Grande e inaspettato successo televisivo di queste settimane si sta rivelando la nuova serie Hanno ucciso l’uomo ragno. La leggendaria storia degli 883, in cui si narrano le vicende che hanno portato alla formazione del duo pavese. Se ne parla dappertutto. Sui social, sui giornali, in tv gli esperti si domandano come la storia di due ragazzi di provincia, che si sono diplomati al liceo scientifico, possa piacere così tanto al pubblico.  Ammetto che tutto questo nuovo interesse ha risvegliato anche in me il desiderio di saperne di più. Perché Mauro Repetto lasciò il gruppo? Con chi è sposato Max Pezzali? Ma davvero Max Pezzali aveva litigato con Cecchetto? A dire il vero, ero costretta a letto convalescente, perciò avevo il tempo non solo di pormi tutti questi quesiti, ma anche di riascoltare i loro vecchi successi, così diversi nelle sonorità e nelle parole dalle canzoni adesso di moda. E, mentre riassaporavo quei vecchi lp, mi sono resa conto che gli 883 hanno messo in musica i più poetici due di picche della storia della musica. In Nord Sud Ovest Est il gringo cerca una donna che lo congeda con un bel “Adios mi amor”. In Come mai Pezzali prega una fanciulla per un sì che non arriverà mai. In Nessun rimpianto è stato piantato in asso dalla sua ragazza e ammette che “Capita che appena prima di dormire mi sembra di sentire Il tuo ricordo che mi bussa e mi fa male un po’”. Ne La regina del Celebrità narra le serate in discoteca di un giovanotto che ammira le ragazze immagine, sapendo che non le potrà mai avvicinare. E così via. A essere onesti, non sono stati gli unici a cantare le delusioni d’amore, basti pensare al malinconico Marco se n’è andato di Laura Pausini o ai più ironici fallimenti di Elio e le storie tese. Quante volte un adolescente si sarà riconosciuto in quelle canzoni? Insomma, si sapeva che nelle relazioni poteva andare bene oppure male. Una condivisione di sofferenze che faceva sentire meno soli di fronte alle sfide della vita. Mi sono domandata allora se pure gli artisti in auge in questi anni raccontino storie simili. Per documentarmi ho guardato i video (oggi non si può più pensare di ascoltare e basta) delle 60 canzoni d’amore più belle del 2024 – o almeno così prometteva il titolo della playlist. Mi ha sorpreso notare che non ce ne sia una che parli di un rifiuto, di una rottura, della fine di una relazione. In pochi casi, si riscontra un problema, ma si risolve tutto nell’arco di due minuti. E non è una questione indifferente. E, ci tengo a sottolinearlo, non è colpa della musica. Ci stiamo forse abituando a pensare che esista una vita perfetta senza problemi, in cui non ci sono brutti voti, bocciature e due di picche? Tuttavia, quando questi avvenimenti si verificano (impossibile evitarlo), ci si ritrova senza le armi giuste per affrontarli. Come può una società che rifiuta il fallimento sopravvivere a lungo?