La morte in tarda età di Angelo Del Boca è stata l’occasione per riparlare del colonialismo fascista di cui è stato uno dei massimi studiosi, anche se Del Boca non era neppure laureato .Io ho una naturale diffidenza per chi non abbia appreso un metodo storico sicuro con studi regolari, ma è l’abitudine di tanti giornalisti quella di avventurarsi nei cammini non facili della storia. Mi è sempre apparso strano che quello che fu oggetto di critica virulenta per Giampaolo Pansa che pure si laureò con Guido Quazza, non sia mai stato considerato per il giornalista Del Boca a cui va riconosciuto il merito di essersi applicato d’impegno ai temi del colonialismo . I suoi libri non possono essere ignorati ed hanno svelato aspetti drammatici del colonialismo italiano in Libia e in Etiopia che gli storici accademici non avevano indagato . Un po’ come capitò con “Il sangue dei vinti “ di Pansa che nessuno de suoi critici ritenne di indagare prima di lui. Del Boca con agli anni era cambiato in meglio . In una recente intervista ripete due volte di non avere un animo fascista, quando parla della sua adesione alla Repubblica sociale e del suo arruolamento nella Monterosa da cui disertò nell’estate del 1944. Si arruolò per tutelare il padre anziano, ma certo quelle sue precisazioni debbono far pensare. Dalla sua opera noi comprendiamo gli aspetti nefasti del colonialismo italiano che, secondo De Boca, fu pari a quello inglese , portoghese, francese ecc. Egli vede nel colonialismo una sorta di male assoluto, concetto che gli storici non accettano perché tendono sempre a relativizzare gli eventi. Montanelli polemizzò con lui da giornalista e da reduce dalle campagna d’Etiopia ed ebbe torto, nel negare l’uso dei gas a cui Graziani fece ricorso. Ma gli studi della storica Federica Saini Fasanotti in “Etiopia: 1936-1940. Le operazioni di polizia coloniale nelle fonti dell’ Esercito italiano “ mettono in rilievo aspetti che non vennero abbastanza considerati da Del Boca, innanzi tutto l’opera pacificatrice in Etiopia del Vice Re Amedeo di Savoia – Aosta ,opera interrotta dallo scoppio della guerra nel 1940.
Se ci furono atrocità italiane, ci furono anche atrocità indicibili dei guerriglieri etiopi nei confronti dei soldati italiani. All’epoca della conquista dell’ Impero vigeva in Etiopia un regime schiavista che non può essere ignorato. La retorica fascista ha nascosto gli aspetti inconfessabili di quella campagna coloniale, ma è indubbio che gli italiani portarono anche nelle colonie scuole, strade, ospedali: un fatto indiscutibile. A Tripoli quel poco di presentabile (prima della fine drammatica del regime di Gheddafi) era stato costruito dagli Italiani quando Italo Balbo fu Governatore. Sia reso onore al giornalista del Boca per la coerenza della sua opera. A volte si è permesso persino di polemizzare con uno storico come Renzo De Felice che era oggettivamente a lui molto superiore.
Si è accusato De Felice di essersi via via “innamorato” di Mussolini nel corso dei suoi studi trentennali sul duce, sarebbe facile dire che anche Del Boca che dedico ‘ due libri al Negus e a Gheddafi, si fosse “innamorato” di un certo mondo africano .
Io ho conosciuto ex combattenti delle guerre coloniali, profughi d’Africa (penso agli Italiani scacciati da Gheddafi dalla Libia) che non stimarono (uso un eufemismo) Del Boca, che non ha considerato l’altera pars, come dovrebbero fare sempre gli storici. Ma di fronte alla sua morte provo grande rispetto perché credo nella buona fede delle sue battaglie ,un concetto che però non coincide con quello degli storici che non debbono intraprendere battaglie, ma limitarsi a raccontare e valutare i fatti con animo sgombro a pregiudizi. Gheddafi ,ad esempio, fu un ferocissimo dittatore, direi indifendibile, se non ricorrendo al machiavellismo che vede in lui chi seppe trattenere le tribù sanguinarie che si contesero la Libia dopo la sua morte. Anche il periodo coloniale italiano, che certo non intendo esaltare, ebbe a che fare con tribù libiche ancora più feroci. Il senso della storia ci impone di ricordarlo. Del Boca però ha svelato verità scomode che gli storici accademici prima di lui ci avevano nascosto o avevano omesso di indagare.
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