Una celebre citazione di Aristotele ci ricorda che “Chiamiamo libero colui che esiste per sé stesso e non per un altro”; Benedetto Croce potrebbe aggiungere che la libertà individuale è sostanzialmente la libertà di attuare la logica dell’Assoluto che si realizza nella storia a più livelli come storia della filosofia, come storia dell’arte, come storia dell’etica, come storia dell’economia. Il che significa che qualsiasi realtà dotata di coscienza, come l’uomo nella storia, si sforza di realizzare le condizioni della libertà che sono proprie dell’Assoluto, cioè del principio motore della storia umana. Il filosofo abruzzese è stato il massimo esponente teorico del liberalismo approfondendo in modo originale il pensiero filosofico di Hegel con uno sviluppo originale dell’idealismo assoluto professato dal filosofo tedesco. La sua teorizzazione ha consentito uno sviluppo originale di una teoria della politica come realizzazione del liberalismo: infatti le origini del liberalismo vanno ravvisate in tutt’altro orientamento rispetto all’idealismo assoluto, cioè nel positivismo sociale di John Stuart Mill (1806-1873). Secondo il filosofo britannico la libertà è libertà dell’individuo e l’individuo non realizza alcun piano storico stabilito da una entità sopra individuale come l’Assoluto di cui parla Hegel. Si tratta di vedere in che modo Croce, pur sviluppando Hegel, abbia configurato una teoria politica liberale attraverso una teoria originale della storia. La realtà umana è storia secondo il filosofo abruzzese esattamente come per Hegel; il conoscere storico è storia dello svolgimento dello Spirito. Lo Spirito, cioè l’Assoluto, è il principio di movimento di tutta la realtà umana che comunemente viene chiamato “storia”; Hegel sostiene che esso rappresenta il principio della realtà come una forza assolutamente libera senza limitazioni dalla quale deriva l’intero svolgimento storico della natura e del mondo umano. Questa forza è razionalità che tiene insieme la vita degli individui e la vita collettiva sul piano politico realizzandosi come eticità piena nello Stato. Nella prefazione ai Lineamenti di filosofia del diritto Hegel scrive infatti: “ciò che è razionale è reale; e ciò che è reale è razionale”.[1]
Secondo Croce la realtà umana è sia pensiero, sia azione ed entrambe sono manifestazioni dello Spirito; quindi chi filosofa è storico e chi agisce è filosofo. L’essere umano è spirito e lo spirito è l’essere umano. Lo spirito è storia: una storia che si sviluppa attraverso forme precise, quelle del bello, quelle del vero, quelle dell’utile, quelle del bene. Esiste, dunque, una storia dell’arte cioè una storia della ricerca del Bello; esiste una storia dell’etica, cioè una storia della ricerca del Bene universale; esiste una storia dell’economia intesa come ricerca dell’Utile particolare. Ogni realtà è quello che è, secondo la visione idealistica, grazie alla storia che l’ha portata a essere quello che è.
Lo sviluppo dello Spirito è libero. La libertà, a parere di Croce, è un ideale nel senso che essa richiede di essere continuamente realizzata nella storia attraverso l’azione dello Spirito; quest’ultima è l’azione ispirata a criteri non utilitaristici individuali ma di Bene universale. Per evitare esiti autoritari, occorre che vi siano garanzie morali, istituzionali, sociali a tutela della libertà di ciascuno che si debbono concretizzare attraverso procedure democratiche, sempre nel senso liberale di questo aggettivo, per creare il consenso e per partecipare alla vita dello Stato, che è uno dei punti culminanti della vita dello Spirito. La storia è, secondo Croce, storia della libertà: “La coscienza è volontà della libertà in quanto bene supremo e fondamentale, così potente nelle generazioni del 1830, del 1848 e del 1860, e che sembrava un acquisto in perpetuo dello spirito umano, e quella che si mostra fiaccata e mortificata, dove più, dove meno, dappertutto nel mondo odierno”.[2] La libertà è forza creatrice di storia, la mancanza di libertà è sterile. La libertà è ideale pratico che tende a realizzarsi nella società umana secondo una prospettiva di crescita costante; quindi la libertà è legge della vita e della storia.
La libertà è la principale caratteristica di quello che Hegel chiama “Spirito”; ma secondo Hegel la libertà si realizza soltanto nella piena eticità dello Stato che rende libero l’individuo attraverso le sue istituzioni. Emergono dunque differenze sostanziali rispetto a Hegel pur essendo Croce un idealista; in effetti, il suo vero continuatore sembra essere Giovanni Gentile, non Benedetto Croce. Del resto anche l’esaltazione del liberalismo ottocentesco compiuta dal filosofo abruzzese trascura il carattere elitistico delle teorie di Benjamin Constant (1767-1830), di Alexis de Tocqueville (1805-1859) e dello stesso Stuart Mill, tutte lontane dal metodo base della democrazia evocato da Croce: il diritto di voto indipendentemente dal censo.
