Si  diceva e  si  sperava  che  il tempo  avrebbe  sopito  le  passioni  e  favorito  un più  sereno giudizio storico, ma  questo  non sta avvenendo  in Italia  e particolarmente  nei  confronti di  Vittorio  Emanuele  III, che oggi  è fatto oggetto , particolarmente  per  le  leggi razziali, di accuse  che  non gli erano  state rivolte  nel  pur  drammatico  periodo  1944-1947, data della  Sua  morte. Ora, oltre  a queste, vi sono  stati recentemente, in una trasmissione  televisiva  ed in  un articolo di giornale , due  nuovi  attacchi sui quali  è  necessario  soffermarci. La  prima  è in una puntata, mesi or sono, di  una nota trasmissione  giornaliera  televisiva , dedicata  alla storia  ed in onda su più canali, avente  per argomento l’8 settembre  1943,”Un  esercito  allo sbando”, quando , al termine  della stessa,  il conduttore, e non  più  lo storico  invitato , esprimendo  un giudizio complessivo  sull’evento, ha  accusato  il  Re, di essersi preoccupato, prima di lasciare Roma  la mattina del 9, dei  gioielli  della  Corona  e di aver riempito  di masserizie ed oggetti d’arte  40 vagoni ferroviari, senza dare  ulteriori  spiegazioni  e precisare maggiormente  il contenuto, la  sua  provenienza  e la sua destinazione. Ora  nel caso dei gioielli  è notorio  che gli stessi  furono  nascosti  nel caveau  della  Banca d’Italia, dove ancora si trovano  perché  il nuovo Re Umberto II , così volle lasciarli , partendo  per l’esilio, malgrado  si trattasse  di gioielli della famiglia, che, come disse  anche Einaudi, avrebbe  potuto  portare  con se, ma per i 40 vagoni non si trova traccia della notizia  in nessun libro, memoriale, diario, articolo, né il conduttore ha mai risposto  ad una domanda di  chiarimenti, formulata via email, da un teleutente. Ora ragioniamo pacatamente: non si caricano  40 vagoni  in un giorno, ma  nemmeno in una settimana. Qual è la provenienza degli oggetti? Tutta l’operazione  nascosta  e segreta, con  decine di ferrovieri o altri addetti che dovevano parteciparvi? quale  il percorso  da compiere  mentre gli angloamericani  bombardavano  tutte le linee ferroviarie e le stazioni, come nel caso  di Roma , il 19 luglio e il 13 agosto  1943? si pensa poi alla  lunghezza  di un simile  treno, circa  400 metri, che avrebbe intasato  le linee  ferroviarie  già sature? e poi  dove  scaricarli? Tenerli  per mesi su un binario morto dove ? chi  doveva  o poteva  proteggerli? se fossero  diretti  in Svizzera la stampa  locale avrebbe taciuto ! Il tutto  è talmente assurdo  che mi meraviglia  che  nessun altro abbia  chiesto  spiegazioni o protestato o dobbiamo  amaramente constatare che la  propaganda antisabauda  è riuscita  a  far  credere , attribuire  ed  a diffondere qualsiasi  nefandezza, o  colpa  particolarmente  a  Vittorio  Emanuele III? Oppure  vi  è  solo ignoranza  o  preconcetto?   A  questa  ipotesi  si collega  l’altro  episodio dove  un diverso giornalista, di un grande quotidiano  nazionale ,  parlando  proprio  del già citato  bombardamento  americano  di  Roma  della  mattina del  19 luglio 1943,  arriva ad affermare  che il Re  si guardò  bene  dal visitare le località  bombardate ,San Lorenzo e Tiburtino , quasi attribuendogli  una  congenita  viltà ,  quando  nel libro  del  generale  Puntoni , primo aiutante di campo  di Vittorio Emanuele  III , “ Parla  Vittorio  Emanuele III” ( editore  “Il Mulino” -1993 pagg.140-141) , e riproducente  il diario giornaliero  tenuto  dal suddetto  generale , è chiaramente scritto  che il 19 luglio , alle  ore  15 , il Re  si era mosso  in automobile  da Villa Savoia  per  visitare  i quartieri  e  gli aeroporti  colpiti. Ebbene  questa  citazione  e  testimonianza  non è servita  per  una  doverosa rettifica  per   cui  si  è cercata  altra conferma  nella    stampa  dell’epoca , e  nel caso specifico  nel “Il  Messaggero”, essendo lo stesso  l‘unico giornale  romano  che  fosse in vita allora  ed