È notoria la passione di papa Benedetto XVI per la musica (definito il “Mozart della teologia”, fu anche un buon pianista amatoriale), passione peraltro condivisa in famiglia col fratello, quel monsignor Georg Ratzinger (1924-2020) che dal 1964 al 1994 fu il direttore del coro della cattedrale di Ratisbona (il prestigioso Regensburger Domspatzen) alla cui testa diede centinaia di concerti in tutto il mondo e registrò dischi per le etichette più importanti. Per chi sia interessato a questo aspetto della personalità di Joseph Ratzinger (uomo di eccezionale cultura teologica, filosofica e artistica) o anche semplicemente ai casi della musica, consigliamo la lettura di un prezioso volume che ne raccoglie gli scritti musicali: Joseph Ratzinger (Benedetto XVI), Lodate Dio con arte. Sul canto e la musica, edizione italiana a cura di Carlo Carniato con Introduzione di Riccardo Muti, Marcianum Press, Venezia 2011.
«Vi è una misteriosa e profonda parentela tra musica e speranza, tra canto e vita eterna: non per nulla la tradizione cristiana raffigura gli spiriti beati nell’atto di cantare in coro, rapiti ed estasiati dalla bellezza di Dio. Ma l’autentica arte, come la preghiera, non ci estranea dalla realtà di ogni giorno, bensì ci rimanda ad essa per “irrigarla” e farla germogliare, perché rechi frutti di bene e di pace»: queste parole dell’ Autore, che sottintendono anche un tacito ma evidente e preciso riferimento al Paradiso dantesco, possono fornire un primo punto di avvio nell’affrontare l’intenso e complesso intreccio tra arte e religione, in particolare tra musica e sacralità, che in quattro vaste sezioni forma l’affascinante sostanza del volume.
La Parte Prima (Musica sacra, Bibbia e Concilio) tratta del fondamento teologico della musica sacra (intentendo per “musica sacra” quella che esprime un tema, un argomento, un contenuto di natura religiosa prescindendo da una precisa e funzionale utilizzazione liturgica), della trasposizione artistica della fede e dei problemi teologici di tale àmbito artistico, con un panorama storico-teologico che muovendo dalle «direttive bibliche» e attraversando Tommaso d’Aquino giunge fino ai giorni nostri.
La Parte Seconda (Musica liturgica) affronta il delicato e teologicamente centrale problema della musica destinata appunto all’impiego nel contesto liturgico, e approda alla sintesi capitale di Musica e liturgia dopo aver preso le mosse dall’«immagine liturgica del mondo e dell’uomo e la sua espressione nella musica sacra» e avere analizzato la Tradizione di Ratisbona in relazione alla riforma liturgica (in questa sezione, di elevato tenore teologico e filosofico, si contemplano, esemplificando al minimo, Considerazioni fondamentali e Questioni singole, come quelle che riguardano il Sanctus, il Benedictus e l’Agnus Dei della Messa): «Fin dall’inizio liturgia e musica sono state strettamente connesse una all’altra. Quando l’uomo loda Dio, la semplice parola non basta. Parlare con Dio supera i confini del linguaggio umano. Perciò, in ogni luogo, per sua natura esso ha chiesto aiuto alla musica, al canto e alle voci della creazione che risuonano negli strumenti. Perché alla lode divina non partecipa solo l’uomo. La sacra funzione è un unirsi al coro da cui tutte le cose parlano» (J. R.). Senza entrare in dettagli e argomentazioni che presupporrebbero ben altra preparazione e dottrina, anche riguardo agli oggettivi schieramenti in campo, sarà impossibile non rilevare come Ratzinger parli di una «crisi attuale» della musica sacra (in relazione, s’intende, alla confessione e alla liturgia cattoliche) e circa le posizioni espresse dal Concilio Vaticano II in merito appunto alla musica sacra e alla musica liturgica abbia esternato e continuato a esternare nei suoi scritti forti e pesanti critiche (teologiche, antropologiche, artistiche) nei confronti delle innovazioni e modernizzazioni elaborate in seno al Concilio stesso.
La Parte Terza (Spiritualità della musica), meno legata a ragioni ufficiali e dottrinarie, abbraccia sei saggi, tra cui vogliamo almeno ricordare quelli vertenti sull’ispirazione e la funzione del «musicista sacro» al servizio della liturgia, sull’inclinazione umana a “cantare” appunto inni all’Altissimo (Cecilia, mirabile percorso artistico-religioso dal libro dei Salmi ai «tempi nostri»), sul “suo” Mozart, sull’organo come «re degli strumenti».
La Parte Quarta (Musica sacra e profana), comprendente per lo più interventi di ringraziamento per concerti offerti in omaggio al Pontefice, si intrattiene, più liberamente, ancora su natura e funzioni della musica sacra e della musica liturgica, sul canto come espressione d’amore, sulla polifonia sacra, sul «linguaggio universale della musica», sulla musica come «rivelazione più alta di ogni saggezza e filosofia» (riappropriandosi di una celebre affermazione beethoveniana), per poi soffermarsi – con gusto per la bellezza, comprensione per il messaggio spirituale, legame con la sacralità, squisito acume critico – sulla Nona Sinfonia di Beethoven (passaggio quasi obbligato…), sul Requiem e sulla Messa in do minore di Mozart, sui Lieder di Schubert, sulla Sesta Sinfonia di Bruckner, su Vivaldi, su Haydn, sulle splendide possibilità espressive dell’oboe, per concludere – con accenti quasi goethiani – che «l’arte comunica una bellezza che è verità».
È vero che l’attenzione dello scrittore si pone su musiche “sacre” (Mozart) o che con il “sacro” hanno qualche intensa parentela (Beethoven, Bruckner), ma accoglie con fervore appassionato anche il ciclo liederistico schubertiano (Winterreise, ‘Viaggio d’inverno’) che, nella sua stupenda sublimità, è quanto di più pessimistico e cupo si possa concepire: perché un uomo di cultura e di sensibilità artistica quale Ratzinger sa comunque riconoscere – sulla scorta dei grandi Romantici tedeschi che anche come poeti e filosofi non gli sono ovviamente estranei – che la musica è quella regina delle arti che, in tutti i suoi accenti (anche mesti o dolorosi), sempre mette in relazione il mondo umano con la sfera metafisica e in tal senso è sempre espressione di cosmica religiosità.