Mi sono documentato sul circolo – pub – ristorante “!Asso dei bastoni “ di Casa Pound a Torino su Tripadvisor  con recensioni a partire dal 2015. Solo nel luglio 2024 sono apparse alcune recensioni negative: covo di fascisti, feccia ecc .

Il che vuol dire che il Circolo non aveva suscitato per quasi dieci anni nessuna obiezione politica da parte di nessuno e si immagina che avesse le licenze necessarie a somministrare cibo, birre ecc . Ma l’aggressione al giornalista della “Stampa” ripropone il tema non certo della gastronomia, ma della politica.

Va detto per onestà  intellettuale e dovere giornalistico che Casa Pound ha emesso un comunicato stampa in cui , senza scusarsi dell’episodio di sabato scorso, invita, insieme all’on. Salis (condannata più volte per violenze), il giornalista  aggredito a partecipare ad un dibattito, un modo un pò ambiguo di porsi perché almeno avrebbero dovuto prendere le distanze dai militanti maneschi che sono quaranta – cinquantenni, neppure dei ragazzini esaltati.

Ho letto il dibattito sui giornali relativo a casa Pound e debbo dire che la frase che mi ha colpito di più è la seguente: “E‘ bene che non si mescolino indistintamente le violenze politiche neofasciste con altre violenze di cortei ed occupazioni“.

Chi ha detto questa frase non ha vissuto l’epoca in cui si parlava degli opposti estremismi, rossi e neri, e i comunisti dicevano che la violenza era solo quella nera e che persino le Br erano sedicenti ed erano composte da compagni che sbagliavano. Solo più tardi il pci si accorse dell’estremismo rosso diventato terrorismo. Condannare l’episodio di casa Pound –  fortunatamente di per sé poco rilevante ,anche se gravissimo sotto un profilo politico – implica invece  una pari condanna per le violenze gravi dei centri sociali e degli occupanti dell’ Università che pensavano di vivere un nuovo ‘68 . Due pesi e due misure sono inaccettabili.

Non meritano invece  neppure un cenno le valchirie della sinistra estrema ossessionate da un estremismo anche verbale che pone in seria discussione il loro essere democratiche . Viene in mente Craxi (e’ ancora  consentito citarlo?) quando diceva che tutti i democratici sono antifascisti, ma che non tutti gli antifascisti sono democratici. Siamo tornati a quei punti?

È invece condivisibile la proposta di Paolo Borgna che richiede a Fdi di prendere le distanze da casa Pound come il pci fece con l’estremismo dei gruppuscoli poi degenerato nel terrorismo. Il silenzio di un loquace consigliere comunale già di “Lotta continua” appare significativo e davvero inaspettato. Lui si dice pannelliano , ma in effetti non lo è perché il tema fascismo (a partire da Via Rasella) Marco Pannella seppe affrontarlo in maniera magistrale e più che mai attuale.

Va ribadito che la Costituzione repubblicana non nomina mai la parola fascismo – grande  scelta lungimirante dei costituenti antifascisti – se non nella norma transitoria. Questo è un dato di fatto da molti ignorato forse per ignoranza storica e giuridica. Forse nessuno si domanda come mai le leggi Scelba e Mancino sono state di difficile applicazione e, se vogliamo, perché non siano state applicate.

In ogni caso la libertà di pensare diversamente rispetto agli ideali sanciti dalla Costituzione è garantita dalla stessa Costituzione. Le idee non sono mai dei reati in democrazia, sono reati le azioni volte a violare le leggi, a turbare la convivenza civile attraverso il ricorso alla violenza che in democrazia non può trovare la benché minima giustificazione. La tutela del pluralismo e’ alla base della democrazia che deve sempre coniugarsi con la tolleranza. Quest’ultima deve riguardare tutte le idee, anche quelle che sembrano più intollerabili. Anzi, la vera tolleranza riguarda queste ultime. E in questo caso non si tratta solo di democrazia, ma di democrazia liberale, quella, ad esempio che in Ungheria, sarebbe sistematicamente calpestata. Ma la democrazia liberale oggi anche in Italia è un patrimonio ideale di pochi perché siamo preda di giacobini e triqueteues del nuovo millennio che mancano totalmente di quello che Omodeo chiamava  il senso della storia, e sanno solo innalzare ghigliottine mediatiche e ululati scomposti.