Bilancio su una città come Torino, sotto l’aspetto dell’offerta culturale e non solo.

Torino ha vissuto un 2023 scintillante, come mai forse si era visto, addirittura rasentando, anzi in alcuni  giorni raggiungendo l’overdose. 

Nella settimana di Artissima, Paratissima, con altre manifestazioni minori collaterali tipo Cioccolato’, si è arrivati a più di un centinaio di eventi.

A questi andavano aggiunte le Mostre di Palazzo Madama, Palazzo Reale GAM, MAO oltre Venaria Reale e Stupinigi poi le sempre divertenti ed alternative performance alle OGR, una realtà torinese giovane ed inclusiva.

Una ripresa significativa  è  stata quella delle tre espressioni teatrali più importanti,Teatro Stabile con un’indovinata programmazione, il  Teatro Regio, che con Mathieu Jouvin, ha superato se stesso.

L’apertura con “La Juive”, per alcuni scettici un azzardo, si è  invece rivelato, viceversa un asso vincente anche in concomitanza con l’invito del Soprintendente ad un dress code adeguato.

Tenuto conto dello  sbracamento  abituale  e dopo anche averlo più  volte sollecitato, si è  visto specie da parte dei giovani, un’eleganza inusitata  e piacevole per il Regio, insistono nella cafonaggine di presentarsi in maglione alcuni settantenni, nostalgici del 68, in gentile compagnia di altrettanto smandrappate. Bravo Jouvin insisti e prossimo passo magari tenere in guardaroba giacche e cravatte per vestire adeguatamente i recalcitranti sessantottini, come faceva la Elvi, proprietaria di un noto ed elegante locale torinese.  

Che dire poi dei centri culturali pochi e poco ecumenici a parte il nostro Centro Pannunzio con un’offerta internazionale di alto livello? Si salva il Circolo dei Lettori, che si avvale come valore aggiunto di una splendida Sede, lo stesso dicasi per il Circolo  della Stampa, degli Ufficiali e del Whist. Concludendo Torino si è  svegliata da un lungo torpore  ma parafrasando Massimo d’Azeglio, ottimo politico ed anche raffinato artista, “Fatta Torino, bisogna fare i Torinesi” ancora troppo chiusi e poco inclini alla socialità.

Speriamo che il 2024 si  confermi per Torino ed i Torinesi  brillante, inclusivo glamour,  come molte Istituzioni hanno saputo e dimostrato di saperlo fare.