Carta canta è un modo di dire conosciuto. Ma quello che illustriamo qui di seguito non è un canto, è un inno, anzi un peana, quale solitamente non si trova tra le carte di un archivio comunale. Sfogliando un semiabbandonato Storico Registro degli Atti del Consiglio Comunale di Casanova Lerone (anno 1924), ci si imbatte in una voce che di amministrativo non ha proprio nulla. A margine del foglio, in chiare lettere, sta la precisazione:
“Conferimento Cittadinanza Onoraria a S.E. Benito Mussolini”.
È il giorno 21 del mese di maggio. Con prorompente trasporto il Consiglio si dichiara “orgoglioso di conferire” tale omaggio “in pegno di imperituro amore e disciplina” – Segue, anzi precede, la sciorinatura dei meriti di questo “Capo del Governo Nazionale – ideatore geniale del Fascismo – anima nobile e fiera di italiano – valorizzatore potente…” ecc. ecc.
Manco a dirlo, l’approvazione avviene all’unanimità, e “per acclamazione”.
Pare di vederli, i Signori Consiglieri, terminata la lettura del proclama, alzarsi in piedi e battere le mani.
Ma chi sono questi membri del Consiglio? Sindaco in testa, questo è naturale, seguito a ruota dal consigliere anziano, poi via via tutti gli altri. Contiamoli: sono dieci in tutto, Segretario escluso che, obbediente, compila il documento e firma in bello stile. Si dichiarano “sicuri di fedelmente interpretare la volontà della cittadinanza tutta”.
Proprio ne sono certi? Più nessuno è contrario o indifferente? C’è aria nuova, a nessuno è concesso dissentire. A Roma come a Casanova. E tutti quindi avanti, fiduciosi in “Sua Eccellenza”, “creatore della fortuna d’Italia, strappandola agli artigli rapaci di politicanti inetti ed ambiziosi”.
C’è proprio tutto. Un quadro da spedire al Capo del Governo Nazionale per sua soddisfazione. E soddisfatti i nostri Consiglieri, che a serata conclusa fanno ritorno alle loro abitazioni, nel paese e nelle varie frazioni. Anche i due di Marmoreo riprendono la strada del ritorno. Puntano dritti in ripida salita, diretti a piedi verso “Case Soprane” e verso “la Sparà”, tra gli uliveti in fiore, promettente speranza di una invernale futura buona annata.
È il 21 di maggio del 1924.
Pochi giorni più tardi, il dieci giugno, Giacomo Matteotti scompare e viene ucciso a Roma durante un’imboscata.
Non possiamo sapere se Mussolini, nel presentarsi alla Camera per assumere sulla sua persona la responsabilità morale del delitto, teneva in tasca un manoscritto, gravido d’elogi, proveniente da un piccolo paese: Casanova Lerrone.
Carta canta, e la delibera qui riportata resta sepolta nell’archivio comunale del paese. Così per molti altri comuni sparsi per l’Italia, che negli anni venti del secolo scorso erano andati a gara, ostentando l’onore di annoverare il Duce del fascismo tra i propri cittadini.
Ma la storia cammina e non perdona. Che fare quando riemerge dall’oblio l’ingombrante anagrafica presenza di questo personaggio? Imbarazzo? Vergogna? Pentimento? Si apre un contenzioso, concluso in vario modo nei comuni interessati.
Ne ricordiamo alcuni:
– Nell’ottobre 2021 il comune di Noli “revoca la cittadinanza onoraria a Mussolini”[1]
– A Finale invece “la maggioranza si spacca, ma Mussolini (per motivi storici) resta cittadino”[2].
– In un altro piccolo centro a noi lontano, Sant’Antonino di Susa, “il paese toglie la cittadinanza a Mussolini per darla alla Segre”[3].
– A Pezzana (Vercelli) “La cittadinanza al Duce rimane”[4]
E a Casanova? Il documento originale resta dimenticato tra le disordinate carte d’archivio, e nessuno lo ricorda.
Forse è meglio così. Per il momento.
[1] Vedi: “La Stampa” del 15 ottobre 2021
[2] Il Sindaco: “Non si riparano così gli errori del passato”. Da “La Stampa” del 9 10 2021.
[3] Da “La Stampa” del 19/12/2019
[4] Da “La Stampa” del 4/10/2021