Dicevano i nostri nonni che la pubblicità è l’anima del commercio. Ora l’anima ha di affascinante una sua intrinseca levità, per cui si intrufola elegantemente e di soppiatto, giungendo a posarsi con delicatezza sulle cose e, quasi nascondendosi, le ricopre di un velo. Se però questo velo si appesantisce per via della polvere e delle ragnatele che vi si accumulano sopra, finisce col togliere il respiro e quello che doveva essere divertente ti stanca, ti stressa, ti annoia. Ti annoia mortalmente. La televisione è ormai pubblicità, cioè propaganda, e quando non si fa né pubblicità né propaganda, è tutto un techetechetè, o più esattamente un techetechetie’ con i gol di Maradona, il tuca-tuca della Carrà, lady D., i reali inglesi, tutte cose viste e riviste con cui la televisione celebra se stessa, riproponendo immagini di repertorio. Cosa che accade anche nei telegiornali che dovrebbero illustrare fatti che accadono o sono di recente accaduti.
Per non parlare delle notizie sulle notizie vecchie. Alludo a servizi che potrebbero intitolarsi “…ma che fine ha fatto l’asassino di Liliana Resinovich?” e dagli con la bicicletta, la faccia lunga del vedovo, quella più rubizza del rivale… E di una famigliola sconosciuta si tirano fuori indiscrezioni e piccole miserie, cosa che in parte dispiace, in parte indigna. Una volta i morti si lasciavano in pace.
L’informazione riguarda, fin dai tempi del “Conciliatore” di Silvio Pellico, la politica, l’economia, la cultura e il costume.
Il costume sono le feste, gli usi, le tradizioni, sia nazionali, sia locali. Ma, a parte il Carnevale e qualche festa religiosa, i giornalisti non amano affrontare questi temi se non per quanto riguarda la tavola, pensando forse di proseguire la tradizione nobilmente inaugurata da Mario Soldati. Il calcio potrebbe essere studiato come fatto di costume ma mi pare che ci siano solo fuggevoli accenni al riguardo.
Della cultura si parla in punta di piedi, quasi che entrare nel grande tempio del sapere sia cosa per pochi eletti. La poesia è una grande assente, la filosofia latita, la scienza riesce a trovae ancora delle nicchie utili a rendere l’idea di quel che si va facendo da parte di ricercatori italiani e stranieri. L’economia è essenzialmente la Borsa. Ci siamo dimenticati, a quanto pare, che certe innovazioni tecnologiche incidono sulla produzione, ma soprattutto ci si è dimenticati che l’economia è essenzialmente lavoro. Era Adam Smith e prima di lui John Locke a sostenere che senza lavoro non c’è ricchezza.
Sulla politica si intervistano gli stessi politici che fanno propaganda a sé stessi e al proprio partito, con i partiti di governo che accusano quelli dell’opposizione e i partiti di opposizione che accusano quelli al governo. Si capisce che tutti vorrebbero governare. Perché? Il perché è tutt’altro che chiaro. Mettersi al comando di una nave che incamera acqua è quanto meno rischioso. E siccome le accuse sono: “Tu rubi” – “Tu hai rubato” – “Quell’altro ruberà”, anche nella più candida anima francescana si fa strada il sospetto che avesse ragione il vecchio Giovanni Giolitti (lui sì che era uno statista) a sostenere che è meglio un uomo forte che non un uomo debole al governo perché chi è forte tutt’al più ruba per sé stesso, chi è debole ruba facilmente per gli altri. E il logico corollario che ne deriva è che chi ruba, oltre che per sé, anche per gli altri ruba di più. Insospettisce che tanti uomini deboli facciano a gara non solo a Destra, ma (in modo più soft) anche a Sinistra, per rendere il governo più stabile.
Personalmente rimpiango i tempi delle grandi battaglie parlamentari con cui si affrontavano i problemi concreti del paese. Vuoi vedere che tra pubblicità e propaganda che inducono a inseguire le piccole curiosità spacciandole per notizie, c’è qualcosa di grosso che si va preparando? Una guerra? Una deriva autoritaria? Un voltafaccia in politica estera? Una rivoluzione vera, falsa o presunta?
Parlo di sospetti, sapendo che chi sospetta è malizioso, ma al giorno d’oggi, e con questa televisione, anzi con questo sistema di informazione, se non sei un po’ malizioso, rischi di restare fuori dal mondo.