“Baby Reindeer”, miniserie britannica scritta e interpretata da Richard Gadd e tratta dal suo omonimo spettacolo teatrale, offre un ritratto crudo e coraggioso degli atti persecutori realmente vissuti dall’Autore, qui opportunamente romanzati.
In soli sette episodi, Gadd riesce a far immedesimare lo spettatore nello stato di costante allerta e paura che caratterizza la vita di chi si ritrova vittima di stalking, spesso senza nemmeno realizzare appieno ciò che sta accadendo.

LA TRAMA

Il protagonista e alter ego dell’Autore della serie è Donny Dunn, un giovane barista scozzese che sogna di sfondare come comico e si esibisce in spettacoli di stand-up con scarso successo.

Un giorno, nel bar dove Donny lavora, entra Martha Scott, una donna di mezza età che, in maniera disinvolta, ordina una bevanda al bancone e inizia a chiacchierare con lui.

Dopo quel primo incontro, Martha torna ogni giorno nel locale e, da cliente affezionata, diventa presto una figura inquietante. Si trasforma infatti nella stalker di Donny, inviandogli migliaia di e-mail e messaggi che alternano lusinghe e insulti. Lo segue ovunque e si presenta ai suoi spettacoli, mettendolo in imbarazzo davanti al pubblico.

Donny cade in una spirale di angoscia e, come spesso accade a chi è vittima di stalking, prova incredulità e vergogna per ciò che gli sta accadendo.

Martha è chiaramente una donna in difficoltà, sola, depressa e psicologicamente fragile.

Ciò contribuisce inevitabilmente a far provare a Donny sentimenti di pietà e sensi di colpa nei suoi confronti. Tra loro s’instaura, quindi, un legame ambiguo: una gabbia dalla quale Donny, anche a causa del suo passato, non trova la forza di fuggire.

La trama della serie, infatti, non si limita a rappresentare plasticamente il rapporto tra una vittima di stalking e il suo carnefice, ma ricerca una possibile causa di queste dinamiche, scavando nella psiche e nel passato del protagonista.

Attraverso una serie di intensi flashback, emergono infatti i traumi legati agli abusi sessuali subiti da Donny prima di incontrare Martha: ferite che hanno progressivamente eroso la sua autostima e lo hanno reso vulnerabile e incapace di reagire alle violenze.

UN RACCONTO SINCERO E PROFONDO

I temi affrontati nella serie sono delicati e tutt’altro che leggeri.
L’Autore però sa “maneggiarli con cura”, senza spettacolarizzare le violenze subìte dal protagonista e senza cedere alla banalizzazione del suo dolore, o alla semplicistica demonizzazione dei suoi carnefici.  La sofferenza psicologica del protagonista emerge con forza anche da sapienti giochi di inquadrature, spesso strette e claustrofobiche, e da ambienti cupi.

Il ritmo della serie, a tratti volutamente lento e ripetitivo, viene bilanciato da rapidi flashback che contribuiscono a rendere la trama molto dinamica, ma mai confusionaria.

Il sapiente bilanciamento di suoni, atmosfere, tempi e inquadrature rafforza l’intensità emotiva dei dialoghi e delle scene, creando un racconto di una sincerità disarmante.

Una testimonianza cruda e toccante.