ancora  oggi. La  ricerca  ha avuto  esito  positivo  per  cui  dai numeri  del giornale  di quei giorni , 20  e  21 luglio abbiamo l’ulteriore  testimonianza che  il Re  si  affrettò  a visitare  i luoghi  bombardati , destinando  ben un milione di lire , sue personali , a favore dei danneggiati , mentre  la  Regina Elena  si recava  negli ospedali dove erano  ricoverati  i  numerosi feriti  e   si precisa che anche  la  Principessa di Piemonte  si  era recata nei quartieri bombardati  e di questa  visita  esistono diverse testimonianze  fotografiche. Egualmente  il Re  visitò  le zone bombardate  anche  dopo il successivo  attacco aereo del 13  agosto , vedi “Il Messaggero”  del 15 agosto, bombardamento  avvenuto a fascismo ormai  caduto , per cui questo secondo attacco  aereo  assunse un carattere  di inqualificabile pressione,( con altro sangue  italiano) ,  sul nuovo governo, che proprio in quel giorni aveva iniziato  dei contatti  per giungere ad un armistizio  ed aveva anche  proclamato  Roma  “Città  aperta”.  E sempre  “Il Messaggero” del 18 agosto ,  ricorda  anche una visita, in quei  giorni ,  del Re a Terni , vittima  di altro  bombardamento, lasciando anche in questo caso  un contributo personale di 200.000 lire, a conferma che il Re, come  dalla tradizione della sua  Casa , era sempre il primo a recarsi  dove  fosse stato colpito il suo  popolo , anche per eventi naturali come i due tremendi terremoti di Messina nel 1908  e della  Marsica nel 1915, ed  ancora il 23  aprile 1944 , nelle zone colpite dalla ultima tremenda eruzione del Vesuvio ,con imponenti  torrenti di lava , che stavano per raggiungere  Torre Annunziata ! Infine  un altro accenno  alla  visita del Re  ai quartieri  bombardati il 19 luglio , è contenuta brevemente (pag.72 e 73)  in un interessantissimo  libro di memorie della scrittrice Jò di Benigno , consorte  di un generale del Regio Esercito , Olmi , e segretaria  del Ministro  della Guerra , Sorice, intitolato  “Occasioni  mancate -Roma  in un diario segreto 1943-1944” , ricchissimo  di tante altre notizie di  quel periodo romano , edito  da S.E.I. – Roma-1945 , libro  da tentare di trovare  su Internet e che  penso non abbiano mai  letto  gli  autori  delle due  false notizie .  Oggi  infatti si  ignorano o si  dimenticano  libri scritti  da  testimoni  dell’epoca  che vivevano quei giorni e quelle ore , come  “Roma  1943” , questo edito da Miglioresi, in Roma , nel 1945 ,opera di un giornalista, saggista  e scrittore  del livello ineguagliabile  di  un Paolo Monelli ! Perché  diffamazione ? Perché  affermazioni senza  prove  e senza senso ? Qui non si tratta  di un diverso  parere storico  o politico  sull’operato  del Sovrano , che  potremmo  controbattere  e non condividere , ma di due precise accuse senza alcuna  prova, una  di avere anteposto i personali  interessi economici a quelli  nazionali , la seconda  di vigliaccheria  e questo  quando ci si dimentica  nel primo caso  la successiva donazione  allo Stato  Italiano , fatta da  Vittorio Emanuele , partendo per l’esilio , della sua collezione di monete il cui valore  era ed è superiore a quanto il Re aveva ricevuto con la sua Lista Civile  nel corso del suo Regno , e quando , nel secondo caso , si ignora la figura del Re  “soldato”, che per tutta la durata della Grande Guerra  era stato vicino  fisicamente ai suoi soldati , non nelle retrovie , ma nelle  stesse  prime linee di cui ci sono anche qui precise e documentate  testimonianze ,come pure fece  anche nel maggio  1944 , il 18 e 23, recandosi al Comando  del nostro Corpo Italiano di Liberazione  e  poi nella zona di Cassino , mentre ancora era in corso la battaglia finale  per la  liberazione di Roma. Non  dimentichiamo queste  precisazioni , smentiamo  ove  possibile  queste  assurde  accuse  e replichiamo , documenti  alla mano, a chi  le  rinnovasse. I  40  vagoni  non sono esistiti  ed il RE  è stato  sempre  vicino  al suo popolo!