I mezzi di informazione, in questi giorni, hanno riportato la notizia di un gravissimo episodio di violenza sessuale di gruppo avvenuto la notte di Capodanno, nella centralissima Piazza Duomo, a Milano. L’episodio ricorda, da molti punti di vista, quello omologo di Colonia, del 2016, e quanto successo a Milano induce a pensare che, da allora, poco o nulla sia cambiato. La notizia è stata oggetto di diversi commenti: da ultimo, nella giornata odierna, sul Corriere della Sera, si può leggere quello della Dottoressa Maria Carla Gatto, Presidente del Tribunale dei minori del capoluogo lombardo, che evidenzia la perdita del senso di autorità, da parte delle giovani generazioni e il senso di smarrimento dei ragazzi in un periodo dominato dalla pandemia e quello, più circoscritto, del primo cittadino di Milano, Giuseppe Sala. che qualifica i fatti come episodio gravissimo, non degno della città. Le osservazioni della Dottoressa Gatto e del Sindaco Sala sono sicuramente fondate e meditate: è indubbio che molti giovani non riconoscano alcuna autorità e abbiano subito, e continuino a subire gli effetti negativi di una pandemia che li costringe all’isolamento, alla non condivisione di esperienze e iniziative con i coetanei, ma, a mio modesto avviso, la spiegazione di quanto accaduto in questi termini è parziale. Infatti, la domanda che ancora una volta mi pongo, è perché questi giovani sentano la necessità di sfogare il loro senso di repressione, di rabbia, se così è, contro ragazze che si trovavano in Piazza Duomo per festeggiare Capodanno, e che sicuramente non pensavano che l’ultima notte dell’anno sarebbe finita così; perché accanirsi contro ragazze che mentre cercavano di difendersi venivano derise, nell’indifferenza dei presenti in piazza? Questa, a mio avviso è la domanda che è necessario porsi, sulla quale occorre riflettere, perché forse, ancora una volta, dovremo dire che tra ciò che è sempre ritenuto lecito e normale vi è la sopraffazione nei confronti delle donne, l’abuso del loro corpo senza consenso, la violenza e lo scherno durante i tentativi di reazione e difesa. Scene già viste, purtroppo, in diversi luoghi d’Italia e spesso taciute per vergogna, per il timore di subire, dopo la violenza, il triste fenomeno della vittimizzazione secondaria. La legge, il diritto, le sanzioni, sono importanti, anzi, fondamentali per una convivenza ordinata e civile, ma così come la mera indignazione umana e istituzionale, non sono sufficienti a scalfire il muro del silenzio che, spesso, avvolge questi episodi. Serve, invece, a mio modesto avviso, che ciascuno di noi, per quanto di competenza e senza inutile retorica, si assuma la responsabilità di fare quanto necessario, a livello sociale, per educare, sin dall’infanzia, al rispetto degli esseri umani e al valore della dignità della persona in quanto tale ed a contrastare un fenomeno in continua crescita, simbolo di un degrado umano e sociale davvero difficile da comprendere e accettare. Una conclusione, che vuole essere un auspicio sincero, per questo anno 2022, seppur l’anno nuovo inizi nel peggiore dei modi, anche per quanto accaduto a Milano.
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