Il sen. Franco Antonicelli a 50 anni dalla morte andrebbe ridimensionati gli articoli su lui scritti oggi rivelano una retorica e un’enfasi del tutto ingiustificata. Incominciamo a dire che i migliori componenti della famiglia Antonicelli furono la moglie Renata Germano, che visse separata dal senatore della sinistra indipendente, e la figlia Patrizia che venne spesso a sentirmi a Pollone. La signora  Germano frequentò  per un certo periodo il  Centro Pannunzio. Patrizia é‘ anch’essa una simpatica persona con cui fa piacere parlare. Franco Antonicelli  è morto nel 1972, mezzo secolo fa, e nessuno ha ancora scritto qualche pagina su di lui con il distacco necessario a cinquant’anni dalla dipartita. Era molto snob, figlio di un generale del Real Esercito  e diceva di stare dalla parte degli operai, ma ciò accadeva solo durante i discorsi che teneva e che dimostravano un’ oratoria notevole. Ascoltandolo, ho imparato molto sull’arte di parlare in pubblico. Si considerava un gobettiano doc  di cui era coetaneo. Era un liberale crociano che fotografava il filosofo in vacanza a Pollone ma  Croce si rese conto dopo la guerra che l’allievo era cambiato. In una lettera a Pannunzio scrisse nel 1950: ”Antonicelli, ambizioso e vuoto, fu liberale e abbandonò poi il Partito per un viaggio in varie tappe verso il comunismo”. Pubblicai nel carteggio da me curato  quel nome contro il parere di Alda Croce che ricordava che Patrizia ebbe per madrina la moglie del filosofo e voleva evitarle un dolore. Io non andsi per il sottile e mi imposi ad Alda Croce vide lontano perché nel 1968 Antonicelli si candidò nel PCI e nella seconda legislatura divenne anche simpatizzante di “Lotta continua“. Si distinse nel ‘53 contro quella che i comunisti definirono la legge”truffa“ , impedendo per pochi voti che la democrazia italiana si stabilizzasse con un  equo premio di maggioranza a chi aveva raggiunto la maggioranza con il voto popolare. Un errore grave che portò a governi brevi e instabili e archiviò l‘età di De Gasperi. Antonicelli non ebbe mai una vera preparazione politica e fece coppia politica e amicale  con Carla Gobetti, la nuora di Piero, diventata anch’essa comunista. Forse come letterato Antonicelli merita attenzione, ma come politico non seppe neppure assumere nel ‘56 una posizione contraria al l’invasione sovietica dell’ Ungheria , posizionandosi sulle idee di Togliatti. Nel 1972 andai ai suoi funerali ,perché me lo chiese Alda Croce, ma non resistetti fino alla fine perché in piazza Castello si tenne un funerale politico di estrema sinistra che andò molto oltre le vere simpatie politiche di Franco che di vere  idee politiche approfondite  non ne ha mai avute. Lasciò la biblioteca ai portuali di Livorno, a patto che gli operai stessero distanti dalla sua casa in Crocetta.Utilizzava  il fido Gambarotta  per tenergli in  ordine la biblioteca della casa principesca di corso Duca degli Abruzzi. Gambarotta scoprì che molti libri erano di proprietà di biblioteche pubbliche, mai restituite.  Come partigiano Antonicelli non fece nessun atto significativo e meno che mai eroico, malgrado poi fosse stato il successore di Paolo Greco alla presidenza del CLN. Di Greco esiste anche una foto in orbace, di Antonicelli solo foto col cilindro e il frac. Fu istitutore privato di Giovanni Agnelli, una scelta che cozza con la mistica sociale del mitico liceo- enclave della sinistra  al caviale che ha sede in via Parini a Torino. Gli hanno anche dedicato una piazzetta  in via del Carmine. Attendiamoci qualche laica messa cantata per il cinquantenario. Tra anni 50 nessuno ricorderà il suo nome. Meglio un operaio comunista come Dante Di Nanni rispetto all’alto borghese che voleva giocare a fare il comunista e il capo antifascista senza averne i titoli e la capacità di esporsi.