La libertà è la caratteristica fondamentale, come si è detto, dello Spirito; lo Spirito è azione, l’azione è incessante creazione del mondo morale, sociale e politico. L’azione è libera, perché lo Spirito, essendo infinito è libero, non ha limiti e ricerca liberamente, nel corso dello sviluppo storico, il bello, il vero, l’utile e il bene. Quindi la filosofia dello spirito è storicismo assoluto. Si tratta di uno storicismo che si caratterizza nella tesi che “la vita e la realtà siano storia e nient’altro che storia”[3]. Il filosofo italiano, come si è detto, identifica la storia con la filosofia; non esiste alcuna distinzione tra i fatti storici e fatti non storici; l’uomo in senso storico è un microcosmo, “compendio della storia universale” non in senso naturalistico[4]. Una distinzione è invece presente tra storia, che è storia viva, e storia contemporanea e cronaca, che è storia morta, storia passata. Sotto il profilo della conoscenza la storia appare concepita come una “visione logicamente necessaria della realtà”[5]. La storia non è storia degli individui, cioè cronaca, cioè biografia, ma storia del loro significato nello sviluppo delle forme dello Spirito che sono la ricerca del Bello, la ricerca del Vero, la ricerca dell’Utile, la ricerca del Bene. Lo Spirito è l’intero, il tutto; Croce scrive che la verità della storia dello Spirito va ricercata nelle diverse epoche della storia dello Spirito stesso. Ogni momento del tempo è verità spirituale ed è parte dell’infinito movimento dello Spirito che genera tutte le cose che si trovano nel tempo, quindi nella storia. Essa è, pertanto, la dimensione assoluta dello Spirito. Se questo è vero, il conoscere storico è ideale e reale, perché il suo oggetto, lo svolgimento dello spirito, è ideale e reale. Infatti, ideale e reale sono una medesima cosa, secondo Croce e, parimenti, secondo Hegel. Ne consegue che il vero filosofo è storico, perché il pensiero è storia del pensiero e il vero storico è filosofo perché la storia è svolgimento dello Spirito e della libertà. L’essere umano è Spirito e lo Spirito è l’essere umano e, al tempo stesso, la realtà storica è solo il significato delle opere che gli uomini compiono; il filosofo afferma che il carattere degli individui va staccato dalle opere a cui collaborarono; esso non è determinabile, ma appartiene alla comune umanità, la quale in ogni uomo vede “i momenti che si dicono di bene e gli altri che si dicono di male”[6]. In altri termini, l’individualità conta fino a un certo punto: Croce ha poca fiducia nelle ricostruzioni meramente biografiche (cioè le ricostruzioni delle vicende contingenti dell’individualità) dell’operato dei personaggi storici in quanto ritiene i personaggi storici strumenti nelle mani dello Spirito. Infatti sempre ogni individuo di rilievo, in ambito storico e politico, si muove per realizzare obiettivi personali individuali specifici, ma finisce per realizzare obiettivi di carattere universale ai quali non ha affatto pensato e che non si è affatto proposto. Per esempio Napoleone Bonaparte ha conquistato larga parte dell’Europa esclusivamente per fare grande la Francia, ma si è servito dei diritti dell’uomo e del cittadino come dello strumento ideologico per convincere le borghesie dell’Europa a collaborare con lui; facendo questo, Bonaparte ha cooperato al piano di realizzazione della libertà dell’Assoluto senza saperlo, anzi credendo soltanto di far grande la Francia. Questo è il parere di Croce.
La libertà individuale, per il filosofo abruzzese, è sostanzialmente la libertà di attuare la logica dell’Assoluto che si realizza nella storia a più livelli; come storia della filosofia, come storia dell’arte, come storia dell’etica, come storia dell’economia. Ma che cos’è l’Assoluto? Il filosofo indica, con questa parola, il principio che fa muovere la storia dei popoli, la storia delle culture, la storia dell’etica, la storia dell’arte, la storia dell’economia; egli lo immagina come un soggetto completamente libero, non personale, una forza in grado di muovere le cose del mondo. L’Assoluto, dunque, è lo Spirito. L’idealismo assoluto, che è la base dell’argomentare di Croce,è una spiegazione della realtà storica che si sviluppa attorno a un concetto ben chiaro: niente di quello che accade è casuale, ma tutto risponde a una logica che è la logica di movimento di questo soggetto, di questa forza, che, attraverso l’operare umano, cerca addirittura di conoscere sé stesso. L’arte, la filosofia, l’etica, l’economia, sono tante forme di rispecchiamento dell’operare dell’Assoluto che genera la storia umana. Secondo il filosofo la storia è sempre contemporanea; e solo un interesse presente ci può muovere a indagare un fatto passato; i libri del passato diventano storia soltanto quando essi sono rielaborati secondo i nostri attuali bisogni spirituali.
[1] Hegel G.W.F., Lineamenti di filosofia del diritto (1821), trad. it. di Francesco Messineo e Armando Plebe, Laterza, Bari, 1965.
[2] Principio, ideale, teoria. A proposito della teoria filosofica della libertà (1939) in Il pensiero politico liberale negli scritti di Croce e Einaudi, s.l., s. n., 1969, pp. 58-71.
[3] Croce B., La Storia come pensiero e come azione, Laterza, Bari, 1938, p. 46.
[4] Abbagnano N., Fornero G., La filosofia da Schopenhauer a Freud, Paravia-Pearson, 2009, p. 331.
[5]Abbagnano N., Fornero G., La filosofia da Schopenauer a Freud, 3 A, cit., pp. 330-331.
[6] Croce B., Storiografia e idealità morale, Bari, Laterza, 1967, p. 23.