Il 12 ottobre, lo s’imparava già alle elementari, è una grande ricorrenza, che ha sempre riempito d’orgoglio gli italiani e le comunità d’origine italiana all’estero. E’, infatti, l’anniversario della scoperta dell’America, il Columbus Day degli italo-americani. Il continente venne scoperto da un italiano e un altro italiano, Amerigo Vespucci, gli impose il nome.

Genova, la città natale dell’esploratore, festeggerà con tutta una serie di manifestazioni commemorative, culturali, sportive ecc. promosse dalla giunta municipale guidata dal sindaco Marco Bucci. S’inizia con la deposizione di una corona commemorativa sulla casa natale di Colombo e si termina con l’offerta dell’olio per la lampada votiva che arde sulla sua tomba, a Santo Domingo.

Chissà, in futuro, per quanto dureranno ancora le manifestazioni colombiane. Sì, perché i profeti della cosiddetta cancel culture, movimento che fa impallidire le più fosche previsioni spengleriane sul “Tramonto dell’Occidente”, si sono già mossi da un pezzo ed è, appunto, da un bel pezzo che il navigatore genovese è nel loro mirino, perché chiaramente razzista. Fascista non lo è ancora ma, chissà, può darsi che Mussolini o qualche gerarca fascista genovese lo abbiano esaltato in un discorso e il gioco è presto fatto, non ci vuole tanto…

In Scozia un istituto che si occupa della formazione degli insegnanti ha raccomandato che non si deve più insegnare che Colombo ha scoperto l’America. Ciò sarebbe molto offensivo nei confronti dei nativi e porterebbe (come non mi riesce di capirlo, sono evidentemente molto limitato) all’insorgere di pericolosi pregiudizi razziali. A Città del Messico sono andati anche oltre, da più di un anno hanno tolto la statua di Cristoforo Colombo, eretta nel 1877, e le autorità competenti ci hanno fatto sapere che verrà sostituita da quella di una donna olmeca. Per chi non lo sapesse, gli olmechi praticavano il sacrificio umano, cosa che il razzista Cristoforo Colombo non ha mai fatto. Lo dico così, per precisare, non vorrei che il Genovese fosse un domani accusato anche di questo.

Altre località in Liguria, in Corsica, nel Basso Piemonte, nel Piacentino, in Sardegna, rivendicano di aver dato i natali a Colombo e talvolta da essi parte qualche moderata contestazione alle cerimonie genovesi, ma non certo per antipatia nei confronti del navigatore, anzi per troppo affetto. Anche in Spagna, Portogallo e persino in Polonia ci sono persone e gruppi culturali che del grande Genovese si vorrebbero impossessare, anche lì per amore di quella figura e del giustificato orgoglio che provoca.

Nel 2010 Aldo Agosto, direttore dell’Archivio di Stato di Genova, ha raccolto (per presentarli ufficialmente in un convegno di studi a Valladolid) centodieci documenti notarili, in buona parte inediti, che testimoniano e permettono di ricostruire, con sufficiente precisione da lasciar adito ad assai pochi dubbi, le origini genovesi di Cristoforo Colombo.

Altra questione è se Cristoforo Colombo è stato davvero il primo a scoprire l’America e se l’ha scoperta “per caso” o non abbia, piuttosto,  ricevuto qualche “dritta” che gli abbia per così dire “permesso” la scoperta.

Lasciamo da parte le fantastiche vicende contenute nel Libro di Mormon, ritenuto sacro dalla Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni (i Mormoni, appunto) e da un’altra quarantina di Chiese sorte da scismi del Mormonismo originale. Nel testo sacro si narra di un’emigrazione ebraica dalla Palestina all’America e gli Amerindi sarebbero i discendenti di quegli emigrati; lasciamo stare anche le divagazioni pseudoscientifiche dell’antropologo franco-argentino Jacques de Mahieu (1915 – 1990), secondo il quale l’America sarebbe stata scoperta dai Vichinghi, dai Templari e da chissà quanti altri prima dell’“impostore” (così lo definisce) Colombo. Ho letto diversi libri di quest’autore, da quelli tradotti in italiano a quelli scritti originariamente in francese o in spagnolo. Preciso che si tratta di libri scritti in maniera piuttosto gradevole, ottimi per quando si sta in spiaggia sotto l’ombrellone, ma quanto a rigore scientifico siamo a livello di un Peter Kolosimo (anch’egli scriveva in maniera molto accattivante, devo ammetterlo). Certe idee del de Mahieu sono state riprese, in Italia, dal matematico Umberto Bartocci dell’Università di Perugia che però è “solo” un grande matematico (su questo nulla da obiettare, anzi ne avessimo di scienziati del genere), ma non uno storico, quindi le sue teorie sulla scoperta dell’America valgono quanto quelle di qualsiasi passante. Ricerche del genere sono state pubblicate anche dal giornalista Ruggero Marino (per decenni redattore de Il Tempo di Roma) in alcuni libri che hanno avuto un notevole successo di pubblico.

Mi ricordo di aver letto, in gioventù, un libro di René Guénon, “La crisi del mondo moderno”, sostanzialmente un libro di filosofia della storia. In tale libro il filosofo francese affermava che durante tutto il Medioevo tra America ed Europa esistettero comunicazioni molto più frequenti di quel che non si sospetti. Mi sono rivolto, quindi, all’amico Sandro Consolato, profondo conoscitore e studioso dell’opera del pensatore francese, il quale mi ha indirizzato, tra le altre cose, ad un libro molto serio, pubblicato in prima edizione da Mondadori nel 2013, “L’America dimenticata”, di Lucio Russo, storico della scienza. Lucio Russo, che dichiara di non aver nulla a che fare con gli autori di libri sensazionalistici, dimostra che le fonti di Tolomeo conoscevano con buona approssimazione le coordinate delle Piccole Antille e probabilmente queste informazioni provenivano dai Cartaginesi. Lucio Russo separa nettamente, senza indurre in inganno il lettore, tutto ciò che è possibile dimostrare scientificamente, da ciò che ha solo valore di ipotesi. Inoltre è sempre stato aperto a critiche ed obiezioni, delle quali ha tenuto conto nelle successive edizioni del libro.

Un’ultima novità ci proviene dall’Università di Milano, che sarebbe in procinto di pubblicare integralmente un’opera del domenicano Galvano Fiamma (1283 – 1344), cappellano di Giovanni Visconti. Egli scrisse una Cronica Universalis, ove viene nominato un continente che dovrebbe essere quello americano. La notizia gli sarebbe pervenuta da alcuni navigatori genovesi. Da qui ad arrivare a Colombo il passo sarebbe, quindi, piuttosto breve.

ACHILLE RAGAZZONI

E, per sdrammatizzare un po’ il tutto, ecco qui una canzone trentina da osteria intitolata a Colombo. Chissà se i sacerdoti del “politicamente corretto” troveranno da dire anche su questa…?