In Italia vige ampia libertà di stampa, ma esiste una ricca messe di autocensure che trovo difficile considerare commendevoli. Una piccola campionatura:
Esempio n. 1: Saman. Una ragazza pakistana che vuole vivere all’italiana viene ammazzata dalla famiglia (come da confessione del cugino) e sparisce nel grande podere dove vivono e lavorano. Ma il corpo non si trova. Volatilizzato. Nei giorni seguenti in TV mostrano la mappa del podere, nella quale una sezione è contrassegnata dalla parola “porcilaia”. Quali pensieri ciò possa evocare è facile da immaginare, ma l’apparizione di quella mappa è effimera: nessuno l’ha mai più mostrata. Avrebbe potuto turbare sensibilità e ispirare pensieri politicamente scorretti. Questione di prudenza.
N. 2:Regeni. Giusto chiedere giustizia per la morte dello sventurato giovane, e infatti c’è una vasta campagna mediatica contro l’Egitto. Vengono però completamente ignorati il ruolo e le finalità della sua tutor inglese, personaggio dell’opposizione, che lo mandò in sua vece a farsi ammazzare nell’inferno del Medio e Vicino Oriente, e che sulla missione ha sempre rifiutato di aprir bocca. Per questa autocensura non è nemmeno questione di prudenza: quella docente non comporta per noi nessun pericolo. Realpolitik suggerirebbe cautela con l’Egitto che è uno dei paesi islamici a noi meno ostili, e pare che il Governo sia su questa linea. Dovremmo renderci conto che i “diritti civili” con tutte le ricadute sono “roba nostra”, e hanno poco mercato in ampie parti del mondo. A proposito, non ho notizia che il Pakistan – un paese nel quale regna la dottrina “honor and shame” – ci abbia restituito i genitori di Saman.
N. 3: Claretta Petacci. Dormiva nel letto sbagliato, e per questo era tanto colpevole quanto Maria Antonietta d’Asburgo. Mentre la fucilazione di Mussolini era una necessità storica, quella di Claretta era puramente un crimine. Chi ne diede l’ordine? Nessuno ha posto la domanda perché nessuno sapeva dove sarebbe andato a parare. E allora: questione di prudenza. Anche se oggi i protagonisti della vicenda sono tutti morti: non meno morti di Robespierre e Saint Just.
N. 4. Il refrain di Papa Francesco, no alla guerra, le guerre non risolvono niente. Eppure sarebbe facile ricordare certi precedenti storici nei quali qualcosa decisero. Proviamo? Se i Greci non si fossero battuti a Maratona, probabilmente parleremmo un dialetto parsi e praticheremmo il mazdeismo. E se a Chalons il generale romano Ezio non avesse sconfitto Attila, tutti avremmo lineamenti un po’ più asiatici. E se gli alleati non fossero sbarcati in Normandia, oggi internet si chiamerebbe “Internetz” (piccolezze solo la differenza di una “z”). E se a Lepanto avessero vinto “gli altri”, oggi in Arcivescovado siederebbe il Consiglio degli Ulema. Insomma, un discorso sul quale qualche approfondimento ci starebbe. Senza autocensura.