto una grande trasformazione degli spazi espositivi, in parte inaugurati nel 2024 e che saranno restituiti ai visitatori in nuove vesti nel 2025. Già completamente ristrutturata la Sala di Nefertari e di Deir el Medina, mentre la nuova Galleria dei Re e il Tempio di Ellesiya apriranno a giorni, il 20 novembre.

Si tratta di un nuovo rifacimento basato su un approccio innovativo e tecnologicamente avanzato, che consentirà di migliorare l’accessibilità della collezione e l’interazione con il pubblico. Stiamo parlando del museo più antico a livello mondiale dedicato alla civiltà del Nilo, fondato nel 1824, considerato per valore e quantità dei reperti (oggi ne conta più di 37.000), il più importante al mondo dopo quello del Cairo.

Il Direttore del Museo Christian Greco, 54 anni, ha animato con carattere e competenza tutti gli appuntamenti di questo lungo anno di celebrazioni e continuerà a farlo sino al completamento dei lavori nel 2025. Nominato per questo delicato incarico a un’età da record per l’Italia, 44 anni, travolge con un mix di passione, curiosità e talento. Che tuttavia sarebbero impressioni passeggere senza due qualità sempre più desuete, da lui fieramente rivendicate: spirito di sacrificio e l’ostinazione di dedicarsi a un sogno:

“Ho sempre voluto fare l’egittologo. L’ho desiderato sin da quando avevo 12 anni. I miei genitori mi portarono in Egitto, e lì, davanti all’emozione incredibile della Valle dei Re, guardai mia madre e le dissi: Da grande farò l’egittologo”. Persona affabile e disponibile, risponde sempre volentieri a che è interessato al suo lavoro e alle attività del Museo:

“La storia della collezione comincia nel ‘600, quando una tavola bronzea di epoca romana, detta Mensa Isiaca, fu salvata dai Lanzichenecchi durante il sacco di Roma del 1527 e comprata nel 1592 dal duca di Mantova, Vincenzo I Gonzaga. I signori lombardi la vendettero ai Savoia nel 1628 e così la Mensa Isiaca giunse a Torino, divenendo il primo pezzo della collezione che sarebbe diventata una tra le più importanti al mondo; così nacque nei Savoia l’amore per l’Egittologia. A metà del ‘700 i reali piemontesi inviarono nel paese nordafricano un appassionato egittologo di Padova, Vitaliano Donati, che scavò reperti per la collezione di Torino. Nel 1799 i Savoia furono costretti a consegnare la Mensa Isiaca alla Francia, perché durante la campagna d’Egitto Napoleone rimase folgorato da quella civiltà, incaricando l’archeologo Champoillon di portare in patria più oggetti che poteva, compresi quelli già presenti in Europa. Quando cadde il regime napoleonico, la tavoletta venne restituita a Torino e collocata nell’Accademia delle Scienze, prima casa del Museo Egizio. All’inizio dell’800 scoppiò la moda del collezionismo di antichità ovunque; fu così che Bernardino Drovetti, console di Francia durante l’occupazione in Egitto, collezionò oltre 8.000 pezzi tra statue, sarcofaghi, mummie, papiri, amuleti e altri “ambaradan”, come si dice a Torino. Nel 1824 il Re Carlo Felice comprò la grande collezione per la cifra esorbitante di 400.000 lire, tantissimi soldi per l’epoca. Con questo materiale e la collezione Donati, nel 1832 Drovetti fondò il primo Museo Egizio del mondo. A fine Ottocento l’allora direttore del museo, Ernesto Schiaparelli, comprò altri reperti e andò a seguire egli stesso gli scavi in Egitto; così negli anni Trenta la collezione arrivò a contare oltre 30.000 pezzi dei 37.000 attuali”.

In questi 10 anni Christian Greco ha fortemente voluto e promosso i progetti di ristrutturazione e riorganizzazione del percorso museale del 2014-2015 e del 2023-2025; ha inoltre promosso la realizzazione di numerose mostre temporanee e itineranti, l’organizzazione di convegni e workshop e progetti di inclusione sociale, sviluppando contemporaneamente collaborazioni con musei, università e istituti di ricerca, in ambito sia nazionale che internazionale.

“Sono nato in Italia, mi sono laureato in Lettere Classiche a Pavia, poi in Egittologia a Leiden e ho conseguito un dottorato in Egittologia a Pisa. Prima di assumere la direzione del Museo Egizio, sono stato curatore della sezione egizia del Rijksmuseum van Oudheden di Leiden e membro dell’Epigraphic Survey dell’Oriental Institute of the University of Chicago a Luxor. Dal 2011 sono co-direttore della missione archeologica italo-olandese a Saqqara”.

Insomma un grande amore celebrato da questo duecentesimo compleanno che ha reso il Museo Egizio di Torino il secondo al mondo per importanza e sesto in Italia per visitatori, con oltre un milione di visitatori nel 2023, di certo in crescita in questo 2024.

Ne vedremo delle belle insomma, perché questo giovane cattedratico, grande esperto di geroglifici, continuerà a trasferire il suo amore, la sua passione e il suo entusiasmo nelle attività del Museo e noi non potremo che goderne nelle future visite.