Auguri. Auguri a te. A noi. A questa società. Al mondo. Auguri a tutti, per carità. Che le cose possano andare bene e ognuno sia felice. Auguri di buon anno e di buona fortuna. E magari anche di buon senso, di equilibrio e di intelligenza. Insomma, fare pace col cervello. Già, perché ce ne sarebbe così bisogno, considerato l’andamento delle sorti collettive come di quelle individuali. E il primo augurio, per aprire i cuori e le menti, sarebbe appunto di scendere dal piedistallo della sicumera riguardo alle proprie convinzioni preconfezionate, alle proprie tesi pregiudiziali, che sarebbero necessariamente giuste e quelle che tutti sarebbero tenuti a riconoscere e a omaggiare. Perché in molti casi non è così, la realtà non è questa, le opinioni dei soloni politicamente corretti non sono né buone né giuste né condivise, ma solo opportunistiche e strumentali. Tuttavia i media, i social e l’opinione pubblica più rumorosa si comportano così, spacciando per certezze acquisite e inoppugnabili quelle che invece sono solo tesi assolutamente opinabili e discutibili, spesso dannose per individui e società. Ecco, sarebbe davvero auspicabile che il nuovo anno, o chi per lui, portasse un briciolo di rispetto in più per il pensiero altrui e anche di capacità di giudizio e di senso critico, delle cose e delle azioni. Quante, quante cose non sono sottoposte nella narrazione mainstream al minimo vaglio critico, al minimo dubbio, ma semplicemente vengono ripetute e presentate come certezze, ora per pigrizia mentale, ora per convenienza o per ottusità. Da Protagora, a Socrate, a Cartesio, a Popper, tutti dimenticati, mai un dubbio, un’esitazione. Ragione e torto sono sempre tagliati con l’accetta. Salvo invertire tutto se sono coinvolti amici da difendere. Due pesi e due misure è dire poco. Giudizi manichei e relativismo morale. Onestà intellettuale merce rara. Ad abundantiam spaccio di cose non vere, cose non giuste, cose non condivise. Pochi esempi. Le pensioni in Italia sono basse: non è vero, paragonate agli stipendi non sono basse, semmai sono bassi gli stipendi di chi lavora (e che in pensione forse non andrà mai). Le donne sono pagate meno degli uomini: non è vero, tanto nel pubblico quanto nel privato a parità di ruoli hanno gli stessi stipendi, ci sono i CCNL a garantirlo. Il patriarcato: questione risibile per quanto demenziali sono le analisi proposte dal sedicente femminismo di oggi, fuori tempo massimo di alcuni decenni (in compenso nessuno sa analizzare con assennato equilibrio la questione, delicata e dolorosa, dei rapporti interpersonali e di genere). Nel Meridione d’Italia si vive peggio che al Nord: oggi non è più vero, quando era vero c’era un fenomeno rilevante di spostamento interno di popolazione che adesso non si registra più. Gli immigrati scappano dalla guerra e dalla fame: quanta gente vuole farsi dei meriti a buon mercato su questa questione! La Russia è un impero del male sanguinario e nemico, mentre l’Ucraina (che neanche sapevamo dove fosse) è diventato la patria della bontà: ahimè, non la pensa così il 70% della popolazione mondiale, prendiamone atto e siamone consapevoli. Israele stermina i Palestinesi e la soluzione da propugnare è quella dei due Stati: le responsabilità dell’attacco di Hamas e della sua preparazione pluriennale sono tranquillamente sottaciute e trascurate, così come il fatto che questa tesi appare obiettivamente antisemita (dopo ottant’anni di narrazione della Shoah). Il colonialismo è stato un male assoluto: nessuno che prenda coscienza e riconosca la situazione odierna di tanti paesi, a cominciare dal Nord Africa, Siria, fino al Corno d’Africa e l’Afghanistan, dai quali provengono fiumi di migranti. Perdonare, si deve perdonare, nei fatti storici e in quelli privati: non è vero, non è così, non è umano, Dio perdona, chi siamo noi per dare attestati di perdono? Dimenticare no, non si deve, ‘per non dimenticare’ si dice…: e invece sì, in molti casi dimenticare è necessario per andare avanti, tre generazioni sono sufficienti per dimenticare,  anche ciò che magari non si può perdonare. Riconosciamo, prendiamo atto, siamo consapevoli di queste e di mille altre convinzioni e pregiudizi, che rovinano il nostro vivere civile.