Le recenti elezioni inglesi hanno delineato l’irrevocabilità della Brexit, ma con la fiera opposizione scozzese. Il che ci pone nella condizione di valutare un nuovo assetto strategico, per ora improbabile, ma non irrealistico. Diciamo che è un utile esercizio accademico. Consideriamo il verificarsi dei seguenti eventi: 1 uscita del Regno Unito dall’Unione Europea, sembra cosa fatta; 2 indipendenza di Nord Irlanda e Scozia dal Regno Unito, per ora improbabile; 3 adesione della Scozia all’Unione Europea, logica conseguenza di 2; 4 integrazione della difesa europea, auspicabile viste le tensioni globali in aumento.
Che una porzione dell’isola di Gran Bretagna sia politicamente unita al continente è una condizione che non ha precedenti nella storia ed impone una riflessione. Sin dall’antichità la Gran Bretagna è stata attaccata ed occupata da popolazioni provenienti dal continente europeo che l’hanno invasa da sud o da est, nell’ordine: Celti, Romani, Anglosassoni, Vichinghi, Normanni. Con l’unificazione del regno, sui confini geografici dell’isola, inizia un lungo periodo di conflitto con il continente. La posizione appartata, facilmente difendibile con la sola flotta, consente al Regno Unito di intervenire continuamente in Europa. Dalla Guerra dei cent’anni 1337-1453 alla Seconda Guerra Mondiale 1939-45 gli interventi politici o militari sul continente non sono mai cessati. Sempre con l’intento di frammentarlo, secondo il principio machiavellico di sbassare lo stato più forte, mantenendolo in una situazione di guerra o pace armata con i vicini. Impedendo così un’unificazione che sarebbe stata una minaccia all’esistenza stessa dell’Inghilterra. Il cosiddetto conflitto tra l’elefante e la balena ha visto quest’ultima sempre resistere contro l’emergente potenza europea: la Spagna degli Asburgo, sconfitta dell’Invincibile Armada 1588; la Francia del Re Sole, battaglia di Blenheim 1704 e di Napoleone, Trafalgar 1805; la Germania del Kaiser nel 1918 e di Hitler nel 1945. In particolare, nel XIX secolo si sviluppa il concetto di Two-power standard, poi formalizzato con il Naval Defence Act del 1889, secondo cui non è sufficiente che la potenza navale del Regno Unito sia la maggiore al mondo, è necessario che sia maggiore della somma della seconda e della terza, per garantire la sua sicurezza ed una politica internazionale libera da scomode alleanze: lo splendido isolamento. In omaggio a queste considerazioni si cerca di frammentare tra più stati gli arsenali presenti in Europa, in particolare i grossi porti che affacciano sul Mare del Nord. Da queste considerazioni derivano, ad esempio, il sostegno all’indipendenza del Belgio dall’Olanda nel 1831 e la minaccia alla sicurezza nazionale data dall’unificazione tedesca nel 1870 e dalla sua pretesa di riarmo navale.
Lo scenario in cui il continente, incarnato da una Unione Europea militarmente integrata, includa la Scozia, ponendo così un piede sull’isola di Gran Bretagna, non ha precedenti nella storia. Questo archivierebbe secoli di difesa affidata alla marina e costringerebbe l’Inghilterra, o ciò che resta del Regno Unito ad organizzare una difesa terrestre. Certo rimarrebbero le alleanze politiche e militari ed è quanto mai improbabile che colonne corazzate dell’Unione Europea calino un giorno da Edimburgo su Londra. Cionondimeno è uno scenario che il responsabile della difesa dovrà prendere in considerazione. A titolo di esempio ricordo che ad inizio ‘900 il Gen. Pollio, Capo di Stato Maggiore del Regio Esercito, pur essendo l’Italia alleata dell’Austria ed egli stesso un convinto triplicista, aveva elaborato un piano di guerra difensivo che prevedeva la radunata sul Piave in caso di attacco austriaco.
Quando avrà risolto il problema del confine nord-irlandese, Boris Johnson potrà affrontare quello del confine scozzese: iniziando a rinforzare il Vallo di Adriano.